STOCCOLMA, LA MISURA E’ COLMA - LA DISOCCUPAZIONE SALE, LA CRISI MINACCIA L’EXPORT E LA POPOLAZIONE INVECCHIA: IN SVEZIA, COME IN DANIMARCA E FINLANDIA, IL WELFARE SCRICCHIOLA - “IL MODELLO NORDICO NON È PIÙ SOSTENIBILE”

Andrea Tarquini per “la Repubblica

 

Kristina 
Persson 
Kristina Persson

Gentile e infaticabile, Carl Smitterberg è un quarantenne poliglotta e sportivo, elegante casual, giacca blu di buon taglio e camicia button down: sembra un giovane manager di un’industria d’eccellenza, o di una banca scandinava approdata a Canary Wharf a Londra.

 

Invece no, percorre veloce la città tutto il giorno in Tunnelbana, lo splendido, profondissimo métro-rifugio antiatomico, per occuparsi degli anziani e dei disabili ai quali porta a casa gli allarmi da polso collegati alla centrale di soccorso. «Abbiamo molti fondi, ma oltre 110mila dei 900 mila abitanti di Stoccolma sono over 65, trend in aumento», spiega.

 

Li Jansson, brava e giovane esperta dell’istituto Almega, è in prima linea per l’integrazione dei migranti, «dobbiamo far di più per loro o i populisti cresceranno», mi dice. Kristina Persson, nel nuovo governo di sinistra, è la ministro del Futuro e riprogetta il sistema-paese, non ha dubbi: «Il modello nordico deve cambiare per restare sostenibile, organizzarsi meglio, creare, produrre, integrare di più e dare più lavoro, altrimenti i populisti diverranno una sfida davvero pericolosa».

 

JimmIE
Akesson 
JimmIE Akesson

Tempo di riflessioni quiete-amare, a Stoccolma sorridente e gentile, affollata per lo shopping, profumata di candele e ghirlande dell’Avvento, accesa da decorazioni, mercatini di Natale, abeti addobbati: persino il Kungliga Slotten, il Palazzo reale dove presto regnerà l’amata Viktoria, è illuminato a festa. «Il Nord è ancora il paradiso del mondo», dice lo scrittore critico danese Jussi Adler- Olsen, «ma sta cambiando, diventa meno solidale e meno liberal, e noi intellettuali cominciamo a temere di svegliarci un giorno e non trovarlo più, scoprirci all’improvviso in un paradiso perduto, troppo tardi per un attimo».

 

Andiamo cauti con gli allarmi: non basta ancora qualche sommossa etnica nelle vecchie metropoli industriali del Sud, né il volo degli Sveriges Demokraterna, i nuovi populisti antieuropei di Jimmy Akesson, a far cadere il grande Nord nell’abisso della Francia tra declino industriale e Front National primo partito, o nelle nostre rabbie urbane tra razzismo e povertà giovanile dilagante. Qui nella Svezia potenza- leader regionale, in Finlandia, Danimarca i valori costitutivi dei leader-mito di ieri, da Olof Palme a Urho Kekkonen, vivono ancora, li tocchi con mano. L’export industriale e high-tech d’eccellenza vola, produce la metà del Pil.

Helle Thorning SchmidtHelle Thorning Schmidt

 

Le start-up crescono come funghi, anche per i fondi governativi alla musica giovanile. Idee-chiave del mondo come Skype o Spotify sono nate qui. Corruzione e furbetti sono così rari che persino il controllo biglietti sulla Tunnelbana o sul treno da 210 orari che dal lontanissimo Arlanda, aeroporto migliore di Monaco o Zurigo, ti porta in centro in venti minuti, sono eccezione. E anche le più povere ragazze- madri fuggite dalla Siria o dalla Somalia sentono che il welfare non le lascia sole.

 

«Ma guai a cullarsi sugli allori, la disoccupazione all’8 per cento è già troppo alta. Dobbiamo sbrigarci a ripensare il modello nordico, renderlo sostenibile: più organizzazione e meno burocrazia, più produttività e più integrazione, e più attenzione alle nuove disuguaglianze», confessa la ministro Persson nel suo studio a palazzo Rosenbad, il neoclassico edificio governativo che solo l’acqua del golfo e un ponte separano dalla Corte. «Il mondo corre, non ci aspetta, la mia generazione di baby-boomers invecchia, presto diverremo un costo ». E non è finita: «Siamo in pochi, ci servono più migranti anche per produrre e per finanziare il welfare».

Helle Thorning SchmidtHelle Thorning Schmidt

 

Per fortuna, dice reduce da un colloquio con l’ad di Volvo, tra le parti sociali resta viva la concertazione, cuore del “nordic model”. «Insieme ai valori di uguaglianza, priorità al prossimo, fiducia nelle istituzioni ». Può non bastare: «Il domani dell’eurozona cui vendiamo il 70 per cento dell’export appare cupo, molto dipende dalla Germania, certo oggi da noi nessun sì all’entrata nell’euro raccoglierebbe la maggioranza». E appena a Est, jet Gripen e navi invisibili cacciano di continuo bombardieri e U-Boot spia di Putin, ecco l’altro incubo: neutralità in forse.

 

Problemi simili in Finlandia, dice il governatore della Suomen Pankki, Erkki Liikanen, amico critico di Mario Draghi, dal suo studio dove i trittici di Akseli Gallen- Kallela, il pittore nazionale, ritraggono la leggiadra Aino e gli altri eroi del Kalevala. «In certe aree noi nordici andiamo benissimo, in altre siamo sotto sfida: da noi la base industriale si è fatta più piccola, col calo mondiale dell’industria elettronica e del consumo di carta. E calano le nascite, la gente dovrebbe lavorare di più, accettare riforme delle pensioni. Se la crescita rallenta e la popolazione invecchia, finanziare un ampio welfare non è più come in passato. La questione chiave è qual è la parte essenziale del welfare».

 

Olof 
Palme
Olof Palme

Il consenso bipartisan, dice Liikanen, è non rinnegare valori costitutivi: eguaglianza, apertura al mondo, integrazione. E sistemi scolastici decisi a dare chances a tutti. Ma ogni riforma fa male, ammonisce citando Machiavelli: «Chi ha paura di perdere griderà forte, chi pensa di poter vincere starà zitto, è la sfida permanente dei politici, anche qui a Nord».

L’eguaglianza paga, rende competitivi, rammenta l’attiva premier laburista danese Helle Thorning-Schmidt. «Belle parole non bastano contro i populisti », replica Li Jansson.

 

«L’ex premier Reinfeldt prima privatizzò i servizi sociali, un disastro, poi chiese agli elettori di “aprire i cuori” ai migranti, ma senza spiegare come. In provincia è diverso da Stoccolma, la concorrenza per lavoro e servizi crea tensioni, e dalla Siria ci arrivano medici e ingegneri di prim’ordine che non sappiamo integrare», spiega. Ogni strategia appare rischiosa: «Il nuovo governo di sinistra aumenta le tasse, le imprese sono in allarme per il mercato del lavoro».

 

Dati freddi, ma feriscono l’anima. «Negli anni Settanta commettemmo l’errore di pensare che era meglio statalizzare tutto», nota il politologo e giornalista investigativo Henrik Berggren, «oggi l’errore contrario. Non ricordiamo che nel 1989 crollò un sistema dove lo Stato aveva divorato l’economia di mercato, oggi rischiamo un processo opposto».

Urho 
Kekkonen 
Urho Kekkonen

 

L’addio al Grande Nord solidale, ecco l’incubo di intellettuali, politici e gente comune, qui a Stoccolma, Helsinki, Copenaghen accese dal prossimo Natale. «Eravamo da decenni società impregnate di valori costitutivi socialdemocratici, senza che nessuno dovesse dichiararsi socialdemocratico », nota triste Jussi Adler Olsen. «Eravamo la terra della tolleranza e del pensiero solidale: prima il prossimo di te stesso. Poi miti e valori comuni sono stati aggrediti alla radice. Crescono nuove generazioni più egoiste, prima che al prossimo pensano al portafoglio, non riusciamo a tramandare i valori. Speriamo nella nuova Svezia di sinistra, viviamo ancora in un paradiso, ma che possiamo perdere », confessa.

 

Sommesse e civili, ecco le paure nell’animo collettivo del Grande Nord, finora dal cuore solidale caldo anche nel gelo. Le cogli con le sfide populiste, con il terrore di un crack dell’eurozona, e col rombo dei Gripen che decollando su allarme a ogni Tupolev atomico avvistato rompono il silenzio della notte.

 

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…