di pietro craxi monetine

TANGENTO-POLLI - FACCI: “CI SONO VOLUTI 23 ANNI DI RITARDO PER SPIEGARE CHE ‘MANI PULITE’ ILLUSE SULLA SCONFITTA DELLA CORRUZIONE E CHE CRAXI ERA NEL MIRINO SIN DALL’INIZIO” - LA GAFFE DI DI PIETRO SU BORRELLI CHE "SI RIVOLTA NELLA TOMBA”

FILIPPO FACCI FILIPPO FACCI

1 - DI PIETRO ALLUNGA LA VITA

Da “Libero quotidiano” - Pare che a Tonino Di Pietro la nuova serie televisiva «1992» non sia piaciuta affatto. Ha trovato poco rispondente alla realtà la ricostruzione degli anni di Tangentopoli, di cui l’ex pm fu grande protagonista. E così, come da consuetudine, è partito lancia in resta all’attacco di Sky: «Fate rigirare Borrelli nella tomba». Peccato solo che Borrelli sia ancora vivo.

 

2 - PER FARGLI CAPIRE MANI PULITE È SERVITA UNA FICTION

downloaddownload

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

Grazie lo stesso, anche se con 23 anni di ritardo. Ieri è andata in onda la prima puntata di “1992” (fiction di Sky su Tangentopoli e dintorni) e fa piacere che sui giornali appaiano ormai storicizzate certe verità che al tempo, solo ad accennarle, venivi associato ai ladri e sputazzato per strada. Capitò a chi scrive, ma chissenefrega. È più importante ricordare che qualcuno, già allora, disse ereticamente che era in corso una “falsa rivoluzione”: ed ecco che oggi, cioè ieri sul Corriere, trovi il titolo «Quell’anno 1992 che ci illuse sulla sconfitta della corruzione».

1992 poster altro1992 poster altro

 

È più importante ricordare che qualcuno, già allora, disse ereticamente che Craxi era nel mirino sin dal principio: ed ecco che oggi, in realtà da tempo, se ne trovano tracce istruttorie tra le carte dell’inchiesta (a Mario Chiesa chiesero subito di Craxi, anche se non era chiamato in causa) oppure trovi passaggi come questo sulla Stampa: «È un Di Pietro a cui luccicano gli occhi alla vista di cinque lettere stampate su un giornale - “Craxi” - perché è lì che vuole arrivare, introduzione a una giustizia redentrice che prima trova i colpevoli e poi le notizie di reato».

 

Ma c’è anche questo passaggio sul Corriere sempre di ieri: «Tonino si lasciò andare a un’ammissione prudente con Paolo Colonnello del Giorno: «Potrei arrivare a lui... - e in alto tutti sapevamo ci fosse il cinghialone, infame nomignolo che tra giovani cronisti appioppammo a Bettino».

 

CRAXI - MONETINE al RaphaelCRAXI - MONETINE al Raphael

La cosa più difficile non è soltanto spiegare il clima dell’epoca, ma spiegare che ogni dubbio sulla retorica della “gente” era considerato eresia. Un moto popolare, salutare e purificatore che mise d’accordo il 95 per cento degli italiani: questo fu il 1992, e chi non era d’accordo forse aveva qualcosa da nascondere. Oggi, invece, sulla Stampa ritrovi scritto che a quel tempo "non ci sono i buoni contro i cattivi. Non è il bene contro il male". E sul Corriere un cronista dell’epoca scrive della «gente maleducata e velenosa», sottolineando una battuta in cui l’attore Stefano Accorsi dice che «la gente là fuori è orribile, si tratta solo di assecondarla».

ALLUSCITA DALLHOTEL RAPHAEL DI ROMA BETTINO CRAXI VENNE RICOPERTO DI MONETINE E INSULTI APRILE ALLUSCITA DALLHOTEL RAPHAEL DI ROMA BETTINO CRAXI VENNE RICOPERTO DI MONETINE E INSULTI APRILE

 

Già, quella gente che «giù, per strada, è come era, vigliacca e delirante, pronta a osannare i pm e a tradirli, a blandire Craxi e a bersagliarlo di monetine, perché questa era, ed è ancora, la nostra Italia». Grazie lo stesso, anche se con 23 anni di ritardo. Fa niente se a scrivere queste parole, oggi, sono anche quei cronisti che al tempo sfiorarono il fanatismo con la produzione della maglietta «Anch’io seguo Mani pulite», o che appesero il primo avviso di garanzia a Craxi in sala stampa (dopo aver brindato a champagne, come accadde anche per l’arresto di Salvatore Ligresti) e che in generale si sentirono parte stessa dell’inchiesta.

antonio di pietroantonio di pietro

 

La verità è che un periodo più conformista di quello non è esistito mai: niente di strano che a sceneggiare una fiction siano stati dei ragazzi che all’epoca erano dei bambini, e niente ricordano. Non c’erano, quando tutti scesero in strada a sostenere Mani pulite davanti al Palazzo di giustizia: i repubblicani coi verdi, il pidiessino Carlo Smuraglia accanto al missino Ignazio La Russa, e i cobas, gli operai e le casalinghe, gli attori e i cantanti, gli impiegati e i geometri, gli insegnanti e gli elettricisti, tutti «fuori dal Palazzo» e «dalla parte della gente» stipata nelle arene televisive, con i lenzuoli alla finestra, le fiaccole, i palloncini.

 

Saltò in aria Giovanni Falcone e furono sputi, monetine, benzina sul fuoco di una protesta che non aveva nome: una spaventosa resa dei conti tra «onesti» e «difensori del regime», in mezzo niente. Indro Montanelli scrisse «Tempo di tricoteus», un editoriale contro le madame che sferruzzavano gaie sotto le ghigliottine francesi. Alla discoteca Hennessy di Torino organizzavano il Di Pietro party: in omaggio la maglietta «Milano ladrona, Di Pietro non perdona».

antonio di pietro 7antonio di pietro 7

 

Il settimanale Epoca regalava l’Apologia di Socrate ribattezzata Mani pulite. Circolavano anche pubblicità ispirate: «Dopo Mani pulite una bella lavata di testa, Shampoo Clear nuova formula risolve vecchi problemi e nuovi grattacapi». Potevi scegliere tra «Tangentopoli» e «Il Tangentomane», giochi da tavolo per passare un paio d’ore in allegria e magari in galera, ma per finta. Intanto L'Europeo regalava gli adesivi circolari «Forza Di Pietro», Sorrisi e canzoni titolava in copertina «Di Pietro facci sognare».

 

ANTONIO DI PIETRO SAVERIO BORRELLI GERARDO DAMBROSIO ANTONIO DI PIETRO SAVERIO BORRELLI GERARDO DAMBROSIO

Il Venerdì di Repubblica classificava il magistrato in questo sondaggio: «Tra questi personaggi chi proporrebbe come santo?». L’antipolitica montava soprattutto in tv. Su Raitre c’era Gad Lerner col suo «Profondo Nord», poi diventato «Milano, Italia». Su Italia Uno c’era Gianfranco Funari col suo «Mezzogiorno italiano». Poi vabbeh, Michele Santoro. Il Paese divenne un groviglio di manette, di malcontento e di retorica. Qualcosa di incredibile, quasi una fiction.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”