TIENIMI DACCÒ-NTO - IL LAVORO DEL LOBBISTA DACCÒ: “LA MIA ATTIVITÀ CONSISTEVA NEL CONVINCERE IL DIRETTORE GENERALE LUCCHINA, OVVERO L’ASSESSORE IN CARICA, DELLA BONTÀ DELLE RICHIESTE DELLA FONDAZIONE MAUGERI E DEL SAN RAFFAELE” (DAL 2008 AL 2010, LE DUE CLINICHE OTTENGONO FINANZIAMENTI DAL PIRELLONE PER 84 MLN €) - VITA DA SPICCIAFACCENDE: IN 10 ANNI, DACCÒ S’È INTASCATO UNA STECCA DA 70 MLN €…

Claudia Guasco per "Il Messaggero"

La consulenza più ricca pagata dalla Fondazione Maugeri a Pierangelo Daccò riguarda proprio il Pirellone: 2 milioni e 950 mila euro per «analisi, impostazione e conclusione di un atto di transazione della causa contro la Regione Lombardia». Nello stesso anno, il 2007, viene varata una legge regionale che concede fondi ai privati per migliorare le strutture di assistenza sanitaria e alla Maugeri vanno oltre 30 milioni di euro.

Non a caso viene ribattezzata «legge Daccò». Per tre anni, dal 2008 al 2010, elargisce un fiume di soldi: 176 milioni di euro, di cui 84 assegnati al San Raffaele e alla fondazione Maugeri. I due gruppi ospedalieri dai quali Daccò, secondo l'accusa, avrebbe distratto denaro per la creazione di fondi neri.

Il lavoro del lobbista. Grazie alla sua amicizia con Roberto Formigoni - ma anche ai viaggi, alle vacanze e alle cene di lusso in cui il governatore era l'ospite d'onore - il lobbysta Daccò ha centrato l'obiettivo, ovvero l'approvazione della legge regionale numero 34 del 28 dicembre. Nell'interrogatorio del 30 novembre scorso ne parla anche il direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino: «Daccò mi prospettò l'imminente emanazione di provvedimenti normativi generici che avrebbero riguardato gli enti non commerciali nel settore sanitario. Grazie a tali proventi la fondazione Maugeri beneficiò di finanziamenti per 30 milioni di euro».

E' stato calcolato che tra le diciassette strutture sanitarie private accreditate no profit lombarde, nel 2008 su un totale di 56 milioni di euro 10,2 milioni sono andati alla Maugeri e 23 milioni al San Raffaele; nel 2009, su 60 milioni di euro erogati, la fondazione di Pavia ha beneficiato di 10,5 milioni e l'ospedale di don Verzè di 13,8; nel 2010, su 60 milioni totali, la Maugeri ne ha ricevuti 9,3 e il San Raffaele 16,7.

Il business delle funzioni non tariffabili. Si tratta di quei finanziamenti alla sanità pubblica e privata che la giunta regionale può assegnare con una certa discrezione. Il piatto è ricco, un miliardo di euro l'anno, e Daccò vuole la porzione più grande. Proprio su questa voce si concentrava il lavoro dell'uomo d'affari che apriva le porte del Pirellone agli imprenditori della sanità convenzionata, che si muoveva con abilità e discrezione negli uffici dei piani alti in nome del San Raffaele e della Maugeri.

In una decina d'anni Daccò avrebbe ricevuto circa 70 milioni dalla fondazione proprio per la sua abilità indirizzare le sovvenzioni pubbliche approvate dalle delibere della giunta Formigoni. E' lo stesso faccendiere, nell'interrogatorio del 19 maggio, a spiegare ai magistrati cosa intende per «disincaglio» dei fondi regionali: «La mia attività consisteva nel parlare con il direttore generale Lucchina, ovvero con l'assessore in carica e nel cercare di convincerli della bontà delle richieste ed esigenze rappresentate dalla fondazione Maugeri». A scorrere alcuni atti approvati dalla giunta, Daccò doveva essere davvero persuasivo.

I pm si sono imbattuti in 26,4 milioni di euro assegnati nel 2009 alla fondazione pavese (delibera 133 del 17 giugno 2010) e nei 20,7 milioni arrivati con il provvedimento numero 2.132 del 4 agosto 2011. O ancora, nel decreto 14.079 del 16 dicembre del 2008 con cui il direttore generale della sanità lombarda Carlo Lucchina approvava tre progetti presentati l'anno precedente dalla Maugeri per «la riorganizzazione e l'aggiornamento delle attività di medicina e riabilitazione» neuromotoria, cardiovascolare e pneumologica, per oltre 11 milioni. Naturalmente ogni singolo finanziamento era corredato dalla specifica funzione svolta dell'istituto che chiedeva il denaro.

Ma quel che vogliono capire i magistrati è quanto abbiano pesato le eventuali pressioni di chi, ai vertici del Pirellone, abbia tratto vantaggi dall'assegnazione di quei fondi. Proprio sulle funzioni non tariffabili legate alla riabilitazione, ricerca e didattica riconosciute con delibere di giunta si stanno concentrando gli accertamenti dei pm. E l'esame di questi provvedimenti, di cui la procura milanese completerà l'acquisizione nei prossimi giorni, è stato affidato a un consulente di fiducia.

 

 

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