TOGHE ROTTE – DI MATTEO, IL PM DEL PROCESSO SULLA TRATTATIVA, VIENE CLAMOROSAMENTE BOCCIATO DAL CSM PER LA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA – E A MILANO ALTRI TRE PM CONTESTANO BRUTI PER UNA NOMINA

1.ANTIMAFIA, LA PURGA DEL CSM

Antonella Mascali per il “Fatto Quotidiano”

 

IL PM NINO DI MATTEO IL PM NINO DI MATTEO

II plenum del Csm ha bocciato la candidatura del pm di Palermo, Nino Di Matteo, a sostituto della Procura nazionale antimafia (Pna), ma a favore del magistrato più a rischio d’Italia ci sono due voti di gran peso istituzionale: il primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, e il procuratore generale, Pasquale Ciccolo. I componenti laici, con l’eccezione della forzista Elisabetta Casellati che ha votato contro, si sono astenuti: Paola Balducci area Sel, Renato Balduzzi area Scelta civica-Pd, Giuseppe Fanfani area Pd, Alessio Zaccaria vicino a M5S, Pierantonio Zanettin area Forza Italia, vicino alla Lega.

 

IERI, DUNQUE, con 16 voti, è passata la proposta della Terza commissione di nominare alla Pna Eugenia Pontassuglia, pm di Bari che ha condotto l’inchiesta sulle escort di Gianpiero Tarantini in trasferta nelle ville di Silvio Berlusconi, Marco Del Guaudio, pm di Napoli che si è occupato di Finmeccanica e Salvatore Dolce, sostituto procuratore generale di Catanzaro che ha condotto inchieste sulle cosche calabresi.

 

IL PM NINO DI MATTEO IL PM NINO DI MATTEO

I relatori della controversa proposta, i consiglieri Valerio Fracassi di Area e Massimo Forciniti di Unicost, hanno rivendicato i loro criteri di scelta: “Una sintesi complessiva di vari profili, la conoscenza del fenomeno criminale, il lavoro di gruppo, i rapporti con altre strutture e la necessità di rispettare le esigenze dell’ufficio, che è quella di creare una squadra”. La proposta a favore di Nino Di Matteo è stata quella presentata nelle settimane scorse dal consigliere di Autonomia e Indipendenza, Aldo Morgigni, il consigliere insieme al togato di Area, Piergiorgio Morosini, che si è speso di più a favore del pm antimafia di Palermo.

 

 Nino Di Matteo Nino Di Matteo

Proprio Morosini, che aveva chiesto nello scorso plenum un ritorno in Commissione per una proposta condivisa che includesse Di Matteo, si è soffermato a lungo sulla figura professionale del pm: “Vanta un’esperienza non facilmente riproducibile che si sviluppa nell’arco di 22 anni, di cui 17 formalmente in Direzione distrettuale antimafia. Si è occupato di processi a Caltanissetta e a Palermo che hanno a oggetto: dall’attacco frontale allo Stato nella stagione delle stragi alla strategia dell’inabissamento con nuove forme di interazione nel circuito economico-finanziario e nelle istituzioni...”. Stessi concetti espressi da Morgigni che ha messo al primo posto della sua terna Di Matteo: “Il magistrato con maggiore esperienza in attività antimafia”.

 

EUGENIA PONTASSUGLIAEUGENIA PONTASSUGLIA

 Il consigliere ha criticato, inoltre, la bocciatura del capo antiterrorismo di Roma, Giancarlo Capaldo. Oltre ai vertici della Cassazione e Morosini, ha votato la proposta Morgigni anche Antonio Leone, consigliere laico di Ncd. Il 5 marzo scorso, Di Matteo, dopo le polemiche sulla stampa per la sua esclusione dalla terna da parte della Terza commissione, era stato convocato a “comparire personalmente per essere ascoltato in relazione alla pratica di trasferimento extra ordinem tesa a tutelare le esigenze di sicurezza in base alla normativa vigente, fermo restando il principio di inamovibilità (in questo caso il magistrato può essere trasferito solo volontariamente, ndr)”.

 

Renato Balduzzi Renato Balduzzi

I commissari del Csm, durante l’audizione del 17, hanno voluto sapere quali fossero le sue richieste per l’eventuale trasferimento per motivi di sicurezza. Ma Di Matteo ha risposto che qualsiasi valutazione doveva essere rinviata all’esito del concorso a cui aveva partecipato. Ieri il Plenum, a maggioranza, lo ha bocciato pur avendo rispetto ai candidati votati maggiore esperienza professionale.

 

PRIMA di Pasqua c’è stato un tentativo di mediazione con la Terza commissione: pubblicare urgentemente il quinto posto per la Pna (per il quarto Di Matteo non ha partecipato) e assegnarlo a Di Matteo. A quel punto Morgigni avrebbe ritirato la sua mozione. Ma la commissione non ha voluto, anche se ieri ha già proposto al Plenum di bandire il quinto posto a cui, se vorrà, potrà concorrere Di Matteo, che ha anche ritirato la sua domanda a procuratore di Enna. Non si può escludere, però, che Di Matteo contro il voto di ieri faccia ricorso al Tar proprio per la sua lunga lista di titoli.

 

2. MILANO, I PM CONTRO BRUTI PER LE NOMINE

Da il “Fatto Quotidiano

 

a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberatia sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati

Un nuovo scontro in Procura a Milano si è aperto fra tre pm e il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Dopo le vicende che hanno coinvolto quest’ultimo e l’aggiunto Alfredo Robledo, ora il conflitto è scoppiato sulla nomina di un sostituto procuratore nel dipartimento che si occupa di lotta all’eversione e frodi informatiche. I pm Paola Pirotta, Alessandro Gobbis e Francesco Cajani si sono rivolti infatti al Consiglio giudiziario perché ritengono che Bruti non abbia motivato le sua scelta e non abbia preso in considerazione la loro richiesta di concorrere per quel posto. Si considerano di fatto emarginati, esclusi dalle inchieste di terrorismo e costretti a occuparsi per lo più di reati informatici.

EDMONDO BRUTI LIBERATI EDMONDO BRUTI LIBERATI

 

LA DELIBERA contestata è quella del 18 marzo che nomina all’antiterrorismo Enrico Pavone. Il posto era stato bandito a fine febbraio con un concorso interno, dopo che il pm Grazia Pradella è diventata procuratore aggiunto a Imperia. Sul tavolo del Consiglio giudiziario quindi è finita, da un lato, la nomina di Pavone per rilievi su una presunta irregolarità (non avrebbe trascorso, come prevede il Csm, due anni in un dipartimento prima di passare a un altro) e dall’altro le osservazioni dei pm Pirotta, Gobbis e Cajani, che lamentano l’assenza di una risposta da parte del capo della Procura alla loro formale domanda per concorrere al posto bandito. Le loro domande non sarebbero state neppure prese in considerazione, tanto che nel provvedimento di nomina firmato dal procuratore non c’è alcuna traccia formale di una bocciatura. Bruti difende la correttezza della sua scelta: “Sono state rispettate le regole, le domande dei tre pm erano inammissibili”.

 

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