TRAGICOMMEDIA GRECA – RIAPRONO LE BANCHE, MA SI POSSONO PRELEVARE AL MASSIMO 300 EURO LA SETTIMANA E SONO BLOCCATI I BONIFICI VERSO L’ESTERO – COMMERCIO AL COLLASSO CON I FORNITORI CHE VOGLIONO ESSERE PAGATI SUBITO E IN CONTANTI

Intanto Alexis Tsipras fa i conti con la sua maggioranza ballerina ed è costretto a rinviare i provvedimenti sulla riforma delle pensioni e sulla revoca degli incentivi agricoli perché rischia di andare sotto. Il premier tentato dalle elezioni anticipate in autunno…

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1.RIMBORSATI BCE E FMI. SPORTELLI BANCARI APERTI. ATENE PROVA A RIALZARSI

Ettore Livini per “la Repubblica

 

BANCHE GRECIA BANCHE GRECIA

Nessun panico. Zero assalti agli sportelli. La Grecia ha superato ieri a pieni voti il primo esame del ritorno alla normalità. Le banche hanno aperto i battenti dopo tre settimane di chiusura. Atene però – su consiglio della Banca Centrale europea – ha evitato di cancellare i controlli di capitali e il primo giorno di riapertura, grazie anche a questo accorgimento, se ne è andato in archivio senza problemi.

 

Le regole d’ingaggio per i risparmiatori, in realtà, sono cambiate poco. Resta il limite ai prelievi in contanti (60 euro al giorno), sono ancora bloccati i pagamenti all’estero per evitare il trasferimento di liquidità.

 

BANCHE GRECIA BANCHE GRECIA

L’unica vera novità, comunque una boccata d’ossigeno, è la possibilità di cumulare i prelievi. Non è più necessario – come succedeva fino a ieri – mettersi in coda ogni mattina ai bancomat per mettere le mani sui preziosissimi 60 euro ma si può passare allo sportello (anche a quello automatico) una volta ogni sette giorni e ritirare 300 euro – questa settimana – o 420 dalla prossima.

 

La riapertura delle agenzie di oggi non risolve nemmeno uno dei problemi dell’industria e del commercio. Molte aziende – con le mani legate dai controlli sui capitali – non possono più pagare i fornitori. Che, visto lo stato di salute della Grecia, pretendono di essere pagati in anticipo al 100% e in contanti. Poco alla volta così il sistema si sta bloccando, senza che ci sia davvero la speranza di risolvere la situazione in tempi brevi.

 

ATENE PIAZZA SYNTAGMA ATENE PIAZZA SYNTAGMA

 «In banca ci sono solo i soldi dei piccoli risparmiatori – ha detto nella sua ultima conferenza stampa il governatore della Bce Mario Draghi – . Meglio quindi essere prudenti prima di allentare i controlli per evitare un assalto agli sportelli». I depositi nei conti correnti sono scesi in una anno da 250 miliardi a 125. E un’altra mini-fuga potrebbe essere il colpo di grazia per un sistema creditizio che già in queste condizioni ha bisogno di 25 miliardi per essere ricapitalizzato. Soldi che in parte, teme qualcuno, potrebbero arrivare anche dai conti correnti più ricchi.

 

Il via libera al primo pacchetto di riforme ha consentito ieri di dribblare sena problemi la data del 20 luglio, giorno segnato su tutti i calendari di Ue e dintorni con il cerchietto rosso come potenziale appuntamento con il default. Atene invece è miracolosamente riuscita a rimborsare 6,7 miliardi: all’Fmi oltre 2 e più di 4 alla Bce, in una partita di giro che è la fotografia più impietosa del surreale e incestuoso rapporto tra La Grecia e i suoi creditori:

 

coda al bancomat coda al bancomat

il fondo salva Stati ha annunciato in mattina di aver girato 7,16 miliardi alla Grecia, un acconto in attesa della discussione del terzo memorandum che dovrebbe garantirne altri 83. Cinque minuti dopo però, accertato l’arrivo dei contanti in cassa, il ministero delle Finanze ellenico ha dato mandato per girare quasi tutto il tesoretto a Washington e Francoforte. Tenendo 400 milioni in un conto vincolato a garanzia di altri prestiti.

 

 

2.TSIPRAS TEME IMBOSCATE IN PARLAMENTO. RINVIATO IL VOTO SU PENSIONI E AGRICOLTURA

Ettore Livini per “la Repubblica

 

alexis tsipras 7720b99 alexis tsipras 7720b99

Lo spettro delle elezioni anticipate in Grecia è sempre più reale. Alexis Tsipras ha perso la sua maggioranza di governo mercoledì scorso, quando 39 deputati di Syriza hanno deciso di dire no al compromesso firmato dal premier a Bruxelles. Ora però inizia a scricchiolare anche il fragilissimo esecutivo di minoranza nato in Parlamento, che ha consentito al primo ministro di ottenere il via libera – ma con i voti dell’opposizione - al primo pacchetto di riforme necessario a sbloccare i finanziamenti ed evitare il default.

 

Questo mini-governo “virtuale” di unità nazionale rischia di perdere i pezzi già al terzo voto e Tsipras è stato costretto a rivedere il pacchetto di riforme da approvare domani per evitare di trovarsi di fronte a cattive sorprese. In aula, secondo la tabella di marcia messa a punto con Bce, Ue e Fmi avrebbero dovuto arrivare la riforma della giustizia civile, quella del sistema bancario, l’ultimo tassello degli interventi previdenziali per mandare in pensione le baby- pensioni e la nuova fiscalità sull’agricoltura. L’ordine del giorno della seduta è stato invece stravolto con un soffertissimo sì di Bruxelles. Al voto finiranno solo i due primi capitoli del provvedimento (banche e giustizia) mentre il resto del programma è stato rinviato.

 

MERKEL TSIPRAS MERKEL TSIPRAS

A convincere il premier ad annacquare gli interventi sono stati i mal di pancia in arrivo dalla sua inedita maggioranza involontaria: metà di Nea Demokratia – assieme a diversi deputati di Syriza eletti in collegi rurali – avrebbe avuto difficoltà a dire sì agli interventi sui contadini, uno dei cavalli di battaglia della Troika: l’abolizione degli incentivi sui carburanti, l’aumento dell’Iva su una serie di prodotti e un giro di vite sui requisiti per essere riconosciuti coltivatori diretti.

 

In gravi ambasce sulle pensioni d’anzianità erano invece un po’ dei deputati del partito del premier schierati finora al suo fianco. Tsipras ha preferito così tagliare la testa al toro e dimezzare le norme in aula pur di non mettersi da solo in un vicolo cieco. Anche se questi primi intoppi dimostrano plasticamente la difficoltà a far decollare veramente le grandi intese.

 

Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo

Il vero incubo del primo ministro in vista della votazione di domani è quello di “quota 120”. Al voto di mercoledì scorso, la sua vecchia maggioranza Syriza-Anel gli ha garantito 123 voti, contro i 162 di cui dispone in teoria e i 300 dell’intero emiciclo. La soglia dei 120 è quella necessaria per non essere sfiduciati in Parlamento. E se domani ci fosse qualche altra crisi di coscienza tra i Parlamentari della sinistra o se qualche uomo di Panos Kammenos facesse un passo indietro, questo obiettivo potrebbe essere sfondato al ribasso. E il premier in quel caso, sostengono in molti sotto il Partenone, potrebbe essere costretto a dimettersi.

 

La strada a quel punto sarebbe segnata: la nascita di un nuovo governo di scopo incaricato di chiudere i negoziati con i creditori per il memorandum che vale 83 miliardi di nuovi prestiti (ci vorranno secondo le stime almeno quattro settimane) e poi il via libera alle elezioni anticipate tra fine settembre e metà ottobre.

 

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Qualcuno ventilava l’ipotesi di andare direttamente alle urne subito dopo la certificazione in aula che il governo non arriva più nemmeno a 120 voti. L’ipotesi però è impraticabile per un motivo semplice: in quel caso si arriverebbe senza esecutivo e senza soldi in cassa al 20 agosto, altra data segnata con il cerchietto rosso. Quel giorno Atene deve rimborsare altri 3,5 miliardi alla Bce e se non paga va dritto dritto in default.

 

Ora, stralciate le norme su pensioni e agricoltura, Tsipras dovrebbe avere la vita relativamente più facile. L’esperienza di queste ore illustra però con chiarezza quanto sarà difficile in futuro implementare le nuove misure che saranno concordate a Bruxelles. Ci sarà da dare il via libera alle privatizzazioni, da chiudere la riforma previdenziale, da intervenire su agricoltura e pubblico impiego. Missioni impossibili alla luce delle difficoltà che ha auto il premier a far quadrare il cerchio sulle prime norme in aula.

 

tsipras juncker tsipras juncker

Più probabile, come è chiaro da molti segnali, incluso il rimpasto di governo con personalità di basso (se non discutibile) profilo, che il leader di Syriza punti secco alle elezioni per capitalizzare il consenso di cui gode ancora, fare i conti con i dissidenti del suo partito e chiedere un mandato pieno prima che le misure di queste ore si facciano sentire sulla vita e il portafoglio dei suoi concittadini. Sperando (lui e i creditori) che da questa nuova catarsi ellenica esca un Paese governabile e non un Parlamento dove si rimaterializzi di nuovo il fantasma della Grexit.

 

 

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