IL TRIBUNALE DI BABELE - DI PIETRO: ''IL PALAZZO DI GIUSTIZIA È UN COLABRODO. OGGI COME 20 ANNI FA: IN PIENO PROCESSO ENIMONT MISERO UNA BOMBA'' -"BADGE E METAL DETECTOR? A MILANO PER ENTRARE BASTA ANCHE LA TESSERA ESSELUNGA"

antonio di pietro 6antonio di pietro 6

Liana Milella per ”la Repubblica”

 

Quel palazzo? «Una Torre di Babele. Un colabrodo. In cui può accadere di tutto, oggi come vent’anni fa. Come mettere una bomba in pieno processo Enimont...». C’è amarezza e rabbia, nella voce di Antonio Di Pietro.

 

Che effetto le ha fatto la sparatoria?

«Ovviamente la prima impressione è di dolore nei confronti di persone morte solo perché facevano il loro dovere. Un giudice, un avvocato, un testimone. È stata uccisa la giustizia nei protagonisti classici. Per di più tutto è avvenuto nel tribunale che, nell’immaginario collettivo, è il centro della giustizia degli ultimi 30 anni, sia per chi l’ha criticata, sia per chi l’ha apprezzata».

 

E la seconda?

«Di rabbia e di incredulità per il fatto che a una persona, per matta che sia, è stato permesso di entrare e uscire indisturbata passando per più piani, ammazzando chi gli pareva e piaceva».

spari al tribunale di milano   2spari al tribunale di milano 2

Lei è stato lì per 20 anni... è mai possibile che succeda una cosa così lì dentro?

«Quella è una Torre di Babele, una città nella città, non sono mai riuscito a girarla per bene e a conoscerla tutta... Ma proprio perché è la super cittadella della giustizia doveva essere difesa e tutelata non solo formalmente e non solo dal giorno dopo, come avverrà da domani».

 

Torniamo agli anni caldissimi in cui in tanti, a cominciare dai cronisti, la ricordano mentre passa per i corridoi in maniche di camicia. È mai stato preoccupato?

antonio di pietro 4antonio di pietro 4

«Noi giravamo tutelati dalla scorta personale, ma quel 29 aprile del ’94, in pieno processo Enimont, fu trovata in aula una bomba a mano tipo Rscm. Fu ispezionato l’intero edificio, fu bloccato tutto. La bomba era inerte, però fu messa lì per avvertire, anche se non per fare male, era un chiaro segnale contro le indagini su corruzione e mafia. Già allora il palazzo era un colabrodo, era possibile entrare e lasciare una bomba ».

 

E secondo lei adesso è rimasto così?

spari al tribunale di milano   1spari al tribunale di milano 1

«Ci sono tornato di recente, mi ha impressionato il via vai di persone, soprattutto nell’ingresso riservato in cui basta esibire un tesserino per entrare, in cui non ci sono controlli. In altri palazzi di giustizia, come Monza, il personale autorizzato può entrare solo con il badge e il metal detector controlla comunque il bagaglio. Invece a Milano pure un tesserino della Esselunga può bastare per entrare».

 

Oggi come allora il palazzo non è sicuro?

«Non voglio criminalizzare l’ultima ruota del carro, ma la logistica e l’organizzazione della sicurezza fa acqua. Qui stiamo parlando del palazzo in cui ci sono i processi più delicati e importanti d’Italia. Ai miei tempi c’era una gestione armata dei carabinieri e della polizia. Evidentemente oggi anche quella realtà è ridotta all’osso, visto il percorso che ha fatto questo signore, un pazzo lucido che ha programmato la sua azione».

 

Le cui mosse quindi non sono prevedibili...

INGRESSI PALAZZO GIUSTIZIA 1INGRESSI PALAZZO GIUSTIZIA 1

«Già, dicono che contro un matto non si può fare niente. Ma non condivido questa rassegnazione: i pazzi ci sono, vedi quello dell’aereo tedesco, ma non possiamo dire che la Lufthansa non abbia colpe. Bisogna prevedere un’ipotesi del genere prima che accada, non il giorno dopo».

 

Il problema della sicurezza allora fu sollevato?

«Certo che se ne discusse. Dicendo sempre “speriamo che non succeda niente”».

 

Ai tempi di Mani pulite lavoravate pure di notte.

INGRESSI PALAZZO GIUSTIZIAINGRESSI PALAZZO GIUSTIZIA

«Ma avevamo la tutela. La verità è un’altra, le menti malate possono essere sollecitate da un martellamento quotidiano contro la giustizia. Questo signore ha ragionato cosi, ha detto ora mi vendico. Se uno non è equilibrato, perde la testa. Forse bisogna riflettere sulle parole di Mattarella ».

Il palazzo in un fotogramma?

«Un mercato all’aperto. Un palazzo sguarnito, non tutelato abbastanza. Dove migliaia di persone entrano ed escono, una città nella città».

Berlusconi e Di Pietro in ParlamentoBerlusconi e Di Pietro in Parlamento

 

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