il palazzo di erdogan ad ankara

TURCHERIE - ERDOGAN SI FA UN PALAZZO ULTRA-KITSCH DA MILLE STANZE, GRANDE IL DOPPIO DI VERSAILLES - PER I GIUDICI TURCHI È COSTRUITO SU TERRE VINCOLATE. LUI LI HA SFIDATI: “VENITE A DEMOLIRLO, SE AVETE CORAGGIO”

VIDEO - IL PALAZZO BIANCO DI ERDOGAN: LE IMMAGINI IN NOTTURNA

 

 

 

ERDOGAN FA L’IMPERATORE E VUOLE MILLE STANZE

Andrea Valdambrini per “il Fatto Quotidiano

 

pulire il marmo davanti al palazzo di erdoganpulire il marmo davanti al palazzo di erdogan

   La questione è tutta nei numeri. Che, come si sa, non possono essere un’opinione. A partire dal costo esorbitante, raddoppiato nel giro pochi mesi, e salito alla cifra di 615 milioni di dollari (poco meno di mezzo miliardo di euro). Per questo la costruzione del Palazzo Bianco - in turco Ak Saray –, la nuova residenza presidenziale di Recep Tayyp Erdogan, fa discutere e divide in Turchia e non solo. Il mastodonte - a vederlo un incrocio tra il palazzo di Ceausescu, la reggia di un moderno sultano e un semplice ecomostro - sorge su una collina alla periferia ovest della capitale Ankara.

 

il palazzo di erdogan ad ankarail palazzo di erdogan ad ankara

O forse, sarebbe meglio dire, la occupa interamente, edificato com’è su 150 mila metri quadri di terreno, già parte di una storica foresta appartenuta al padre della patria Mustafà Kemal Ataturk. Si tratta di un complesso di 1000 stanze che comprende un edificio per incontri con politici e capi di Stato, un centro congressi, una residenza per ospiti, il giardino botanico e un parco. Il complesso copre uno spazio notevolmente più esteso di altre residenze di capi di Stato come la Casa Bianca, Buckingham Palace, il Cremlino.

 

O se si preferisce un paragone storico, più della reggia di Versailles, che si estende solo (si fa per dire) per 67 mila metri quadri, meno della metà del nuovo palazzo di Erdogan. Rispetto alla reggia francese, quella di Ankara non ha sicuramente l’eleganza, ma sembra avere certamente le pretese.

il palazzo di erdogan ad  ankarail palazzo di erdogan ad ankara

 

   DOPPIO DI VERSAILLES

   Illuminato a giorno anche durante la notte, in modo da essere sempre visibile anche da lontano, Ak Saray è conforme alle pretese di grandeur del suo inquilino presidente, che da 12 anni, prima come premier e ora come capo di Stato, domina la scena politica turca. I media riferiscono di come il palazzo sarebbe dotato di bunker sotterranei anti-atomici e sofisticati dispositivi che ne proteggono i sistemi informatici da eventuali cyber-attacchi. Perché “il nuovo complesso”, ha spiegato il segretario generale della presidenza Fahri Kasirga “è stato costruito come uno spazio totalmente efficiente ed è dotato delle infrastrutture tecniche più avanzate”.

il palazzo di erdogan  ad  ankarail palazzo di erdogan ad ankara

 

Ragion per cui, conclude fiducioso, è destinato a “restare nel tempo”. La funzionalità, però, come l’estensione, racconta solo una parte della storia. Basta dare un’occhiata all’aspetto architettonico, con le colonne in marmo che si succedono a disegnare, all’esterno della struttura, facciate sontuose e vagamente ispirate allo stile ottomano del tardo medioevo. I marmi bianchi dominano anche gli interni: gli atrii, i lunghi corridoi e i pavimenti tirati a lucido. Tutto lascia pensare che Erdogan abbia voluto Ak Saray come icona del suo stesso potere e simbolo della nuova potenza regionale turca.

 

   Il palazzo, originariamente concepito come residenza del primo ministro, è stato inaugurato lo scorso 30 agosto a pochi giorni di distanza dall’elezione di Erdogan alla presidenza della Repubblica, quando il nuovo capo di Stato ha traslocato dal più modesto Cankaya Palace, sempre nella capitale Ankara. Da allora, le polemiche non si sono placate. Tutta questa magnificenza ha un costo che per i cittadini turchi è molto più alto di quanto si era all’inizio preventivato.

il palazzo di  erdogan ad  ankarail palazzo di erdogan ad ankara

 

I numeri che hanno fatto indignare l’opinione pubblica sono stati forniti dal ministro delle Finanze, Mehmet Simsek. In audizione il 4 novembre presso la commissione parlamentare che dovrebbe sorvegliare le spese, Simsek ha ammesso che finora sono stati spesi 433 milioni di dollari mentre altri 135 milioni sono già in cantiere per il 2015. Ancora 178 milioni andranno per beni, servizi e acquisti vari destinati al complesso di Erdogan, come ha chiarito sempre davanti alla commissione il segretario della presidenza Kasirga. Altri soldi verranno spesi nel restauro di due residenze presidenziali, una ad Istambul e l’altra, destinata agli ospiti, a Marmaris, sull’Egeo. Insomma il totale, riferisce il quotidiano turco Hurriyet, raggiunge quasi il doppio della cifra preventivata dal Parlamento.

il palazzo  di erdogan ad ankarail palazzo di erdogan ad ankara

 

   UN EDIFICIO VALE TRE SATELLITI

   Non ultima, c’è anche la questione del jet presidenziale, un airbus da 90 posti costato ai contribuenti altri 185 milioni di dollari. “Con queste cifre, la Turchia poteva mandare tre satelliti su Marte”, ha protestato Umut Oran, parlamentare del principale partito di opposizione, il Partito Popolare Repubblicano (Cph), per decenni al governo prima dell’avvento degli islamici moderati di Erdogan. Oggi gli esponenti del Cph, fedeli al laicismo di Ataturk, attaccano frontalmente le scelte politiche del primo presidente apertamente islamico del Paese.

 

il  palazzo di erdogan ad ankarail palazzo di erdogan ad ankara

   “Durante la campagna per le prime elezioni dirette del capo dello Stato d’inizio agosto, che ha vinto al primo turno sbaragliando i rivali, ha annunciato chiaramente che avrebbe continuato ad avere un ruolo forte in politica”, commenta Alberto Tetta, arrivato nove anni fa all’università di Marmara come studente Erasmus e oggi corrispondente dalla Turchia dell’agenzia stampa italiana Askanews. “Si tratta però di una forzatura”, continua Alberto “per un Paese che rimane una repubblica parlamentare. La costruzione dell’Ak Saray, molto più grande della residenza del premier Davutoglu, serve a Erdogan ad alimentare la sua immagine di uomo forte al comando e allo stesso tempo abituare l’opinione pubblica all’idea che è il presidente (non più il premier) a guidare la politica turca”.

 

il  palazzo di erdogan  ad ankarail palazzo di erdogan ad ankara

   L’opposizione denuncia la tendenza autoritaria di Erdogan, mentre i critici hanno ribattezzato Ak Saray l’ “elefante bianco”. Gli ambientalisti condannano la distruzione della foresta secolare. Una questione non secondaria, se solo si pensa a cosa è successo a Gezi Park. Nella primavera del 2013, quando è andata in scena la più grande protesta nell’arco di un decennio, tutto è partito da un gruppo di attivisti che a Istambul protestava contro l’abbattimento degli alberi in un parco urbano al posto del quale doveva sorgere un centro commerciale. L’allora primo ministro Erdogan, che diversi anni prima aveva iniziato la sua ascesa politica proprio come sindaco di Istambul, opta per il pugno duro: i morti sono più di 20, oltre 8000 i feriti e 3000 gli arrestati.

 

   PEGGIO DI GEZI PARK

   La foresta scomparsa per far spazio al nuovo palazzo era stata donata allo Stato da Ataturk nel 1937 e considerata area protetta e non edificabile fin dal 1992. Una costruzione che sarebbe dunque addirittura abusiva, tanto che un tribunale amministrativo, sostenuto in seguito dal Consiglio di Stato, ha chiesto il blocco dei lavori. L’associazione degli architetti turchi ha perfino rivolto un appello al Papa, che si recherà in visita ufficiale ad Ankara questa settimana (28-30 novembre ) e dovrebbe essere il primo capo di Stato a varcare la soglia del Palazzo Bianco.

erdogan in versione imperatore ottomanoerdogan in versione imperatore ottomano

 

“Non sia il primo ospite in una costruzione illegale”, scrivono gli architetti turchi sul loro sito web. Ma Erdogan, incurante di tutti e tutto, è andato avanti per la sua strada. “Lo buttino giù, se solo ci riescono” ha detto con aria di sfida. “Lo inaugurerò, lo userò e ci andrò a vivere”. Ovviamente alla fine ha avuto ragione lui: la costruzione della Nuova Turchia non si può certo fermare per così poco. Ma così facendo ha dato anche ragione ai suoi critici, che vedono nell’Elefante Bianco l’emblema di un nuovo potere autoritario.

 

   @andreavaldambri

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