UN “PADRINO” IN VATICANO - UN CARDINALE ANONIMO SPIEGA CHI E COSA C’E’ DIETRO LO SCANDALO VATILEAKS: "LE FINANZE VATICANE. PREGO OGNI GIORNO CHE IL SIGNORE MI DIA L’OPPORTUNITÀ DI SPIEGARLO AL PAPA" - MA IL SANTO PADRE E’ CIRCONDATO DA UN “CORDONE SANITARIO”: IMPOSSIBILE PARLARE DIRETTAMENTE CON LUI - L’OPUS DEI SEMPRE PIU’ POTENTE - AL CENTRO DI TUTTO, C’E’ SEMPRE LUI: TARCISIO BERTONE…

di Marco Ansaldo, Evelyn Finger, Arne Storn Copyright Die Zeit-La Repubblica


"Oggi pomeriggio l'uomo che poteva salvare il Papa, oppure farlo cadere, ci svelerà qualche segreto. I segreti valgono la vita. I segreti sono pericolosi. A seconda dell'uso che se ne fa. Perché la città di Dio è fatta di marmi e di misteri, e con le parole si può anche farla crollare. Chi la abita, trae da questa consapevolezza un senso di potere nella lotta per il futuro della Chiesa".

E' un luminoso pomeriggio di luglio nel quartiere santo di Roma, e il nostro prelato troneggia come un'eminenza nera dei tempi dei Borgia nel suo appartamento sepolcrale. La semioscurità, i cuscini di velluto, l'odore dei tomi nella libreria, ci trasportano in un mondo in cui i cardinali erano in vendita e i Papi avvelenavano i propri nemici.

Per prima cosa chiede di cancellare immediatamente dalla nostra memoria il suo nome. Poi, a occhi socchiusi, con il tono fiacco di un padrino della mafia che tutto sa senza che gli altri lo comprendano, spiega che la crisi del Vaticano avrebbe un motivo chiarissimo: "Le finanze vaticane. Prego ogni giorno che il Signore mi dia l'opportunità di spiegarlo al Papa".

Purtroppo da settimane il Papa parla soltanto con i cardinali più fidati. Per raggiungerlo bisognerebbe usare la posta, ma il Santo Padre non la apre certo di persona. C'è in Vaticano chi pensa che l'ultima via sicura per comunicare con il Capo supremo siano i giornali. Per questo siamo qui, il prelato e la stampa, il padrino e i suoi complici del quarto potere, con i quali Benedetto non parla volentieri.

L'unico commento ufficiale da parte del Pontefice sul caso Vati-leaks è stato una filippica contro i diabolici giornalisti che istigano i peccatori tra le sue fila. E' la paranoia di tutti i sistemi chiusi: si è impantanati in una crisi interna e ci si sente minacciati dall'esterno. La paranoia può nuocere al Vaticano perché lo porta a irrigidirsi di fronte alla modernità e mette le ali ai corvi.

Il nostro uomo ha davvero l'aspetto di un corvo, per come l'immaginario lo concepisce, solo che con le sue indiscrezioni vuole aiutare il Papa. "Benedetto è uno studioso della Bibbia che non capisce i problemi finanziari, e il suo Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, non glieli sa spiegare perché non ha studiato a fondo i bilanci". Viene da pensare a quanto sarebbe più facile se a Roma finalmente aprissero le tende. Una conferenza stampa con il Santo Padre. Una dichiarazione dei cardinali inquirenti. Un po' più di luce. Invece, buio pesto.

A tutti i portoni del Vaticano le Guardie Svizzere sono più rigide che mai nell'impedire l'accesso ai giornalisti. Le campane di San Pietro scandiscono il tempo che scorre. E' l'ora dei delatori. Ai potenti cardinali della Curia è proibito parlare, temono di dire qualcosa di sbagliato. Ma quando i prelati, i monsignori, i prefetti interloquiscono a quattr'occhi, allora non hanno freni perché si tratta innanzitutto degli oscuri affari dello Stato vaticano, passibili di distruggerne la credibilità, e in secondo luogo della mancata trasparenza delle attività della Curia, incongrua rispetto al mondo di oggi.

Ormai i corvi arrivano a stormi. L'ultima indiscrezione è che un'ambiziosa governante del Papa, tale Ingrid Stampa, e un segretario geloso, tale Josef Clemens, avrebbero avuto un ruolo nel Vati-leaks. A loro detta, volevano solo aiutare il Papa. Con degli aiutanti del genere il diavolo a che serve? La faccenda si chiarirà solo nel momento in cui il Vaticano cambierà, si aprirà. Fino ad allora il portavoce del Papa, padre Federico Lombardi, ha il compito più ingrato del mondo: quello di spiegare ciò che è vietato spiegare. Proclamare la verità eterna e tacere la propria.

Qui sta il conflitto. Società chiusa contro società aperta. Finché così sarà, il Vati-leaks non finirà, i tutori dei segreti lotteranno contro i delatori. Come ha detto il corvo, salutando i giornalisti : "Gli inquirenti mi fanno ridere". Ma gli inquirenti ridono a loro volta dei corvi. Torna alla mente "Il nome della rosa" di Umberto Eco: si può ridere solo di nascosto. Il potere non va sfiorato e non bisogna porre domande decisive.

Chi lo ha capito capisce anche all'improvviso il ruolo centrale del Segretario di Stato, il cardinal Bertone. E' lui il responsabile ultimo dello Stato vaticano. Bertone supervisiona le finanze della Curia. Bertone guida la commissione cardinalizia che presiede alla banca vaticana. E se c'è una persona (non un ufficio) che conosce tutta la situazione finanziaria della Chiesa di Roma, quella è Tarcisio Bertone.

Tutti considerano il Papa il custode della verità, i corvi al pari dei cardinali, i piccoli funzionari quanto l'Opus Dei. Siamo sempre a disposizione qualora il Papa abbia bisogno del nostro aiuto, dice il capo ufficio stampa dell'Opus Dei, Bruno Mastroianni. La gente dell'Opus è disponibilissima a parlare del futuro. Ci si incontra in un ufficio del centro storico, attorno ad un tavolo di vetro, e si parla per ore, pressoché di tutto. Nessun irrigidimento di fronte alle critiche, nessun tema tabù.

L'Opus vuol cancellare l'immagine di associazione clericale di stampo fascista e presentarsi come moderna comunità di fede. La Chiesa deve stare al passo con i tempi. Il futuro potrebbe essere questo: massimo rigore nelle questioni di fede, ma modernismo in ambito amministrativo e politico.

Forse ha un senso che il nuovo consulente per la Comunicazione del Vaticano, Greg Burke, faccia parte dell'Opus Dei e che il prelato Georg Gänswein avesse un incarico di insegnamento presso l'università dell'Opus Dei di Santa Croce, che il cardinale Woelki, di recente nomina, vi abbia conseguito il dottorato e Joseph Ratzinger vi sia stato insignito della laurea ad honorem. Ma perché Ettore Gotti Tedeschi, uomo dell'Opus, è caduto così in disgrazia? Forse è andata così: il Papa voleva modernizzare lo Ior e ripulire il Vaticano. Ma non a spese del Vaticano.

Voleva l'indipendenza finanziaria ed essere immune da attacchi. Gotti potrebbe avere inteso tutto questo come liberatoria per scodellare le verità scomode. Perché l'Opus è del parere che la fine del Vaticano non equivarrebbe alla fine della Chiesa. Ma forse al Santo Padre il Vaticano non è così indifferente. Sarebbe l'ora di sapere che cosa ne dice il Papa. In che direzione vuole portare la Chiesa. A luglio, affacciato alla finestra per la benedizione, Benedetto ha invocato l'aiuto dei pellegrini tedeschi. Ha detto, testuali parole, e non è agli atti: "Pregate per me e per il mio soglio di Pietro".

 

 

RATZINGER A MILANO VATICANO gotti tedeschi jpegPAOLO GABRIELE MARCINKUS Georg Ganswein

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