UN PAESE DI TESTE DI CHICCO - CHE I GIORNALISTI PRENDANO SOLDI PER DIFENDERE L’ILVA È IMPOSSIBILE, GIÀ LO FANNO GRATIS - TRAVAGLIO BERSAGLIA I SERVI DELLA STAMPA ITALIANA - “SE DALLA FIEG SI LEVANO PALAZZINARI, BANCHIERI E FINANZIERI DEL RAMO RIFIUTI-ENERGIA (OVVIAMENTE SPORCA), RESTA POCO O NULLA” - SU CHICCO TESTA CHE PARAGONA I TUMORI DELL’ILVA AGLI INCIDENTI STRADALI: “FORSE GLI SFUGGE CHE CHI SI METTE IN STRADA ACCETTA IL RISCHIO DI INCIDENTI, MENTRE CHI VIVE E LAVORA A TARANTO NO’’…

Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"

Anche se dalle intercettazioni emerge il contrario, noi all'ipotesi di giornalisti corrotti dall'Ilva non ci crediamo. È vero che nelle carte dei giudici si legge di un dirigente intercettato che diceva: "La stampa dobbiamo pagarla tutta". E il "responsabile relazioni istituzionali" Girolamo Archinà rimpiangeva i bei tempi in cui teneva "tutto sotto coperta", mentre ultimamente "la linea della correttezza e della trasparenza" non ha pagato e auspica di "ritornare tutti a nascondere tutto". Però i soldi ai giornalisti no, sono matematicamente impossibili. Per un semplice motivo: per controllare i giornali e le tv che contano non c'è bisogno di pagare. Vengono via gratis.

Solo uno sprovveduto, o uno straniero abituato ai cronisti del suo paese, metterebbe mano al portafogli per ammansire una bestia già addomesticata di suo. La chiave per capire come funzionava con l'Ilva, così come con tutti i grandi gruppi italioti, è quella del giovane Riva, Emilio, che parlando col padre Fabio dopo un incontro con Vendola fa onore al nome del nonno: "Facciamo un comunicato stampa fuorviante tanto per ‘vendere fumo', dicendo che va tutto bene e che l'Ilva collabora con la Regione".

Ecco, di fumo l'Ilva ne ha venduto, anzi regalato parecchio: ai tarantini morti e malati; ai politici e ai giornalisti che (fatte salve le solite lodevoli eccezioni: ricordo per tutti il libro di Carlo Vulpio, "La città delle nuvole", anticipato dal Fatto) se li bevevano d'un fiato. Senza bisogno di pagarli. E non perché i giornalisti italiani, per loro natura, siano privi di olfatto e polmoni. Ma perché hanno un editore che di mestiere fa l'inquinatore o l'amico o il finanziatore degli inquinatori.

Se, dalla Fieg, si levano palazzinari, banchieri e finanzieri del ramo rifiuti-energia (ovviamente sporca), resta poco o nulla nulla. E allora le puzze diventano Chanel n. 5. E i carcinomi afflizioncelle di stagione. Soprattutto per i titolisti e gli editorialisti, quelli che non leggono nemmeno le cronache dei loro giornali per non disturbare le loro opinioni (cioè quelle dei padroni). Il Giornale: "Meglio rischiare il cancro domani che morire di fame oggi" (cos'è: una gara a cronometro?).

Libero: "Se chiudono gli altiforni italiani festeggiano tedeschi e indiani" (peccato che gli altiforni tedeschi siano a norma). La Stampa: "Il Gip fredda l'Ilva" (ecco chi è il killer: il Gip). L'Unità: "Risanare senza spegnere" (come dire: medicare sparando e accarezzare menando). Il Foglio: "Pm onnipotenti, politica impotente" (i famosi pm che fanno i Gip e i giudici del Riesame), "Le sentenze anti-impresa si moltiplicano" (e se un medico ammazza il paziente? Sentenza anti-medicina). Polito el Drito sul Corriere: "Una supplenza sbagliata" (un giudice che ferma una strage e ne punisce gli autori è un supplente? E chi sarebbe il titolare?).

Una menzione speciale merita Chicco Testa: l'ex ambientalista, già folgorato sulla via del nucleare con scarso successo, ha avuto un'altra conversione: gli è apparsa una fornace ardente, è caduto in ginocchio, s'è raccolto in preghiera e s'è fatto un aerosol di diossina. Poi, a dimostrazione che certe inalazioni fan bene alla salute, ha sfidato sul Foglio i giudici a sequestrare anche le autostrade, visto che molta gente muore di "incidente stradale". Dunque l'Ilva e il traffico (che "rappresenta una causa di morte certa e prevedibile") pari sono.

Forse gli sfugge che chi si mette in strada accetta il rischio di incidenti, mentre chi vive a Taranto no. E, per evitare incidenti sono previsti obblighi (i limiti di velocità) e divieti (non si guida ubriachi o drogati): chi li viola incorre in sanzioni amministrative o, in caso di colpa e dolo, penali. Proprio come per produrre acciaio. Solo che, se ti sequestrano l'auto perché sei brillo, tutti plaudono. Se ti sequestrano la fabbrica, insorgono i chicchitesta (il problema a Taranto, come a Palermo, è il traffico). Uno spera sempre che si facciano pagare: almeno avrebbero un buon motivo. Ma si teme fortemente che lavorino gratis.

 

PROCURA DI TARANTO - ILVAIL GIP DI TARANTO TODISCOMastrapasqua Chicco Testa EMILIO RIVA - ILVAchicco-testaILVA

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