UNA VITA DA SCHIFANI - A SINISTRA NON LO AMA NESSUNO, A DESTRA ERA L’EROE DEL LODO, È STATO TROMBETTIERE PREZZEMOLINO DEL CAV E ORA GLI DANNO DELL’“UOMO D’ONORE”

Sallusti, nell’editoriale post-decadenza, lo ha bollato spregiativamente come “uomo d’onore” - L’ex presidente del Senato ha minacciato querele e Sallusti allora ha aggiunto un aggettivo: “Viscido” - La piazza dei forzitalioti sventolava i cartelli, sequestrati dalla polizia, “Schifoso Schifani”…

Condividi questo articolo


Antonello Caporale per "Il Fatto Quotidiano"

Napolitano SchifaniNapolitano Schifani

Tra le cose più straordinarie che Silvio Berlusconi ha prodotto si annovera, senza alcun dubbio, Renato Schifani. Siciliano autoctono, naturalmente avvocato, naturalmente moderato, ha vissuto due vite parallele e antagoniste. La prima, legata al riporto, stupenda opera tricologica da parete a parete del cranio, una fodera di capelli orizzontali e sovrapposti come fuscelli di canna, lo consegna nelle braccia di Silvio, il suo Dio. Vero, di lui ha detto che assomiglia a "Cavour", volendo però, con questi toni bassi, confermare lo spirito riflessivo, l'amore per la ponderazione, la prudenza.

Purtroppo è vero: esistono gli scherzi della natura. Infatti il richiamo a Cavour induce Berlusconi a ritirare temporaneamente la pregiudiziale sul riporto. Prima lo nomina capogruppo poi, addirittura presidente del Senato. Sia qui che là Schifani dà il meglio di sé, fortificando i suoi studi sui parametri sospensivi della vita terrena.

LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI RENATO SCHIFANILA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI RENATO SCHIFANI

Egli analizza come un uomo di Stato, fosse proprio Cavour o il suo vice, cioè Berlusconi, abbia bisogno, durante l'espletamento dei suoi altissimi servigi di essere posto al riparo da incursioni malandrine della giustizia politicizzata. Spunta così (e negli annali della storia d'Italia resterà traccia) il suo lodo: le più alte cariche sono extra di nome e di fatto, non sottoponibili a nessuna inchiesta.

La Corte costituzionale con un cavillo sega il pilastro del pensiero schifaniano, giudicando illegittima la sua creatura. Da lì è nata la seconda vita di Renato. Accogliendo (noi pensiamo con dolore) l'estremo invito di Silvio di abbattere il riporto, Schifani in effetti rivela la dimensione della comunione col suo leader. Sorridendo infatti dichiara: "È il mio deus ex forbice". Si fa asfaltare ed esce come nuovo.

"Sei un gran figo", si complimenta Berlusconi. Il sacrificio gli varrà, grazie al senso estetico del leader carismatico per le Istituzioni, la poltrona di presidente del Senato. Temporaneamente Renato lascerà ad Angelino Alfano la firma del secondo lodo (per tutti: lodo Alfano) nel quale la summa delle disposizioni schifaniane funge da struttura portante.

Uomo di stato, ha sempre partecipato alla vita pubblica. Indimenticabili i suoi affacci al Tg1 al mattino e alla sera, con e senza riporto. Le famiglie italiane (lui è cattolico e tiene alla famiglia) lo ricordano con commozione. Procede per sbalzi lessicali e chiude il pensiero nelle seicento parole del vocabolario politico televisivo. Se è bel tempo: bisogna confrontarsi con tutti, siamo moderati e costruttivi. Se è cattivo: non permetteremo che il nostro leader venga infangato.

Accadde anche, in un serrato dibattito a una festa del Popolo della libertà, che Augusto Minzolini, oggi suo collega, lo incalzasse: secondo lei c'è libertà di stampa? Lui: "Venendo qui ho incontrato dei giornalisti. Avevano deciso loro quali domande farmi", così confermandosi liberale fino al midollo. E da liberale cavourriano ha sempre incentrato la sua battaglia politica. In luglio, per fermare la storia agli ultimi mesi, ha contestato aspramente il diniego del Pd di eleggere Daniela Santanchè vicepresidente della Camera.

SALLUSTISALLUSTI

"Qui si vìola l'etica della politica". In settembre ha annunciato, urbi et orbi, le dimissioni in massa dal Parlamento dei seguaci di Silvio. Poi è scomparso qualche giorno e ha affrontato, con la consueta moderazione, la delicata fase di transizione che il centrodestra stava vivendo. Moderando e ponderando ha compreso che con "gli estremismi" non si sarebbe andati lontano. E ha scoperto che Silvio, mancando lui come consigliere alla riflessione, si era circondato di gente come la Santanchè, quella dell'etica. Perciò, con strazio vivo e drammatico, ha preso la decisione fatale e finale: un ricollegamento funzionale con Angelino Alfano.

Quando hanno saputo del trasloco i militanti berlusconiani si sono parecchio incazzati, e con qualche ragione. Per anni hanno dovuto reggere sia il riporto che Schifani, e sul più bello... "Schifoso Schifani", c'era scritto su un cartello l'altro ieri in via del Plebiscito. La polizia ha sequestrato l'offesa ed è toccato a Daniele Capezzone cinguettare su twitter. "In Italia è vietato il free speech??". Ha detto proprio così: free speech. Come al solito nessuno l'ha capito. Alessandro Sallusti allora ha argomentato in un editoriale: "È uomo d'onore". Schifani, infangato: "Ti querelo!". Sallusti allora ci ha aggiunto un aggettivo: "Viscido". Cavour permettendo, il confronto entra nel vivo.

LO SCONTRO TRA SALLUSTI E CICCHITTO A BALLAROLO SCONTRO TRA SALLUSTI E CICCHITTO A BALLARO

 

LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI SCHIFANI E BRUNETTALA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI SCHIFANI E BRUNETTA

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…