etruria renzi boschi padoan visco

VAFFANBANKA! - RENZI DIFFONDE LA LETTERA DELLA COMMISSIONE UE SUI SALVATAGGI BANCARI E FA UN CLAMOROSO AUTOGOL – L’UE DICE CHE NON SI PUO' UTILIZZARE IL FONDO INTERBANCARIO DI TUTELA DEI DEPOSITI SE SI SCEGLIE LA FORMA DEI CONTRIBUTI OBBLIGATORI (CHE DIVENTANO AIUTI DI STATO), MA SE SI SCEGLIE IL SOCCORSO SU BASE VOLONTARIA E' TUTTO LISCIO – I BANCHIERI ITALIANI PERO' NON HANNO VOLUTO SCEGLIERE QUESTA SECONDA ALTERNATIVA PER DUE MOTIVI: PERCHE' AVREBBERO PERSO I BENEFICI FISCALI (1 MILIARDO) E PERCHE' QUALCUNO FRA I BIG MINACCIAVA DI TIRARSI INDIETRO

PADOAN RENZIPADOAN RENZI

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

Matteo Renzi non dice la verità. O per lo meno non la dice tutta. Non è vero che l’Europa ha bocciato l’attivazione del Fondo di tutela dei depositi come aiuto di Stato illegittimo, di fatto costringendo il governo e la Banca d’Italia a optare per il più costoso (oltre che doloroso) piano «B», cioè il salvataggio d’emergenza dei quattro istituti in crisi. C’era un’alternativa per evitare l’assurda «risoluzione» di Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Popolare dell’Etruria.

 

Ed era una soluzione che non solo è stata esaminata a lungo dai vertici dell’industria bancaria e dall’autorità di vigilanza, ma che è stata suggerita dalla stessa Unione europea nella lettera che palazzo Chigi ha fatto circolare ieri. Un’operazione squisitamente mediatica intentata dall’ex sindaco di Firenze per cercare di scaricare su Bruxelles le colpe della bufera legata al «risparmio tradito», ma che sta tornando indietro su Roma, minacciosa come un boomerang. 

il pupazzone di matteo renzi protesta a bruxelles durante il g setteil pupazzone di matteo renzi protesta a bruxelles durante il g sette

 

Insomma, siamo di fronte al più classico degli autogol. La questione, come accennato, ruota attorno al Fondo interbancario di tutela dei depositi. Si tratta di uno strumento privato e finanziato dalle banche, ma considerato formalmente pubblico dall’Ue perché previsto da direttive europee oltre che dalla legislazione nazionale. Un cappello «statale» reso ancor più evidente dal fatto che i contributi sono obbligatori.

 

renzi con merkel cameron van rompuy harperrenzi con merkel cameron van rompuy harper

Tuttavia, il Fondo è «attivabile» anche su base volontaria. E nella lettera di chiarimenti dell’Ue spedita il 19 novembre al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, viene espressamente menzionata questa ipotesi. Sbaglia, quindi, l’inquilino di via Venti Settembre quando sostiene che la lettera «ci dà ragione» perché sarebbe stata l’Europa a vietare l’utilizzo del piano «A». Non è così.

 

fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria  9fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 9

Secondo l’Ue, quando uno o più istituti sono sull’orlo del baratro «se altre banche decidono da sole di intervenire in un meccanismo pienamente privato, questo esula dall’ambito del controllo Ue sugli aiuti di Stato». Che vuol dire? Che Marche, Chieti, Ferrara ed Etruria potevano essere salvate con un meccanismo diverso in grado di sterilizzare sia l’azzeramento delle azioni sia la cancellazione delle obbligazioni subordinate. 

 

Tutto questo è spiegato nella comunicazione che Renzi ha utilizzato come scudo, probabilmente senza conoscerne a fondo i dettagli né i risvolti tecnici. Per cercare di metterci una pezza, il Tesoro, nel tardo pomeriggio di ieri, ha fatto filtrare un’altra comunicazione di Bruxelles, quella relativa a  Tercas. Questa seconda lettera, in realtà, è datata: fu mandata a febbraio da Bruxelles  e anticipava quanto la stessa Commissione Ue avrebbe poi ripetuto a novembre.

 

renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici mieirenzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei

L’utilizzo del Fondo di tutela diventa aiuto di Stato illegittimo solo se si sfruttano i versamenti obbligatori;  sesi sceglie la  «volontarietà» non esistono ostacoli. Tant’è che proprio per Tercas la soluzione è già in pista. E lo spiega lo stesso Tesoro: «È pronto l’intervento di un fondo volontario del sistema bancario». Ed era pronto anche per i quattro istituti di credito «risolti» col consiglio dei ministri di domenica 22 novembre.

 

Non se n’è fatto nulla. I motivi vengono taciuti dai diretti interessati. Sono, però, piuttosto chiari. La prima ragione è  fiscale. Per i contributi obbligatori esiste uno sgravio che non si applica a quelli volontari: lo sconto corrisponde alla defiscalizzazione dei «versamenti» pari a una detrazione Ires del 27,5 per cento.

 

renzi boschi banca etruriarenzi boschi banca etruria

Non è poco e i conti sono stati analizzati pure dagli esperti delle banche: sui 3,6 miliardi tirati fuori (tra quote 2015 al Fondo di risoluzione di Bankitalia e anticipi degli anni successivi) lo sgravio Ires è di 1 miliardo. Se, invece, avessero scelto il finanziamento volontario, non ci sarebbero stati benefici tributari. Non è tutto. Il piano è finito sul binario morto anche per alcuni dissidi fra i grandi gruppi bancari del Paese.

 

Nelle ore più concitate, attorno alla metà di novembre, qualche banca ha minacciato di tirarsi indietro. Un «tradimento» che avrebbe comportato esborsi maggiori a carico di tutti gli altri partecipanti al salvataggio di Marche, Chieti, Ferrara ed Etruria. È quindi è prevalsa la linea «o tutti o nessuno». Con buona pace per chi, grazie alla «risoluzione» delle quattro banche in crisi, ha perso i risparmi di una vita

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)