VIA QUELLA BANDIERA: E’ RAZZISTA- DOPO CHARLESTON, L’AMERICA TORNA A DIVIDERSI SUL VESSILLO CONFEDERATO E SUI SIMBOLI SUDISTI - ANCHE JEB BUSH RIPUDIA LA BANDIERA CON LA CROCE DEL SUD SCHIAVISTA E C’È CHI VUOLE CENSURARE “VIA COL VENTO”

Vittorio Zucconi per “la Repubblica”

 

BANDIERA SUDISTA 1BANDIERA SUDISTA 1

Quella bandiera con la croce del Sud schiavista che sbatte al vento dell’Atlantico sul pennone del Parlamento della South Carolina «è uno schiaffo in faccia a tutti noi discendenti degli schiavi», diceva Gwendolyn Neal, una donna al funerale delle nove vittime del massacro di Charleston. Ma ancora nessuno, neppure la governatrice repubblicana Nikki Haley, ha il coraggio — lei dice «l’autorità » — per ammainarla.

 

Continua a sbatacchiare nel vento di una storia che uccide ancora, ma che ancora non vuole morire e che «allunga la propria ombra», come ha scritto Paul Krugman, «sulla nazione americana», a 150 anni esatti dalla fine della Guerra Civile, tradotta nella permanenza, o nel ritorno, dei simboli di quella infamia. E di quel peccato originale della democrazia americana che neppure i 600 mila morti nel fratricidio fra Nord e Sud hanno lavato.

 

jeb bush annuncia la sua candidatura alle primarie repubblicane  11jeb bush annuncia la sua candidatura alle primarie repubblicane 11

Un’ombra che si materializza ben oltre la bandiere di Stati americani del Sud, come la Sud Carolina, il Mississipi, l’Alabama, che ancora la esibiscono. La si ritrova, grottescamente, in scuole che portano il nome di “martiri” sudisti della Guerra, oggi frequentate, nelle città del meridione americano, soprattutto da scolari neri. Si allunga nei monumenti ai condottieri che guidarono i soldati in grigio, i “Ribelli” secessionisti, generali come il venerato Nathan Bedford Forrest, che sul proprio cavallo di bronzo contempla la gloria di un passato bellico che lo rese famoso per il massacro di reparti di afroamericani disarmati. E procedette, finita la guerra, a creare il Ku Klux Klan, del quale divenne il primo “Grande Mago”, prima di abbandonarlo, persino lui inorridito.

dylann roofdylann roof

 

La si tocca, la si può comperare nei negozi di souvenir gestiti dal Park Service, il corpo federale che ha in cura i parchi e i monumenti nazionali, dove distintivi, bandierine, adesivi con la “croce a X” di 13 stelle e sbarre attribuita al martirio di Sant’Andrea crocifisso, sono venduti ai turisti come innocenti ricordini. E attraversa, la lunga ombra, le città e i sobborghi, dove accade che grandi strade intitolate all’eroe supremo del sacrificio sudista per difendere il sistema della schiavitù, il generalissimo Robert E. Lee, intersechino autostrade dedicate a Martin Luther King.

 

dylann  roof   dylann roof

«Sono semplici riferimenti alla storia, omaggi al sacrificio di uomini e donne che diedero la vita per ciò in cui in buona fede credevano », tenta di difendere quei simboli il presidente dei Figli della Confederazione, i sudisti. Ma tutti i repubblicani in corsa alla Casa Bianca — con Jeb Bush, il favorito, in testa — l’hanno definita per quello che è, a proprio rischio e pericolo politico: «Il residuato di un odio che va cancellato ». Come tutti gli insulti, anche questo, fuso nei monumenti ai generali e ai caduti in grigio, stampato sulle indicazioni stradali, esibito sui pennoni delle sedi dei governi e dei parlamenti statali, vale per come viene ricevuto, e non per le intenzioni di chi lo lancia.

 

 

dylann   roof   dylann roof

La grande maggioranza degli americani interrogati conviene che quella croce a X orizzontale, che era la “bandiera di battaglia” delle Armate della Virginia condotte da Robert Lee alla decisiva sconfitta di Gettysburg nel 1863, è un residuato delle nostalgie segregazioniste e che come tale andrebbe vietato, come svastiche, teste di morto, fasci littori nell’Europa sopravvissuta al Nazismo e al Fascismo.

 

Ma la certezza cambia segno quando l’opinione pubblica è sondata in quegli Stati del Sud dove è facile incrociare pick up con le bandiera di Lee incollata orgogliosamente sui paraurti. O quando si vedono segni che indicano spacci di fucili e armi per la caccia ai “coons”, ai procioni. Dove tutti sanno che “raccoons” è slang per “negri”.

 

Se i sintomi resistono, questo significa che la malattia può essere in remissione, ma non è guarita. «È il segnale che la nostalgia per la segregazione, se non proprio per lo schiavismo, resiste», nota Kareem Crayton, professore alla università della North Carolina.

 

jeb bush annuncia la sua candidatura alle primarie repubblicane  8jeb bush annuncia la sua candidatura alle primarie repubblicane 8

La bandiera con la croce a X fu infatti adottata e sventolata nel 1962, all’alba delle politiche di integrazione etnica imposte da Eisenhower, riprese da Kennedy e trasformate in leggi nazionali da Johnson. Il significato di nuova ribellione alla “tirannide degli yankee”, compreso anche il texano e dunque ben poco “nordista” Johnson, era ovvio, deliberato. E anche nel naufragio umano e mentale di Dylann Roof, il macellaio di Charleston che voleva ricominciare la Guerra Civile falciando fedeli in un tempio cristiano, la “Rebel Flag”, la bandiera dei secessionisti, è la zattera alla quale ci si aggrappa.

 

Le linee di rottura, secondo quella faglia razziale che l’elezione di Obama ha forse reso ancora più visibile, riaffiorano. Studenti alla Università del Texas hanno chiesto al Rettorato di abbattere il monumento a Jefferson Davis, presidente della Confederazione sudista. Il governatore dell’Idaho, Stato dell’estremo West che neppure esisteva quando soldati blu e grigi si massacravano, ha fatto ammainare la bandiera della Carolina del Sud che sventolava, insieme con le 49 degli altri Stati dell’Unione, dalla piazza davanti al parlamento.

 

VIA COL VENTOVIA COL VENTO

I souvenir shop del Servizio Parchi ha ritirato tutta la merce con simboli della Confederazione. Non solo: mentre per il New York Post bisognerebbe addirittura censurare un classico come Via col vento per la sua antica ma non troppo velata vena razzista, c’è chi chiede di far scomparire dai negozi la facciona da domestica afroamericana che orna lo sciroppo per plumcake Aunt Jemima , prodotto sin dal 1889, e ovviamente anche un marchio notissimo come il bonario sorriso da cameriere nero del riso Uncle Ben’s .

 

Ma per eliminare dai pennoni — o da bandiere ufficiali, come quella del Mississipi — la croce del supplizio degli schiavi, occorrono voti, maggioranze nelle assemblee legislative locali, garanzie che i politicanti locali non sono in grado di dare se non vorranno essere travolti alle prossime primarie. E il sospetto, alimentato da una polemica sui reperti sudisti che dura da mezzo secolo, è che ancora una volta, espresso lo sdegno d’ordinanza per le telecamere e i social, gli aspiranti alla Casa Bianca aspettino che anche quest’ombra passi. Perché senza i voti del Sud nessun repubblicano può sognare la presidenza.

 

BANDIERA SUDISTABANDIERA SUDISTA

Le bandiere delle Armate Sudiste continueranno a schiaffeggiare le donne come Gwendolyn, perché il rancore, il fastidio per quei clandestini dalla pelle scura che si credono cittadini a pieno titolo sono parte integrante del tessuto culturale di persone che ancora sognano la rivincita contro gli invasori del Nord. Rinunciarvi significa rinunciare a un pezzo della propria identità, spesso tutto ciò che rimane nella miseria e nella emarginazione dei falliti con la pelle chiara.

 

E non importa che Robert E. Lee, il generalissimo, inorridirebbe davanti a questi indigeribili rigurgiti, lui che, dopo avere magnificamente combattuto un nemico troppo superiore, sconfessò per sempre la guerra. Quando fu messo alla guida di un’accademia paramilitare per adolescenti in Virginia, Lee, pur accettando l’incarico dai vincitori, ostentatamente marciava di contropasso, per segnale il proprio fastidio a ogni forma di militarismo.

 

BANDIERA SUDISTA SERIE TV HAZZARDBANDIERA SUDISTA SERIE TV HAZZARD

Le belle colline sulle rive del Potomac, a sud di Washington, oggi punteggiate dalle croci bianche dei caduti, erano terre di Lee, che lui donò al governo del vincitore Ulysses Grant per farne un cimitero ai caduti. Per un mentecatto come Roof, o per i “ribelli” da souvenir o da schioppo per abbattere procioni avrebbe soltanto disprezzo, lui che dall’ombra aveva saputo uscire.

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…