AL VOTO, AL VOTO! “HO SBAGLIATO QUALCOSA” RENZI FA AUTOCRITICA E TEME IL REFERENDUM - NEL SUO ENTOURAGE CRESCE LA CONVINZIONE CHE SI ANDRÀ AL VOTO NEL 2017 - QUEL SONDAGGIO DEL TG DI LA7 CHE DÀ IL CENTRODESTRA UNITO DAVANTI AL PD

renzi de bortolirenzi de bortoli

Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”

 

Nel racconto celebrativo di questi due anni di governo, tra slide delle riforme fatte e «segni più» conquistati, si apre la fessura di un' autocritica: «Qualcosa abbiamo sbagliato». Lo ammette Matteo Renzi nella sua settimanale e-news, parlando esplicitamente di «errori commessi».
 

Anche se non dice quali. La conclusione, ovviamente, è un' iniezione di ottimismo: «Avanti tutta, con la stessa fame del primo giorno».
 

Questa piccola autocritica, però, è rivelatrice della consapevolezza che la realtà è meno trionfalistica di quello che si racconta. La ripresa è appesa ai decimali. Il Jobs Act ha dato risultati, ma inferiori alle aspettative. E quest' anno, con gli sgravi fiscali per i neo-assunti più che dimezzati, il bilancio rischia di peggiorare.
 

La riforma della scuola, che doveva essere il fiore all' occhiello del governo, è stata accolta senza infamia e senza lode. L' Europa non cambia verso. La vicenda delle unioni civili si è rivelata disastrosa, con il Pd costretto a rimangiarsi la linea sulle adozioni, a rimettere in campo il governo

 

RENZIRENZI

(quando aveva detto che era un ddl parlamentare) e a cedere a una forza piccola come Ncd, riuscendosi a inimicare l' elettorato di sinistra e quello moderato. In più si affaccia l' ipotesi di una manovra correttiva in aprile. L' effetto di questo incrocio di fattori è che mondi finora vicini al "renzismo" si stanno via via allontanando.
 

È uno scenario complicato, insomma, quello in cui cade l' anniversario dei due anni di governo. Tanto che, anche tra i fedelissimi del premier, si è sempre più convinti che si voterà per le politiche nel 2017.
 

Meglio andare subito all' incasso, magari sull' onda del successo del referendum, piuttosto che esporsi a un futuro incerto. Non a caso i suoi avversari interni hanno deciso di stringere i tempi, lanciando lo sfidante alla segreteria: Enrico Rossi. Il problema di Renzi, in ogni caso, non è la segreteria del Pd, ma la possibilità di ottenere un secondo mandato (il primo ottenuto nelle urne).

 

renzi a319renzi a319

Per arrivare all' appuntamento in buona salute, Renzi non solo deve sperare che la situazione economica non peggiori, ma deve passare indenne due appuntamenti che si complicano ogni giorno di più: nella prima metà di giugno le elezioni amministrative, la prima o seconda domenica di ottobre il referendum confermativo della riforma costituzionale. Il primo è appeso ai risultati di Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli. E non c' è nulla di scontato, viste le lotte dentro il Pd e lo sfaldarsi del centrosinistra.
 

È, però, il referendum, quello a cui Renzi ha legato la prosecuzione della propria carriera politica, quello che incomincia a preoccupare i più avveduti. Il rischio, infatti, è che si allarghi il fronte di chi si impegnerà per il "no". Invogliati dalla possibilità di far fuori Renzi.

SALVINI MELONI BERLUSCONISALVINI MELONI BERLUSCONI

 

Non solo la sinistra e il centrodestra, ma anche pezzi di mondi cosiddetti moderati, dal popolo del Family Day ai piccoli imprenditori, artigiani, commercianti che avevano dato credito a Renzi, ma che non vedono miglioramenti sensibili. Insomma, il Paese profondo. Persino la cancellazione della tassa sulla prima casa, sui cui il premier ha investito attese e soldi, si comincia a temere non produrrà gli effetti sperati. Il campanello d' allarme è scattato quando sono arrivati i risultati del bonus per il primo figlio, utilizzato da molti meno del previsto.
 

renzi cameron draghirenzi cameron draghi

Un altro indizio che qualcosa si è rotto nel rapporto tra il premier e i mondi che fin qui lo hanno sostenuto è l' attacco che gli ha sferrato nei giorni scorsi Mario Monti. La prova, a detta di molti, che l' establishment scommette sull' uscita di scena del Rottamatore. È vero che il premier è ancora forte e i suoi avversari deboli. Ma potrebbe cominciare un lento logoramento.
 

ENRICO ROSSI ENRICO ROSSI

Qualche segnale si vede: il Pd è tornato alle percentuali tradizionali della sinistra, 30-33%, la fiducia nel premier si è dimezzata rispetto a due anni fa, ieri un sondaggio del Tg di La7 dava il centrodestra unito davanti al Pd. Renzi lo ha capito ed è già corso ai ripari: più impegno nei social network (la pagina facebook del governo), una campagna di affissioni con i manifesti sui due anni di governo, più uscite in giro per l' Italia.

 

Ieri, per esempio, è stato in Abruzzo ai laboratori del Gran Sasso dell' Istituto nazionale di fisica nucleare e in un' azienda. E nella e-news ha confermato l' intenzione di muoversi di più: «Sono stato molto (troppo) tempo a Roma, chiuso a palazzo Chigi. Per i prossimi due anni mi vedrete molto più girare nel cuore del nostro Paese: mi manca il contatto con le persone, con il Paese profondo e semplice». Ha otto mesi per riconnettersi con il Paese. Poi ci sarà il referendum.
 

cirinna' renzicirinna' renziporta a porta renziporta a porta renzi

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)