WOJTYLA, DIECI ANNI DOPO - IL 2 APRILE 2005 MORIVA IL PAPA POLACCO, PRIMO PONTEFICE A COLORI, DOLCE CON LE FOLLE E AUTORITARIO IN CURIA, INTOLLERANTE VERSO LE PERSONALITÀ INDIPENDENTI - SI DEVE A LUI LA PRESENZA “GEOPOLITICA” DELLA CHIESA

Marco Politi per il “Fatto Quotidiano”

 

karol wojtyla e sergio mattarella karol wojtyla e sergio mattarella

La morte fu un evento, milioni di uomini e donne, cattolici, non credenti e seguaci di altre religioni in fila giorno e notte per lanciare un ultimo sguardo nella basilica vaticana al corpo del pontefice, che aveva attraversato il mondo come nessun altro. E poi il funerale coinvolgente. La malattia fu un evento, perché brutalmente focalizzava l’attenzione di tutti sulla dignità di ogni essere umano sofferente e il messaggio, trasmesso da un fisico piagato ma sorretto da un ideale.

 

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Dieci anni dopo quella scomparsa, il 2 aprile 2005, Giovanni Paolo II appare già così lontano. I ventenni di oggi non sanno quasi nulla di lui. I trentenni non hanno idea di cosa sia stato il mondo spaccato dalla cortina di ferro, la sua lotta contro il totalitarismo sovietico, il suo allarme per l’egemonia sognata dagli ideologi del “secolo americano”.

 

Nel trapasso tra il Novecento e l’inizio di millennio il pontefice polacco si staglia come forse l’unico grande leader – con le sua pagine chiare e scure – di quella stagione tumultuosa.

 

Giovanni Paolo II è stato l’ultimo papa imperiale. Sovrano assoluto nella comunità cattolica. Potente nel suo messaggio che la fede ha ancora un ruolo significativo da giocare nel mondo secolarizzato, caldo ed empatico con le folle e specialmente con i giovani, vicino ai dannati della terra dei cinque continenti, inflessibile nella repressione dei teologi scomodi silenziati dal Sant’Uffizio di Joseph Ratzinger.

 

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Un imperatore abituato a vescovi scelti per la loro “affidabilità”, intollerante nei confronti di personalità troppo indipendenti come Carlo Maria Martini. Autoritario nel respingere la proposta maggioritaria del Sinodo sulla Famiglia del 1980, che aveva chiesto di studiare il sistema delle seconde nozze nelle Chiese ortodosse.

 

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E al tempo stesso un “messaggero di pace e testimone di speranza” come fu chiamato dai fedeli. Essenziale nella sobria tonaca bianca, diventata simbolo come il pastrano grigio di Napoleone. E napoleonica fu la sua traiettoria che – come avvenne alla Francia di Bonaparte – lasciò la Chiesa con i problemi trovati alla sua elezione: la crisi irrefrenabile delle vocazioni, lo scisma silenzioso dei fedeli lontani dai diktat dottrinari, l’insostenibilità di una un’etica sessuale radicata in una cristianità patriarcale al fondo contadina, l’emarginazione delle donne da posizione decisionali nella comunità ecclesiale, il permanere di una struttura ecclesiastica monarchica incompatibile con l’evoluzione dei tempi (come il cardinale Ratzinger aveva intuito poco prima della morte di Wojtyla).

 

WOJTYLA WOJTYLA

Dieci anni dopo, a confronto con un Francesco per nulla “pontefice massimo” e caratterizzato piuttosto dalla semplicità di un discepolo di Cristo, Wojtyla sembra venire da un’epoca storica remota. Quasi medievale nella sua pregnanza. Eppure nella storia della Chiesa ci sono flussi di impulsi, che si trasmettono da un pontificato all’altro. Sul finire della sua parabola Wojtyla si era concentrato su quella visione del “Gesù misericordioso” apparso in visione alla suora polacca Faustina Kowalska, da lui proclamata santa nel 2000.

Manifesto per la beatificazione di WojtylaManifesto per la beatificazione di Wojtyla

 

E “misericordia” è diventata la parola cardine del pontificato di Bergoglio e del prossimo Giubileo. L’intuizione dei convegni interreligiosi iniziati da Wojtyla ad Assisi nel 1986 e l’amicizia con ebrei e musulmani è la base del dialogo costante praticato da Francesco con le altre religioni. Il mea culpa solenne, pronunciato da Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000 per gli errori e gli orrori commessi dalla Chiesa nei secoli, è il fondamento su cui poggia il pungolo critico di Francesco nell’opera di purificazione dell’istituzione cattolica.

WOJTYLA e Marcinkus WOJTYLA e Marcinkus

 

Ed è tutta wojtyliana la presenza geopolitica del Vaticano sulla scena mondiale, ispirata da una tenace opposizione alle guerre e dalla convinzione che solo l’Onu può esercitare “ordine”.Francesco qui segue Giovanni Paolo II. Ma soprattutto si avverte un robusto collegamento nella denuncia di entrambi contro l’“ideologia radicale” del profitto, che produce intollerabile inequità (parola di Francesco) sul pianeta. La forza della Chiesa sta anche in questi passaggi di testimone.

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Wojtyla e la famiglia PoltawskaWojtyla e la famiglia PoltawskaKarol Wojtyla in bandanaKarol Wojtyla in bandanaD'ALEMA PREMIER (1999) VISITA WOJTYLAD'ALEMA PREMIER (1999) VISITA WOJTYLAKarol Wojtyla Karol Wojtyla PAPA WOJTYLA FIDEL CASTROPAPA WOJTYLA FIDEL CASTROgorbaciov e wojtylagorbaciov e wojtyla

 

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