AZZURRI DI FERRO - MURA: "QUALIFICAZIONE IN TASCA DOPO SOLO DUE PARTITE MA UN PASSO INDIETRO NEL GIOCO" - SCONCERTI: "QUESTO È UN TORNEO FATICOSO PERCHÉ MOLTO TATTICO. NON È UN CASO CHE MOLTE PARTITE SI STIANO DECIDENDO NEGLI ULTIMI MINUTI. LA MOSSA DECISIVA DI CONTE È STATA SOSTITUIRE PELLÉ" - -

Mura: “Di grandissime squadre non c’è l’ombra. Non lo è, per ora, la Francia, che ha il tabellone a favore. Lo sarebbe la Croazia, non fosse condizionata da un tifo idiota e violento” - Sconcerti: “Era utile giocare una partita difficile perché serviva a mettere in risalto le qualità individuali. E qualcuna si è vista. Giaccherini, Eder, gli stessi Florenzi e Candreva, anche Parolo”... -

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1. LA DIVERSITA’ CI FA VINCERE

Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”

 

Quando ho visto che la Svezia è partita forte, ho pensato che allora avremmo vinto davvero. Questo è un torneo faticoso perché molto tattico, se fai uno sforzo subito lo paghi dopo. Non è un caso che molte partite si stiano decidendo negli ultimi minuti. L' equilibrio si altera naturalmente solo con la stanchezza, è in quel momento che arriva, se ce l' hai, la differenza. L' Italia ha questa sua differenza.

 

È stata meno bella che col Belgio, ha dovuto adattarsi alla partita ma l' ha vinta giustamente. Nel primo tempo abbiamo pagato gli spazi stretti imposti dalla Svezia. Questo favoriva la loro forza fisica, scompariva tutto il nostro centrocampo, erano in difficoltà sia Candreva che Florenzi. Nel secondo, con la loro stanchezza, è tornata fuori la nostra diversità: abbiamo 4-5 giocatori di velocità, scattisti puri, come Giaccherini, Eder, gli stessi Florenzi e Candreva, anche Parolo.

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Appena la nostra difesa si alza, i velocisti portano il loro contropiede alto subito dentro l' area avversaria. Per questo la mossa decisiva è stata sostituire Pellé, significava rinunciare a giocare di forza, smetterla con i cross alti dove arrivavano sempre prima gli altri, cercare la rapidità e il pallone a terra.
 

Fuori dal suo tran tran organizzato, appesantita da un' ora di possesso palla, la Svezia si è avviata verso la sua deriva. Splendido e dimenticato il gol di Eder.
Ne ha fatti tanti così, da tempo non ne segnava più.
 

Ma era lui, per caratteristiche fisiche, l' uomo della gara. Mi fa quasi piacere che per larghi tratti l' Italia sia stata in imbarazzo, era la realtà che tornava. Era utile giocare una partita difficile perché serviva a mettere in risalto le qualità individuali. E qualcuna si è vista. È vero che non abbiamo i giocatori di un tempo, ma è anche vero che sono tornei come questo che fanno grande un giocatore. Li cominci che vali 10 milioni, finiscono e sei arrivato a 40.
 

Qualche buon investimento lo stiamo facendo. Non si è visto Ibra, ma anche questo era previsto. La Nazionale lo rende paterno, gli toglie arroganza. La storia dei buoni dunque continua. Il gruppo, le cose umili, l' eterno Natale dell' anima del contismo. Ma si vede anche un po' di calcio diverso. È questo che ci sta portando avanti.

 

 

2. UN PASSO INDIETRO E UNO IN AVANTI

Gianni Mura per “la Repubblica”

 

Un passo indietro per quanto riguarda il gioco e quel che al gioco è connesso: l’intensità, l’efficacia, quei picchi d’emozione che fanno saltare sulla sedia anche chi sta a casa. Un passo avanti, e che passo, nella classifica del girone.

 

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La qualificazione in tasca dopo due sole partite. E quanti ci avrebbero pensato? Pochi, ha ragione Conte. Tolosa gli dà ragione più d’una volta. Le conteremo più avanti. La missione compiuta in anticipo rende meno noiosa una partita da sbadigli, tutt’altra cosa rispetto a quella col Belgio. E non solo perché la Svezia non è il Belgio, anche perché l’Italia non era l’Italia.

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Pure, Conte aveva cambiato una sola pedina, Florenzi per Darmian, e anche qui ha avuto ragione. Tanti o tantissimi cambi potrà farli nell’ultima partita, rischiare ieri per eccesso di sicurezza era da stupidi, e Conte non è stupido. Stupito forse sì, per tutto il primo tempo, quando loro attaccavano male e noi difendevamo bene, ma oltre alla difesa nulla si vedeva. Oppure sì, ma non era un bel vedere: molti lanci lunghi sbagliati, pressing poco efficace perché non coordinato e simultaneo, attaccanti abbastanza isolati e poco mobili, Candreva terzino aggiunto, scarsità di occhi di tigre.

 

Un piccolo mistero, non spiegabile con la prestazione della Svezia, che ha cercato di attaccare ma senza alcun problema per Buffon. È ovvio che non tutte le partite si possono giocare come quella col Belgio, grande ma anche dispendiosa. Può darsi sia affiorata un po’ di fatica, oppure si sia deciso di aspettare gli ultimi minuti per chiudere la pratica. Non esaltante l’Italia, ma senza rischiare nulla. Sembrava tutto incanalato verso lo 0-0, Ibrahimovic era ben contenuto da De Rossi quando arretrava, da uno dei difensori, di preferenza Chiellini, quando si presentava in area.

 

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Il gol dava due volte ragione a Conte: prima nel cambio Pellè-Zaza, che imbeccava Eder per l’1-0. Bravo Eder. Di venerdì 17 gol del numero 17 quando mancano più o meno 17 minuti alle 17. Ma questo riguarda solo i superstiziosi. Conte ha avuto ragione nel portare in Francia Eder sfidando un’opinione pubblica che lo dava per disperso, oppure non particolarmente utile alla causa. E già col Belgio Eder s’era fatto apprezzare non tanto come attaccante ma come difensore, spolmonandosi in rincorse sui contropiede di Lukaku e Mertens. Una dedizione così non può che far piacere a un ct che da una vita predica i valori del collettivo.

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Il passo avanti prendiamolo per più importante del passo indietro. Di grandissime squadre non c’è l’ombra. Non lo è certamente, per ora, la Francia, che ha il tabellone a favore. Lo sarebbe la Croazia, non fosse condizionata da un tifo idiota e violento. Può ringraziarli, la squadra.

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Aveva tre punti in tasca, i petardi hanno spezzato il filo del loro gioco. Dopo i russi, gli inglesi, i tedeschi, i marsigliesi, anche i croati hanno risposto all’appello. Nel nostro piccolo, è consolante che i tifosi italiani non creino problemi. Però non prendiamoci in giro evocando la totale sicurezza di stadi in cui, chissà come mai, entra di tutto.

 

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