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AZZURRO STINTO - LA NAZIONALE DI CONTE DOMANI AFFRONTA LA BULGARIA CON MILLE DUBBI: I GIOVANI NON CRESCONO E I VETERANI SONO IN DECLINO - TUTTO È DA COSTRUIRE, SISTEMA DI GIOCO INCLUSO, MA MANCANO GLI INGREDIENTI: IL CALCIO ITALIANO NON È MAI STATO COSÌ ARIDO DI TALENTI

1 - «ZITTI E PEDALARE»

Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera”

 

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 Il lungo autunno acido di Antonio Conte, tra la qualificazione all' Europeo che si avvicina e la squadra che non decolla. «È il momento di pedalare in silenzio», racconta l' uomo dei sogni nella notte umida del Franchi. Conte allenatore della Juve era sempre in guerra con il mondo. Conte c.t. dopo sei mesi in battaglia è diventato riflessivo, pacato, diplomatico. Dentro la divisa federale sembra aver smarrito l' animo del guerriero. E la squadra, almeno contro Malta, si è allineata e coperta: come se le mancassero le scariche di adrenalina.

I risultati e il gioco, in questa fase, non vanno d' accordo.

 

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L'Italia ha riacciuffato il primo posto nel girone H proprio in occasione della partita più brutta. È vero che il calcio è cambiato e che non esistono più squadre materasso (l'Azerbaigian ha fermato sullo 0-0 la Croazia). Ma la Nazionale è in quella strana e pericolosa fase di passaggio tra un ciclo e l' altro. «Da noi si pretende il massimo e si tende a dimenticare cosa è successo in passato», la critica di Conte alle critiche.

Non è un caso se negli ultimi due Mondiali siamo usciti al primo turno. E l' invasione straniera condiziona le scelte e penalizza la qualità.

 

Il momento è delicato. I vecchi invecchiano, in alcuni casi di colpo. Pirlo, appena emigrato a New York, sembra in sofferenza, come se avesse smarrito il tocco magico. E l' intesa con Verratti è un rompicapo. I due insieme non convincono.

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«Certe valutazioni le tengo per me», fa muro l' allenatore. Ma ci vuol poco a capire che non è rimasto soddisfatto, tanto che domani a Palermo con la Bulgaria dovrebbero rimanere entrambi in panchina a favore di De Rossi. In vista del secondo appuntamento ravvicinato sta nascendo un'Italia diversa.

 

Conte sta pensando di tornare alla difesa a tre con Barzagli, Bonucci e Chiellini davanti a Buffon che in Sicilia giocherà la centocinquantesima partita azzurra. Gli esterni potrebbero essere Candreva e Darmian (in vantaggio su De Sciglio), Florenzi e Parolo si giocano una maglia accanto a Soriano mentre l' infortunato Bertolacci (problema muscolare) è già rientrato a Milano. Vazquez, più di Zaza, accanto a Pellè.

 

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Conte vuole pensarci bene, questa mattina la prova generale cancellerà i dubbi. La rivoluzione però sta maturando con 6 o 7 cambi. In attesa di tempi migliori e della new generation, i talentini della Under 21, da Berardi a Bernardeschi, soprattutto Rugani e Romagnoli, senza dimenticare Benassi del Toro.

 

«Bisogna insistere, lavorare, crederci», la mission di Antonio, che non ha intenzione di mollare. L'intensità che manca è una questione di condizione fisica, sulla continuità di azione si lavora duro in allenamento. Il problema è la qualità dell' attacco. A Firenze come era successo a Malta, ci ha salvato Pellè. La speranza è recuperare Rossi, ma da qui in avanti l' occhio del c.t. cadrà inevitabilmente su Balotelli, di fronte alla stagione della verità.

 

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2 - L' ABITUDINE ALLA MEDIOCRITÀ DELL' ITALIA SENZA PIÙ STELLE

Enrico Currò per “la Repubblica”

 

Corto maltese. Il breve video dell' esultanza scomposta Cdi Conte per il gol di braccio di Pellè a Malta racconta la cruda realtà del calcio italiano. La Nazionale - massima espressione dello sport più popolare del paese (1.073.286 calciatori tesserati e almeno il triplo di praticanti) - festeggia la minuscola vittoria casalinga contro la squadra di un' isola di 416 mila abitanti, terz' ultima in Europa davanti a San Marino e Andorra. «Siamo tutti sotto esame, a cominciare da me».

 

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A 8 mesi da un Europeo ancora da conquistare, la sincerità del ct barricato a Coverciano, dove ieri ha fatto a porte chiusissime con bodyguard ovunque le prove per domani a Palermo con la Bulgaria, smaschera un serio problema. Con pochissime certezze (la difesa juventina, Darmian, i dribbling di Candreva), tutto è da costruire, sistema di gioco incluso: il passaggio dalla difesa a 3 e dall' attacco a 2 punte al 4-3-3 è così poco convincente da autorizzare la tentazione del ritorno al punto di partenza. Il presidente della Figc Tavecchio vuole prolungare il contratto di Conte al 2018. Ma la questione impellente non è più l' eventuale successore, da Ancelotti in giù. I dubbi sono più prosaici.

 

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Quello inedito è Pirlo. Conte ha ammesso per la prima volta che il regista, emigrato in America, è in discussione. «Dovrà dimostrarsi all' altezza, come tutti». E che l' intesa con Verratti interno perplesso («qui si gioca meno il pallone rispetto al Psg») è da verificare. «Come ho visto Pirlo e Verrratti insieme? Me lo tengo per me». Pasqual, Bertolacci (infortunato) e Gabbiadini hanno perso l' occasione. Pellè e Eder sono affidabili, non certo intoccabili: si riaprono spiragli per Balotelli e Rossi.

 

Intanto, col pupillo Giaccherini pronto a rimettersi in mostra a Bologna, il ct dà il via alla battaglia per evitare il taglio anticipato, anche se forse derogherà alla bocciatura di chi non è titolare nel club (a Firenze hanno giocato Pasqual e Gabbiadini). In molti sperano nella vetrina di Palermo: De Sciglio, Criscito, El Shaarawy, Insigne, Immobile e Zaza. Ma potrebbero ottenerla De Rossi e Vazquez. Conte ha solo le 2 settimane di ritiro prima di Euro 2016, per tornare allenatore a tempo pieno e compensare le vistose carenze della squadra.

 

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Il punto toccato giovedì a Firenze sembra il più basso della storia. E il ct, chiunque sia, c' entra poco. Negli ultimi 6 anni se ne sono avvicendati 3 (Lippi, Prandelli e Conte), ma delle 72 partite del declino iniziato alla Confederations 2009 (tolte le 12 del felice Euro 2012 e della discreta Confederations 2013) l' Italia ne ha vinte soltanto 30, perdendone 16 (il 22%). Ormai stenta anche in casa, contro avversarie storicamente debolissime.

 

L'Azerbaigian, nel 2003 sommerso a Reggio Calabria (4-0), 11 mesi fa a Palermo accarezzò il pari. I maltesi non avevano mai sfiorato il vantaggio come a Firenze, nemmeno nello 0-2 della gestione Prandelli: li umiliarono l' Italia di Vicini (5-0) e quella di Sacchi (6-1). Le prime volte cominciano a essere troppe: alla vigilia del Mondiale brasiliano l' 1-1 di Perugia, in amichevole col Lussemburgo, venne colpevolmente sottovalutato, mentre nell' 81 l' 1-0 dei futuri campioni di Bearzot aveva suscitato indignazione.

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Oggi prevale il disincanto. L' Italia in caduta è stata sbattuta fuori al primo turno dei Mondiali da Slovacchia e Costa Rica, ha pareggiato con Nuova Zelanda, Armenia e Haiti e dopo l' Egitto, alla Confederations 2009, ha perso quasi sempre con le nazionali extraeuropee. «C' è un cambio generazionale», spiega il ct di Malta Ghedin, ex Figc. L' oriundo Eder la butta sulla globalizzazione.

 

«Nessuno più è tatticamente ignorante: tutti sanno come metterti nei guai». Il più lucido è l' unico nuovo talento sbocciato nel deserto. Allo United Darmian ha già constatato la differenza. «Il ritmo. Rispetto alla serie A, è molto più alto». In effetti la sveglia è suonata quando lui ha sfoggiato ritmi da Premier League. Giovedì, a parte i tre juventini superstiti, l' Italia aveva solo due giocatori da Champions: il parigino Verratti e l' inglese Darmian. Ne servirebbe qualcun altro, per non arrendersi alla mediocrità.

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