1. NEL GIORNO DELL'ITALICUM, TUTTI GLI OCCHI SULLO STADIUM. PIÙ CHE JUVENTUS CONTRO REAL MADRID, SARÀ JUVENTUS CONTRO ANCELOTTI, L'UOMO CHE GLI ULTRAS BIANCONERI NON HANNO MAI AMATO, RIBATTEZZANDOLO "MAIALE" PER VIA DELLA SUA FORMA ‘SMAGLIATA’
2.  CARLETTO STASERA PAGHEREBBE DI TASCA SUA PER SFREGIARE LO JUVENTUS STADIUM
3. I BIANCONERI PUNTANO TUTTO SULL’ETERNO PIRLO, RILANCIATO PROPRIO DA ANCELOTTI CHE LO CONSIDERA UN FRATELLO, E SULL’APACHE TEVEZ, CHE IN STAGIONE HA GIÀ SEGNATO 28 GOL
4. IL REAL È ORFANO DEL METRONOMO DI CENTROCAMPO MODRIC, INFORTUNATO, E DI BENZEMA, MA SCHIERA LA CLASSE DI CRISTIANO RONALDO, UNO CHE FA PAURA ANCHE DA SOLO
5. MASSIMILIANO ALLEGRI: “DI UNA COSA SONO SICURO, LA PARTITA NON FINIRÀ ZERO A ZERO”

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Giancarlo Dotto per Dagospia

 

ancelotti simeone ancelotti simeone

Nel giorno dell'Italicum, tutti gli occhi sullo Stadium. Più che Juventus contro Real Madrid, sarà Juventus contro Ancelotti, l'uomo che gli ultras bianconeri, chissà perché, o forse si sa perché, non hanno mai amato, ribattezzandolo "maiale" per via delle sue forme smaglianti.

 

L'ha confessata anche nella sua autobiografia, il Carletto transnazionale, la sua idiosincrasia per il mondo Juve, quel mondo in particolare, la trimurti, Moggi, Giraudo e Bettega, dove lui non si è mai sentito più di un accessorio.

 

Ancelotti ha l'assetto e l'aspetto di un uomo placido che non chiede altro alla vita di non disturbarlo più di tanto, ma l'apparenza una volta di più inganna. L'uomo cova forti passioni e un orgoglio smisurato. Stasera pagherebbe di tasca sua per sfregiare lo Juventus Stadium.

L'arma giusta e letale ce l'ha, si chiama Cristiano Ronaldo.

 

 

2.LA GRANDE OCCASIONE

Roberto Perrone per il “Corriere della Sera

 

Per una notte magica ci vuole un prestidigitatore. È la Grande Occasione bianconera, è Juventus-Real Madrid, la partita più importante in programma allo Stadium dal giorno della sua inaugurazione, l’8 settembre 2011. Quel giorno la Juventus non ha firmato un armistizio ma, al contrario, ha aperto le ostilità che l’hanno portata qua, 4 scudetti dopo, alla vigilia di una semifinale di Champions League contro chi questa Coppa ce l’ha sulle maglie.

ancelotti ancelotti

 

Juventus e Real Madrid, 20 finali di Coppa dei Campioni in due, sedicesimo confronto (8 a 7 per le meringhe). L’ultima volta che si sono incrociate a questo punto (6 e 14 maggio 2003) la Juventus trascinata da Pavel Nedved travolse lo squadrone bianco. Chi potrebbe essere il nuovo leader maximo bianconero? Carlos Tevez, ad esempio, il papà che suona il violino perché piace a sua figlia, l’Apache dei 28 gol stagionali di cui 6 in Champions in 10 partite, quanti nelle precedenti 33. «Quando sono venuto qui Agnelli mi ha detto che voleva lottare per la Champions. Sono contento, siamo qui in una semifinale senza un favorito. Ho fatto bene qui per la fiducia di dirigenti, allenatore, compagni: quando uno si sente importante rende al massimo, anzi un po’ di più». 

allegri durante juventus lazio 8 allegri durante juventus lazio 8


Potrebbe essere Arturo Vidal, el Guerrero dei gol importanti, come quello che ha vidimato lo scudetto quattro giorni fa. O forse Andrea Pirlo, affascinante l’idea che spazzi via il suo mentore, l’allenatore che lo ha trasformato da soggetto non identificato nel campione che è. Intrigante l’ipotesi Alvaro Morata, l’ex, il ragazzo mandato a crescere in provincia, come il palazzo madridista considerava la Juventus prima di trovarsela in semifinale. «È cresciuto tantissimo» assicura Tevez. Forse, anzi sicuramente non sarà un giocatore solo, magari un allenatore di illusionisti che colgano la grande occasione facendo sparire il coniglio bianco. «Il gran segreto è il gruppo» chiosa l’Apache. 


Sulle due panchine siedono due tecnici con molti incroci in comune. Citiamo il più importante: entrambi sono arrivati alla Juventus, in epoche diverse, accolti da calci, sputi e poco uso della testa. Accusati di precedenti contrapposizioni e lesa maestà — uno sostituiva Marcello Lippi, l’altro Antonio Conte — hanno poi avuto percorsi differenti. Due scudetti persi all’ultima giornata non hanno consentito a Carlo la rivalsa dei fatti l’unica che sia lui, sia Max cercano. Il livornese l’ha ottenuta. Sorride, sornione. «Nel calcio contano i risultati. Il calcio è materia opinabile, tutti possono parlare. Le parole passano, restano i risultati e io, ovunque sono stato, posso dire di averli ottenuti». 

allegri allegri


Max parla in un lampo, una delle conferenze stampa della vigilia più veloci della storia della Champions. «Le partite perfette non esistono, dobbiamo essere bravi in difesa e in attacco. Di una cosa sono sicuro: le due gare non finiranno 0-0».

 

Non è un uomo da proclami, Allegri, non sono nel suo Dna e la formazione non la anticipa. Mai. Concede solo il particolare meno sconvolgente, quello che riguarda la difesa che sarà a quattro. Per il resto, a differenza di Mourinho, prodigo di tituli in campo e fuori, Max fa percorso netto. Non del tutto, però. Nascosta in mezzo alla sua breve prolusione, c’è una verità che deriva dall’antica saggezza contadina, quella che si sintetizza nel proverbio: l’appetito vien mangiando. «Condivido quello che ha detto Pirlo, siamo 50 e 50 anche se loro sono campioni d’Europa. Mi sento di dire questo: non è una semifinale dove non abbiamo niente da perdere, abbiamo da perdere una finale». Ancelotti predica il coraggio come chiave per il successo in Champions. Dopo gli attestati di stima per il collega, Allegri conclude: «Carlo è bravo oltre che furbo». E un illusionista è questo, alla fine: ti fa vedere solo quello che vuole lui. 

 

3.ANCELOTTI, ATTACCO AL PASSATO

Emanuele Gamba per “la Repubblica

 

C’È UNO strano e un poco inquietante senso di indecifrabilità sulla scia bianca del Real Madrid, venuto a Torino senza che si sappia bene cosa sia, come stia, cos’abbia in mente. La squadra viene da nove gare senza sconfitte ma zoppica. In Liga è a bagnomaria tra il Barcellona e l’Atletico, il gioco singhiozza, Cristiano è dato per nervosetto (ma lo è due volte su tre) e ieri si è fatto massaggiare a lungo la schiena dolente, Benzema non ha nemmeno lasciato la Spagna, Bale sarà alla prima da titolare dopo la convalescenza e soprattutto mancherà ancora Modric, la chiave del gioco, il senso della squadra, il perno di Ronaldo e di tutti gli altri: ogni cosa ruota attorno a lui e se lui manca è tutto un cigolio, al punto che Ancelotti sta tentando di rimediare portando uno stopper a centrocampo, cioè Sergio Ramos. Una mossa alla Mourinho, e Carletto mica s’offende se glielo fanno notare: lui è un tipo pratico.

Juventus Stadium Juventus Stadium

 

In attesa di svelarsi, il madridismo procede per slogan. «El favoritismo no gana partidos» è l’efficace sintesi del difensore Pepe: non si vince perché si è favoriti, ma in spagnolo rende meglio. Rende invece benissimo l’esperanto all’emiliana di Ancelotti (l’accento appenninico non se lo toglie nemmeno quando parla inglese e spagnolo), che alla fine della lezione recita il nocciolo del suo insegnamento: «Questa è la Champions, queste sono le semifinali: chi ha coraggio vince, chi ha paura perde». Non è in ogni caso trascurabile annotare da quale parte stia Cristiano Ronaldo, uno che va al di là della fifa e dell’audacia.

 

Carletto è un esperto del ramo. Un professorone, nel suo genere. Di semifinali ne ha già fatte una mezza dozzina, di coppe ne ha alzate tre (per non dire del palmares da calciatore), si barcamena quasi senza emozioni dentro questa routine che sembra per altro ammosciare il Real tutto, già sazio per l’agognata conquista della Decima, un anno fa, e di nuovo ai piani alti quasi per forza d’inerzia.

 

«La Juve », dice Ancelotti, «è invece una sorpresa, anche se ha meritato di esserci e se questo non significa essere meno favoriti degli altri. Allegri ha fatto un ottimo lavoro, ha avuto buonsenso ed equilibrio aggiungendo le sue idee a una squadra che già aveva fatto grandi cose. È una squadra che ha fiducia in se stessa, che ha esperienza, che ha qualità». Lui qui c’è stato un paio di stagioni, per i tifosi era il maiale che non poteva allenare, venne licenziato da Umberto Agnelli con motivazioni risibili, quasi offensive. «Ma quei due anni mi hanno aiutato molto a crescere ». Di lui si ricordano solo i giocatori che allenò (è tra i pochi ad avere avuto un rapporto limpido con Del Piero), perché nella memoria di altri aggiungerebbe solamente rimpianti. Intanto scherza, alza il sopracciglio.

tevez capocannoniere davanti a menez tevez capocannoniere davanti a menez

 

«Spero che Pirlo resti alla Juve anche l’anno prossimo», visto che ha promesso di andarsene se vincerà la Champions. «Ho letto che dice che per lui sono come un padre. Beh, invece lui per me è come un fratello».

 

Ma la polpa, l’essenza di questo Real? Mah. La formazione? «La tengo pero no la digo». La sa ma non la dice, ma non sono previste mosse sorprendenti: c’è un dubbio tra Marcelo e Coentrao in difesa e un altro tra Isco ed Hernandez (il Chicharito ne ha segnati quattro nelle ultime sei) tra il centrocampo e l’attacco. Il modulo stesso ondeggia tra il 4-4-2 e il 4-3-3, a seconda di dove si disporrà James, ma sono dettagli. Il Real ha vinto a Torino una volta sola, nel remoto 1962: anche all’epoca era una semifinale, ognuno s’impose uno a zero a casa dell’altro (al Bernabeu segnò Sivori, al Comunale Di Stefano: che tempi), Ancelotti aveva appena tre anni e mai più immaginava.

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