Giancarlo Dotto per Dagospia

 

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Magnifica notizia al fondo di una serata da sballo e delirio, che parte a Firenze, passa per Milano, tocca Napoli, deflagra a Bilbao e diventa orgasmo puro nella terra di Erasmo, a Rotterdam, dove succede e piove ogni cosa. L’Europa minore ci avvisa che non siamo poi così minori. Che c’è anche del bello in questo nostro calcio costipato di ladri, mediocri e cafoni. Che c’è qualcosa da cui ripartire.

 

Cinque squadre italiane tra le sedici che si giocheranno la vecchia Coppa Uefa, oggi Europa League.

 

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Difficile stabilire l’impresa della serata. La Fiorentina di Montella, di Gomez e di Salah che ciabatta via il Tottenham, la bestia più rognosa toccata alle italiane, una delle prime cinque squadre inglesi, due anni almeno di mercato milionario?

 

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La Roma di Garcia e Ljajic, ma anche Totti e anche tutti, che ritrova nella tana dei vandali tutta la sua anima e la bellissima idea di piazzare il primo coltello nella costola, il sinistro al volo di Adem, subito dopo il lancio di un’ipertrofica banana addosso a Gervinho, tanto per sapere quello che già sappiamo, che certa coglioneria generazionale non ha confini. Più bello ancora che sia proprio Gervinho a chiudere i conti, dopo la sospensione di dieci minuti per via dei lanciatori folli dalle tribune.

 

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E il Torino di Ventura, il più sottovalutato allenatore degli ultimi trent’anni? Provateci voi ad andare a vincere a Bilbao, nella cassaforte cardiaca dei baschi, partendo dal 2 a 2 labilissimo all’andata. Due volte raggiunto e tre volte capace di andare oltre. Serata che va dritta nella bacheca enorme della storia granata. Aggiungiamo da San Siro la botta finale di Guarin che mortifica anche troppo i guerrieri del Celtic, mentre il Napoli, già qualificatissimo in Turchia, gioca e vince sul velluto.

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Da Firenze tre conferme assolute. La grandezza ormai consolidata del Montella allenatore, il Gomez ritrovato e la qualità molto ma molto seducente di questo Salah, basti dire di un Cuadrado già disperso nella memoria della Viola.

 

Felice la Roma, che ora potrà giocarsela con la testa più leggera con la Juve dei senza Pirlo senza pretendere da sé nulla di angoscioso, e felice l’Uefa che non gli sembrava vero di togliersi dalle palle i teppisti itineranti del Feyenoord. 

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