DIMENTICARE SCHUMI - IL “MECCANICO” VETTEL PUÒ FARE MEGLIO DEL SUO EROE SCHUMACHER: HA PIÙ CULTURA SPORTIVA, PIÙ UMILTÀ MA SOPRATTUTTO PIÙ CULO - BASTI PENSARE A COME HA VINTO IL SUO PRIMO MONDIALE

Schumacher aveva la dote rara di saper domare macchine a lui ostiche o monoposto infelici. Un po' come il bistrattato Alonso - Vettel, invece, ha la fortuna dalla sua parte: vinse il suo primo titolo grazie alla strategia suicida della Ferrari ad Abu Dhabi 2010. Fateci caso: ora che sulla Rossa ci siede lui, quelli della strategia sono diventati veri geni...

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Benny Casadei Lucchi per “il Giornale”

 

Non è Schumi. E non gli assomiglia. Seb è nato vicino a casa Schumi, questo sì. Seb è cresciuto nel kartodromo di Schumi, questo sì. Ma Seb ha sempre avuto per mito Schumi come qualsiasi ragazzino italico ha per mito Valentino. E aveva il poster di Schumi e sognava la Ferrari perché ogni pincopalla di pilota sogna la Ferrari. Ma se Ricciardo nel 2014 fosse stato una pippa e la Red Bull un missile diretto verso il quinto e sesto mondiale consecutivo, col cavolo che Seb sarebbe andato a fare lo Schumi a Maranello. Punto.


Però Seb sa essere peggio e uguale e al tempo stesso meglio di Schumi. È peggio perché l'altro aveva la dote rara e importante di saper domare macchine a lui ostiche o monoposto infelici. Un po' come il bistrattato Alonso. Seb è peggio di Schumi perché invece ha bisogno di trovarsi addosso «una macchina che calzi perfettamente come questa» ha detto l'altro giorno a Sepang. Se per caso non calza, son guai tipo la Red Bull dello scorso anno «che era una buona macchina ma non si adattava al mio stile di guida». Frase che Schumi non avrebbe pensato e detto mai.

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Seb è uguale a Schumi per sole tre caratteristiche: quella banalmente prevedibile dei natali germanici; quella degli improvvisi corto circuiti mentali. Come Michael d'un tratto decideva che Jacques Villeneuve andava spintonato fuori a Jerez '97, così Seb ha più o meno fatto con il compagno scomodo Webber a Istanbul 2010. Terza somiglianza il saltello sul podio, però suvvia, è una sciocchezza...


Seb è meglio di Schumi, molto meglio, in parecchie cosucce di cruciale importanza. Innanzitutto nel culo. Non c'è altro modo per definirlo. Parlare di fortuna sarebbe limitativo. E la Ferrari, nel metterlo sotto contratto tre anni alla modica cifra di 24 milioni di euro a stagione, ha mirato anche a questa sua dote.

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Ci sono carriera e mondiali vinti a dimostrare quanto in questo Seb sia avanti. Michael vinse il primo titolo nel 1994 dopo squalifiche e tifo contro federale. Seb vinse il primo titolo e il secondo e il terzo e il quarto con una Red Bull ai limiti se non oltre il regolamento che però contava del sostegno federale e di Ecclestone visto che un simile brand era prezioso in quel momento nel Circus.

 

E Seb per di più vinse il primo titolo anche e soprattutto per una gran botta... scegliete voi come chiamarla... quando la Ferrari si suicidò con la scellerata strategia di Abu Dhabi 2010. Fateci caso: ora che sulla Rossa ci siede lui, quelli della strategia sono diventati veri geni. E l'elenco potrebbe proseguire. Per cui ben hanno fatto Marchionne, Arrivabene, Montezemolo, Mattiacci e Domenicali a metterlo sotto contratto.

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Seb è invece meglio di Schumi alle voci cultura e umiltà. E queste sono caratteristiche e doti fondamentali in un mondo arido come quello della F1. Seb legge, Seb studia, Seb sa cose della storia della Ferrari che Schumi quando arrivò neppure avrebbe immaginato. Di recente Vettel ha parlato della «vision di Enzo Ferrari e di come è riuscito a realizzarla».

 

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E poi e su tutto l'umiltà con cui ha spiazzato l'ambiente ferrarista pronto ad accogliere il 4 volte di fila iridato con il solito processo di santificazione. Ambiente e gente che si spaccano la schiena in fabbrica e che si sono subito innamorati dell'iper campione che pare uno di loro. E adesso, se volete, dategli pure dello Schumi...

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