UNA FERRARI DA FANTASCIENZA - UN PO’ ASTRONAVE, UN PO’ SAGOMA DI UN FANTASMA DAL MANTELLO ARGENTATO, IL DESIGNER DEL CAVALLINO FLAVIO MANZONI RACCONTA LA SUA FERRARI VOLANTE: COSI’ TRASFORMIAMO PER GIOCO LA ROSSA IN UFO”

Flavio Vanetti per il “Corriere della Sera”

 

ferrari volanteferrari volante

Tutto è nato un po’ per gioco e un po’ per la sua passione per la fantascienza: «Perché non ci disegna un’auto-Ufo, un po’ come il suo collega Ito Morabito che ha realizzato il modello in scala di una ipotetica Citroën dello spazio?». E lo «scherzo» è diventato dapprima una serie di schizzi e poi un «rendering» che ha dato forme e ambientazioni a una Ferrari-disco volante-nave spaziale.

 

Questo succede a provocare uno stilista quale Flavio Manzoni, responsabile del design del Cavallino, persona dagli interessi multiformi e legata a un curioso ricordo della sua Sardegna: «Vivevo in un palazzo di sei piani, con un terrazzo in alto. Pensavo che un giorno lì sarebbe atterrato un Ufo: un po’ mi turbava, un po’ mi incuriosiva». 
 

L’Ufo è invece atterrato a Maranello, in una specie di Area 51 (gli uffici condivisi con lo staff) nella quale pensa e progetta le forme delle Ferrari del futuro. Questa, «volante», non esisterà mai (per ora…). Ma è bellissima: sinuosa e sottile, morbida e aggressiva; pare l’astronave di un film di fantascienza, però se la guardate dall’alto può anche ricordare la sagoma inquietante di un fantasma dal mantello argentato.

 

ferrari volante 2ferrari volante 2

In pratica è la parte superiore de La Ferrari, la supersportiva ibrida erede della Enzo. Flavio Manzoni, allora: «Ringrazio chi mi ha dato una mano a realizzare queste immagini, cioè Guillaume Vasseur e Guglielmo Gagliano. La forma parte in effetti dai tratti essenziali de LaFerrari, dalla pianta a delta che inizia con il nasetto da F1 e si avvolge lateralmente intorno ai radiatori. La sezione è molto schiacciata, lenticolare, con i due gusci inferiore e superiore divisi da un gap che ovviamente è una citazione, in chiave organica, delle fughe laterali di tante Ferrari». 
 

Pensavamo che Manzoni elaborasse qualcosa di più compatto. O qualcosa di spigoloso, tipo un velivolo stealth. Qualcosa di maggiormente Ufo, insomma. Ma LaFerrari del cielo un po’ disco volante lo è. Anzi, lo è parecchio: «Ho provato a immaginare qualcosa che nel futuro possa volare, dal momento che ci sarà sempre meno spazio disponibile sul terreno.

 

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E ho puntato su una creazione diversa sia rispetto ai miei sogni da ragazzo, quando ritenevo che un’auto del domani sarebbe scivolata su un cuscino, sia rispetto a certe suggestioni del cinema. Mi riferisco alle “aeromacchine” di Blade Runner : ecco, operano in scenari troppo apocalittici; io penso invece a una tecnologia che riordini il classico e il bello. La mia auto volante deve infine essere più libera». 
 

La sua Ferrari-Ufo prende le mosse anche dalle suggestioni di tante letture fantascientifiche giovanili e di una letteratura variegata: «Film, libri, fumetti: mi “cibavo” di tutto. La predilezione era per Flash Gordon di Alex Raymond. Alex aveva una mano ispirata: studiava vettori e città future, era immaginifico.

 

Poi, senza scordare la pietra miliare di 2001 Odissea nello spazio , sono stato un fan delle serie Ufo e Spazio 1999 : mi ha colpito la loro capacità di anticipare il domani, con un’estetica da anni 70 in sintonia con quella di grandi personaggi come Joe Colombo o Pierre Paulin. Certe cose possono essere contagiose: un designer quale Daniel Simon si dedica ormai a realizzare modelli per film di fantascienza». 
 

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È una scelta comunque coraggiosa, della quale c’è bisogno. La creatività è minore rispetto al passato, si vive troppo di nostalgie e di «retrodesign». Manzoni concorda: «Un tempo gli stilisti passavano il futuro ai loro eredi. Oggi quella spinta manca e si pensa a recuperare il passato: è più rassicurante». Allora, che voli pure in alto, questa LaFerrari dello spazio. 

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