“L’ANAGRAMMA DI ENRICO PREZIOSI E’ SCOPRI EREZIONE? IO SONO SEMPRE STATO DISCOLO DA QUEL LATO LÌ…” - INTERVISTONA DI GIANCARLO DOTTO AL PRESIDENTE DEL GENOA: “I BECERI DICONO CHE SONO UN ‘PADRE PADRONE’ E PORTO VIA I SOLDI. CI HO PERSO ALMENO 200 MILIONI NEL CALCIO. LO SANNO TUTTI, TRANNE I NOSTRI TIFOSI” - E POI IL RAPPORTO CON FERRERO, CASSANO, ALLEGRI (“LO STAVO PER PRENDERE”) E IL LEGAME CON THIAGO MOTTA

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Giancarlo Dotto per il “Corriere dello Sport”

 

“Se ho fatto colazione? No, la mia signora non si sveglia prima delle undici e io mi adeguo…Abbiamo vite e orari diversi. Lei è un’artista, canta, insegna danza, non si addormenta mai prima delle due.”

 

ENRICO PREZIOSI ENRICO PREZIOSI

Dalla sua casa di Desenzano la voce arriva di prima mattina più roca che mai. Lui è Enrico Preziosi, serenamente rassegnato a farsi sviscerare dal tipo al telefono che poi sarei io, lei, la sonnacchiante, è Raffaella Lupi, la sua compagna da 27 anni, un nome nel mondo delle discipline coreutiche.

 

Sono settanta gli anni, quasi sessanta in trincea, il ragazzino finito in Brianza a raccogliere i trucioli delle falegnamerie quando erano i “terun” il bersaglio del “vade retro”. Non si può raccontare l’uomo che ha infestato il mondo con i suoi giocattoli, nel senso di portare festa, misurarne il pelo dello stomaco, senza partire dal cuore in tumulto,  di quel ragazzino che va nell’ignoto.

 

Da quella favola confessabile e inconfessabile, quando la vita è tutta da inventare, le pagine sono bianche e i colori non li scegli, sono quelli che trovi. In guerra da anni Preziosi, oggi più che mai con quelli che lo insultano a sangue, e lui chiama “i beceri” per distinguerli dai tifosi. Dimesso da pochi giorni, dopo un intervento chirurgico e disposto a scherzare sugli acciacchi dell’età, a partire dalla prostata, la disfatta garantita del maschio che tramonta dopo aver giubilato da Casanova. Per dire di quanto la vita ami punire l’attitudine al godimento.

ENRICO PREZIOSI ENRICO PREZIOSI

 

L’anagramma di Enrico Preziosi “Scopri erezione”

“Giura? Davvero? Beh, io sono sempre stato un po’ discolo da quel lato lì.”

 

Non ci fossero i tifosi del Genoa farti tribolare, diciamo che te la spassi. D’inverno tra Desenzano e Milano, d’estate tra Ibiza e Forte dei Marmi.

“Diciamo che lavoro duramente in azienda. Poi, se posso, mi svago con gli amici. Ho una bella casa a Ibiza, nella parte vecchia, anche se adesso il degrado è ovunque. Con i voli a 30 euro, nell’isola arriva di tutto.”

 

Insieme a una donna più giovane di quindici anni. Ti ha insegnato a ballare almeno il tango?

GENOA - STRISCIONI CONTRO PREZIOSI GENOA - STRISCIONI CONTRO PREZIOSI

“Sono negato. Ballo come un elefante. Bellissima Raffaella. Non le dai più di quaranta”.

 

Una lunga storia, la vostra.

“Due lunghe storie. Un matrimonio di venti anni con una moglie e questa con Raffaella che dura da ventisette. Il segreto? Vedersi poco. Stiamo bene nel viaggio, ora in partenza per Dubai. Io torno a casa la sera impregnato di tensione e lei, da artista, non la vuole la tensione. Dice che sono malefico.”

 

Vi seguite nei rispettivi mondi?

“Lei odia il calcio. Dice che è velenoso. “Non prendere più squadre di calcio, facciamo un altro bambino e ce lo godiamo”, mi diceva dopo il Como. Il giorno dopo mi comprai il Genoa senza dirglielo. Mi sa che aveva ragione lei…”

ENRICO PREZIOSI ENRICO PREZIOSI

 

Quattro figli, tre con la moglie, una con Raffaella.

“Da meridionale ho il culto della famiglia, guai toccarmi i figli.”

 

Li hanno toccati, eccome. Lo striscione della gradinata nord se la batte, in quanto a schifo, con quelli che profanano i morti di Superga e dell’Heysel o chiedono al Vesuvio di sterminare i napoletani.

“Il secondo in poco tempo, nell’altro mi auguravano la morte.”

 

Nell’ultimo si tocca pesantemente tua figlia.

“Paola l’ha visto quello striscione. Sta nel calcio, suo marito Miguel Veloso gioca nel Genoa. In famiglia ci siamo vietati di parlarne. Sarebbe stato raddoppiare la ferita. Questa volta i beceri hanno superato il confine. Ma io sono un combattivo e non mi lascio umiliare.”

GENOA - STRISCIONI CONTRO ENRICO PREZIOSI E SUA FIGLIA PAOLA GENOA - STRISCIONI CONTRO ENRICO PREZIOSI E SUA FIGLIA PAOLA

 

Azioni legali?

“Si tratta di circa cinquecento elementi, tutti schedati, con cui non vogliamo avere niente a che fare. Ho denunciato tutto verbalmente al capo della Digos. Qualche azione legale la faccio con certi post allucinanti che devi stoppare.”

 

Come fanno a entrare certi striscioni negli stadi?

“Domanda che mi faccio da sempre. Di sicuro, le forze dell’ordine non possono entrare nella gradinata. Hanno provato nel ’94 e sono stati scacciati a calci nel sedere. Un rapporto numericamente impari.”

 

In Inghilterra il fenomeno è stato stroncato.

ENRICO PREZIOSI ENRICO PREZIOSI

“Qui ti voglio. Lì c’era una volontà politica. Spero che Salvini prenda a cuore la situazione.”

 

Non ci vai più allo stadio.

“Ma non per la paura. L’ultima volta, in casa col Parma, sono andato da solo in tribuna, senza parenti e amici. Come a dire: “Sfogatevi con me!”.

 

Si sono sfogati anche troppo.

“Avevo cominciato quest’anno ad andare allo stadio per avviare una pacificazione, anche sulla scia dell’amore nato tra Ballardini e la gradinata nord. Amore che io avrei infranto, mandandolo via.”

 

preziosi ballardini preziosi ballardini

Perché l’hai mandato via?

“Non mi ha mai convinto. È un allenatore basico, può gestire situazioni complicate, ma se deve partire e fare gioco, fa fatica. In 14 anni è stato esonerato 13 volte, ci sarà un motivo.”

 

Questa storia di Ballardini amico della gradinata ti ha dato fastidio?

“Per i compiacere i tifosi è rimasto in piedi nel derby per non sedersi da ospite sulla panchina della Sampdoria. Ha mandato baci alla gradinata nord. Gesti e baci che diventano facilmente pugnalate appena le cose volgono al peggio.”

 

Vuoi dire che è stato un po’ ruffiano?

“Voglio dire che si è fatto stordire dall’affetto dei tifosi. Anch’io una volta andavo sotto la gradinata a fare lo scemo. Ancora più pericoloso, da quando esistono i social. Bisogna mantenere un rapporto defilato, rispettare i ruoli.”

JURIC GENOA MILAN JURIC GENOA MILAN

 

Ci vuole la giusta misura.

“Che prevede un minimo di la distanza. Ballardini mandava baci, non considerando che, se non arrivano i risultati, il bersaglio diventa la società. Il mio errore non è stato mandare via Ballardini, ma richiamare Juric.”

 

Perché l’hai fatto?

“Avevo incontrato Prandelli e Nicola. Poi c’era anche Iachini, che però non poteva mai allenare il Genoa, avendo alle spalle la Sampdoria. Juric sembrava maturato, abbiamo deciso con Zarbano e Perinetti di dargli un’altra chance.”

 

Non ha funzionato.

 “La coppa Italia è stata la goccia. Io dico sempre meglio un generale fortunato che bravo. Juric non è fortunato. Le cose gli girano sempre contro. Gli episodi l’hanno condannato.”

 

E’ arrivato Prandelli.

prandelli prandelli

“Lo davano tutti cotto, ma ho intravisto invece in lui la voglia di dimostrare, di stare dentro un progetto. Mi ha convinto. Ho trovato un uomo molto motivato e ricco di esperienza.”

 

Cosa gli hai chiesto?

“Di calmare l’ambiente. Lui non sarà mai contestato. Deve solo rimettere a posto la squadra, con due o tre innesti che farò a gennaio, a centrocampo, a sinistra dove abbiamo perduto Laxalt e un portiere.”

 

Gli hai chiesto di valorizzare i giovani?

“Non chiedo mai a un allenatore di far giocare questo o quello. I buoni giovani si valorizzano da soli. Così era con Gasperini. Romero è del ’98, una personalità pazzesca. Diventerà uno dei migliori difensori al mondo. Ballardini lo mandava in Primavera. Kouamè, 21 anni, è fortissimo. Piatek è una certezza”

 

Dopo Zamparini sei tu, nella diceria comune,  l’ultimo “mangiallenatori”.

enrico preziosi enrico preziosi

“Tutti dicono che sono un padre padrone. Vai a vedere l’Udinese: ha cambiato otto allenatori in tre anni. Io mi sono tenuto tra Juric e Ballardini.”

 

Ti accusano di essere un bieco affarista.

“I beceri dicono che io porto via i soldi. Ci ho perso almeno 200 milioni nel calcio. Lo sanno tutti, tranne i nostri tifosi. Spendi 70 ogni anno e te ne arrivano 45, se va bene. Puoi ripianare solo con le plusvalenze.”

 

Come i tuoi Gormiti insegnano, la vita è il terreno dell’eterna lotta tra il bene e il male. Sei stato un notevole “discolo” tra ipotizzati reati fiscali e l’illecito sportivo di quel Genoa-Venezia.

ZAMPARINI ZAMPARINI

“Ho fatto una stupidaggine, ma te lo giuro sui miei figli, non so cosa vuol dire combinare una partita. Non saprei nemmeno da dove cominciare. In quel processo sono stati assolti tutti, tranne me. Serviva un capo espiatorio. Ho un libro in cui racconto tutto, “I giochi della vita”, ma mi hanno impedito di pubblicarlo. Farlo nella sintesi di un’intervista sarebbe considerata come la strenua difesa di un pazzo.”

 

Più che come pazzo, sei percepito come un duro che guarda in faccia nessuno.

“Sono un duro, ma con un cuore grande così. Non sto a pubblicizzare le mie buone azioni. Scuole, ospedali, amici in difficoltà. Non faccio male a nessuno, ma sono molto determinato nel lavoro e se qualcuno si fa male non è un mio problema.”

 

Racconta il tuo Enrico Preziosi.

massimo ferrero (2) massimo ferrero (2)

“Sono un animale molto strano, buttato da cucciolo nella giungla, dove o sviluppi velocemente un guscio o diventi preda. Ti mangiano. Io non sono mai stato preda di nessuno. Colpe di cui pentirmi? Gli uomini tendono ad assolversi per vivere meglio. Ma, ormai, mi sono arreso al cliché che gira su di me.”

 

I tuoi numeri da presidente non sono così biechi. Quindici anni al Genoa, da dodici in serie A.

“La sequenza più lunga nella storia del Genoa.”

 

Anche i tuoi dirimpettai della Sampdoria vendono i pezzi migliori, ma non sono crocefissi. Schick, Skriniar, Torreira. 

“Aggiungi Soriano, Muriel. Hanno venduto tutti. Io non la nomino mai l’altra squadra, ma c’è più tolleranza da loro”.

 

Perché non li nomini?

“Per non urtare la suscettibilità dei nostri tifosi e la loro.”

cassano cassano

 

Con Ferrero che rapporti hai?

“Ci salutiamo in Lega. A pelle, se devo andare a cena scelgo qualcun altro.”

 

Cassano si è mai proposto al Genoa?

“Sì. S’era messo a lustro per venire da noi, ma poi è entrato in un loop di scelte confuse, tipiche di un uomo nella parabola discendente.”

 

Tu l’avresti preso?

“Quando stava bene, faceva la differenza. L’avrei preso, ma il passato sampdoriano non aiutava. Pilatescamente gli dissi di fare quattro chiacchiere con Juric, che non volle incontrarlo.”

 

Ti contestano, t’insultano, ma non molli.

“La mia natura m’impedisce di lasciare le cose a metà. Se arrivasse l’acquirente giusto, non un avventuriero, perché no? Io più di così non riesco a fare e perché impedire ai tifosi di sognare?”

 

Ce l’hai un amico nel mondo del calcio?

gasperini alla mourinho gasperini alla mourinho

“Nessuno. Ho gente che mi rispetta. Nel calcio siamo avversi e affratellati allo stesso tempo. Condividiamo molte cose ma, quando si gioca contro, vuoi che l’altro schiatti. Gli amici miei, quelli per cui cucino, con cui gioco a carte, sono fuori dal calcio.”

 

Cosa non sanno i tifosi di te?

“Che ogni partita del Genoa per me è un dramma. Che vado fuori casa a vederle, molto spesso da solo, per questo masochismo di tormentarmi meglio. Non voglio condividere la mia ansia con nessuno. Non voglio voci, commenti, attorno a me. Non sanno che sono un uomo molto emotivo, anche se nella difficoltà grave divento molto freddo.”

 

Figlio di una maestra e di un orologiaio. Da chi hai preso?

“Mio papà Matteo l’ho perso a quindici anni. Con lui ci si parlava con gli occhi. Ho preso tutto da mamma Nicolina. Una donna forte e tenace che si è presa sulle spalle tre figli dopo la morte del marito. A sessant’anni è riandata a scuola e si presa l’abilitazione per insegnare.”

 

THIAGO MOTTA THIAGO MOTTA

Gasperini, il tuo allenatore al Genoa.

“Lui è un insegnante di calcio. Non è una persona semplice, caratterialmente ha le sue fragilità, ma è un grande tecnico.”

 

Il tuo giocatore, quello dell’anima.

“Thiago Motta. Uomo intelligente ed empatico. Mi ha insegnato tante cose. Una su tutte. Che non bisogna fidarsi delle apparenze. La gente lo bollava calcisticamente come morto per via del ginocchio”.

 

La plusvalenza più goduriosa sarà probabilmente Piatek.

“Spero di sì. Il problema di Piatek non è quanto mi offriranno, ma i 3 milioni che mi chiederà lui d’ingaggio.”

 

La più grossa delusione. Lapadula? L’acquisto più oneroso della tua gestione.

KRZYSZTOF PIATEK KRZYSZTOF PIATEK

“L’ho pagato 15 milioni. Non è un grandissimo giocatore, ma confido ancora.”

 

Il tuo allenatore in assoluto?

“Stravedo per Conte. Gioca ogni partita come fosse una battaglia personale. Spero torni in Italia. Se accadrà, lo vedo all’Inter. Mi piace anche Allegri. Sono stato sul punto di prenderlo al Genoa.”

 

Quando?

“Dopo che lasciò il Cagliari. Fu una cena piacevole, ma prendemmo strade diverse. L’allenatore è anche una questione di primo impatto. Gli anni alla Juve lo hanno migliorato in serenità e autorevolezza.”

 

Gattuso ti piace?

“Ottimo comunicatore, mi fermo qui. Negli ultimi anni il Milan, a livello di guida, non ha avuto il massimo.”

LAPADULA 4 LAPADULA 4

 

Per chi tifavi da bambino?

“Per il Napoli. Ho cercato anche di prenderlo quando c’era Nardi, ma non ce l’ho fatta. De Laurentiis sta facendo cose egregie. Anche lui non proprio amato dalla sua tifoseria.”

 

Domenica all’Olimpico. Il Genoa segnò la fine di Ranieri.

“La Roma si gioca la partita della vita. Egoisticamente devo sperare che la storia si ripeta con Di Francesco.”

 

Stavate per fare uno scherzetto niente male alla Roma nel giorno dell’addio di Totti.

“Non volevamo rovinare la festa, avevamo anche messo il sedicenne Pellegri tra i titolari. Poi succede che quello fa gol dopo due minuti e Juric aveva motivato molto la squadra. Voleva fare bella figura.”

 

claudio ranieri claudio ranieri

L’americano Pallotta contestato quasi più di te.

“Stare così distanti non funziona. Non puoi respirare l’essenziale di un club di calcio, che è l’emozione, la pancia, il quotidiano. Gli anglosassoni tendono a gestire le cose in termini di numeri, bilanci e budget, ma lo sport è altro.”

 

 

 

 

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