spalletti totti

SPALL METAL JACKET - DOPO IL KO COL REAL, SPALLETTI AFFERRA LA MAZZA - PJANIC: “SE NON FAI QUELLO CHE DICE PUÒ ESSERE PERICOLOSO'' - DZEKO VERSO L’ADDIO - PALLOTTA A TOTTI: “SEI SICURO DI VOLER CONTINUARE A GIOCARE? PENSACI...”

SPALLETTI 1SPALLETTI 1

Matteo Pinci e Enrico Sisti per “la Repubblica”

 

Spalletti possiede la Roma. Gli altri elementi della società si allineano umilmente sullo sfondo. Accettano, avallano, esaltano ogni decisione o affermazione del tecnico. Deciso come mai, il “cattivo tenente” ha obiettivi precisi. Non li ha mai nascosti. Alcuni li ha già raggiunti. Ma non si fermerà. Almeno finché qualcuno non sarà costretto a spiegargli che certe pretese potrebbero non rientrare nelle possibilità dell’azienda (una squadra più spallettiana per il 2017?). I giocatori attuali hanno subito una metamorfosi. Grazie a El Shaarawy e Perotti si sentono motivati, ringiovaniti, sognano un futuro.

 

Sono usciti dalla Champions ma ormai hanno metabolizzato l’idea di “prestazione” e ciò li fa sentire una squadra solida e vera. La nuova consapevolezza di sé fa percepire come vitale e nutriente ogni indottrinamento. È possibile che nell’aggiornata distribuzione dei poteri (il capo sono io) essi considerino stimolante persino la pesante accusa ricevuta nel dopopartita di Madrid.

 

TOTTI SPALLETTITOTTI SPALLETTI

La spiegazione è semplice: il rapporto instaurato dal tecnico con l’ambiente giallorosso ha qualcosa di medianico, non è un semplice allenatore italiano, non svolge i compiti del tradizionale manager all’inglese. Di più.

 

Nei suoi 55 giorni di navigazione a Trigoria Spalletti ha solcato i mari senza mai voltarsi indietro. Ha demolito certezze apparse a lungo inattaccabili. E’ in pura destrutturazione. Non c’è più il Gervinho di turno cui darla vinta, né in squadra né dietro le scrivanie.

 

PJANICPJANIC

L’ultimo alibi lo ha smontato vedendo qualcuno dei suoi (non Manolas) ridacchiare dopo il Bernabeu: «Guai a chi fa complimenti, abbiamo perso 2-0, zitti e a casa». S’è intestardito nel voler proiettare il club in una nuova dimensione. Lui lo chiama “stile Roma”, in realtà è una rivoluzione che ha stravolto le abitudini giallorosse.

 

Allenamenti a intensità più alta (lo staff sposta i “conetti” correndo, per non dare l’impressione di abbassare i ritmi), chi non ce la fa viene sbattuto in palestra e la domenica in panchina. Cellulari vietati ai calciatori negli spazi d’insieme, spogliatoio, palestra o mensa. La riunione tecnica non somiglia più a un talk show in cui ognuno dice la sua. E’ un monologo dello staff. La truppa ascolta. E guai a chi sbadiglia mentre si preparano al video le situazioni di gioco. Il lungo addio a immarcescibili privilegi è in corso, non esiste più il “consiglio dei saggi”.

 

DZEKODZEKO

Una volta si chiudeva un occhio davanti a un ritardo o a una sbuffata. Oggi, che il campionato è più vivo che mai, nessuno può trasgredire: «Se non fai quello che dice può essere un po’ pericoloso», ammette Pjanic pensando a Spall Metal Jacket. Anche in campo sono tutti uguali. Si gioca meglio senza Dzeko? Allora Dzeko va in panchina (e lui sta già cercando un altro club).

 

Ma la rivoluzione più grande è la “normalizzazione” di Totti. Quando è stato bene o quasi bene il capitano è sempre partito titolare, anche suo malgrado, anche giocando (più volte nel campionato scorso) febbricitante. Con Spalletti no: Totti gioca se serve e se non serve può anche passare settimane in panchina a fare i “visucci”, perché «io non alleno un singolo, alleno una squadra». Un assist non del tutto involontario a Pallotta, che martedì ha disertato il pranzo ufficiale col presidente del Madrid Florentino Perez.

 

PALLOTTA TOTTI 1PALLOTTA TOTTI 1

L’intenzione della società (e di Spalletti?) è convincere Totti a diventare dirigente fin dall’estate chiudendo la carriera da atleta con uno scricchiolio sinistro che fa venire il mal di cuore ai tifosi, così, senza clamori.

 

Nel colloquio lampo di una settimana fa, mentre il capitano ribadiva il desiderio di continuare a giocare, il presidente ha insistito: «Sei sicuro? Pensaci...». Con il contratto da calciatore in scadenza, anche non decidere suonerebbe come una decisione. E forse Totti l’ha capito.

TOTTI PALLOTTATOTTI PALLOTTASPALLETTISPALLETTI

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...