TIKI TAKA DE’ NOANTRI – GUARDIOLA A ROMA CON IL SUO BAYERN È UN RITORNO – DA GIOCATORE, APPENA 229 MINUTI, MA UN GRANDE AMORE PER IL CENTRO DELLA CAPITALE, PER LA CARBONARA E PER DE GREGORI

Matteo Pinci per “la Repubblica

 

PEP GUARDIOLA ALL' OKTOBER FESTPEP GUARDIOLA ALL' OKTOBER FEST

Più Pasolini che Totti, più teatri che stadi. Quando domani sera entrerà all’Olimpico alla guida del Bayern per la prima da avversario dei giallorossi, difficilmente Pep Guardiola riuscirà ad attingere a un campionario di ricordi di quello stadio, di quel pubblico. In fondo nei sei mesi passati da calciatore nella capitale, tra il 2002 e il 2003, sul campo ha trascorso la miseria di 229 minuti, divisi in appena 4 gare. Silenzioso, quasi invisibile: così lo ricorda a Trigoria chi c’era ieri e oggi è ancora lì.

 

Sei mesi arrivando a parametro zero dal Brescia prima di supplicare la società di lasciarcelo tornare: eppure Roma l’ha vissuta avidamente, curioso di conoscere il più possibile della città, scoprirne immagini, odori e soprattutto sapori. In una notte di Bilbao, amichevole estiva di precampionato, a un giornalista che in hotel gli chiedeva considerazioni sulla squadra replicò: «Dopo ne parliamo, prima mi racconta come si fa la pasta alla carbonara?».

fabio capellofabio capello

 

La passione per la cucina romana l’ha poi coltivata durante lunghe cene con Franco Baldini, all’epoca direttore sportivo romanista, tra un Georges Simenon e un Leonard Cohen. La prima volta a San Lorenzo, quartiere storico e popolare, nel mitico ristorante Pommidoro, il tempio che accolse le notti di Pier Paolo Pasolini. Un tuffo in un mondo che lo spagnolo conosceva solo su pellicola: eppure a Roma sembrava di essersi preparato tutta la vita. Forse perché si erano sfiorati anni prima, nel ‘98, quando Sensi offrì 300 milioni di pesetas senza riuscire a strapparlo al Barcellona, ma certo quel muscolo vibrante di storia antica e contemporanea, tra Fori e Dolce Vita, lo affascinava da sempre.

 

Ne conosceva anche i suoni: per credere domandare a Francesco De Gregori, che se lo ritrovò davanti, una sera, con gli occhi spalancati a dirgli «sono un suo ammiratore». Difficile crederlo per il Principe, deve averlo capito lo stesso Guardiola, che per convincerlo improvvisò qualche nota di alcune sue canzoni: sufficienti a lasciare senza parole il cantautore. Pochissime discoteche, tanti teatri: niente serate al Piper Club, meglio l’Ambra Jovinelli.

MARCO 
DEL 
VECCHIO
MARCO DEL VECCHIO

 

La squadra stanziata alla periferia sud tra l’Eur e Casal Palocco, lui lontanissimo, seguendo il consiglio del solito Baldini: «Pep, resta in centro, la vera Roma è qui». Così il “medio-centro” che solo un anno prima aveva salutato la casa madre Barça con la gente in piedi e il coro di With or without you degli U2 a riempire il Camp Nou, si convinse a prendere casa a due passi dal Pantheon, tra un caffè al bar Sant’Eustachio e un occhio al Caravaggio di San Luigi dei Francesi. Trigoria era lontana, fisicamente e nei pensieri: sarà stata quell’accoglienza da dopato, con domande affilate fin dalla prima conferenza stampa sulla positività al nandrolone che lo aveva costretto a una squalifica di 4 mesi e a sostenere visite mediche infinite nei laboratori dell’Acqua Acetosa. Sarà che nella Roma che stentava Capello lo vedeva poco («Troppo lento») preferendogli i muscoli di Emerson, Tommasi, persino del carneade brasiliano Lima.

daniele de rossidaniele de rossi

 

Sarà che in testa Pep aveva già altro: «Era pronto per fare l’allenatore — ricorda l’ex attaccante Marco Delvecchio, suo compagno in quei giorni romani — se capitavi in panchina vicino a lui lo sentivi, sapeva sempre dove intervenire quando la squadra non andava. Aveva una propria idea di calcio chiara, vedeva prima degli altri come sarebbe andata la partita». In quei giorni, forse, Guardiola capì che Roma poteva diventare la sua palestra mentale: passava ore a parlare con i ragazzi aggregati in prima squadra, quello che poi avrebbe replicato nella cantera del Barça, spiegando il gioco che aveva in mente.

GIARDIOLA 
ROMA
GIARDIOLA ROMA

 

Uno di loro aveva vent’anni e giocava nel suo ruolo, “medio-centro”: correndo lungo il campo con lui in allenamento gli parlava di possesso palla e transizioni al ritmo di passaggi corti e rapidi, di centrocampisti vicini e inserimenti veloci. Era l’idea embrionale del tiki-taka che avrebbe scritto la storia del Barcellona. Daniele De Rossi, a distanza di undici anni, ancora se lo ricorda.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…