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ARTSPIA PEOPLE - AMARCORD VEZZOLI. DALLE ZIE DI BRESCIA ALLA LONDRA DELLE DRAG QUEEN E POI NEW YORK , HOLLYWOOD, LE SUPERSTAR, I RED CARPET, L'ARTE... LA STUPEFACENTE ASCESA DI UN RAGAZZO DI PROVINCIA CHE NON BEVE, NON FUMA E NON SI DROGA

 

 

Elena Tebano per “Il Corriere della Sera”

 

vezzoli selfportrait as a selfportrait (after raffaello sanzio) casa martellivezzoli selfportrait as a selfportrait (after raffaello sanzio) casa martelli

Cinque minuti prima dell’appuntamento Francesco Vezzoli è già seduto al tavolino d’angolo: il più riparato, protetto dal verde e dal profumo del gelsomino, ma anche quello che permette di tenere d’occhio tutto il giardino di Corso Como 10 , a Milano. Il punto di vista dell’osservatore. «In effetti — dirà durante l’intervista — se c’è una figura a cui mi sento di assomigliare è quella del reporter. Nel mio lavoro alla fine ho fatto uno studio dei riti sociali, li ho trasformati in opere d’arte».

 

vezzolivezzoli

Vezzoli, 43 anni, è uno degli artisti italiani più conosciuti nel mondo: fino a novembre espone alla Biennale di Venezia, l’anno scorso il Qatar gli ha dedicato una mostra antologica e solo pochi giorni fa si è conclusa The Trinity , una serie che ha coinvolto tre musei internazionali, il Maxxi di Roma, il Moma Ps1 di New York e il Moca di Los Angeles. Una «enciclopedia personale spalmata su tre metropoli» — l’ha definita lui — sui temi che da sempre lo caratterizzano: arte, religione e glamour.
Anche il luogo che ha scelto per la cena richiama gli stessi elementi:

 

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

Corso Como 10 , il complesso fondato dalla gallerista ed ex direttrice di Vogue Carla Sozzani nel centro di Milano, unisce un ristorante, uno spazio espositivo, una libreria e un negozio di design e abbigliamento. E glamour, moda e mondanità sono stati il primo motore per Vezzoli: «Sono nato in provincia, a Brescia. Già negli ultimi anni di liceo, ho fatto il classico, c’era questa voglia di scappare, scappare, scappare. Non che non ci abbia provato: mi sono iscritto qui a Milano ad architettura — spiega —. Credo di essere durato un giorno: mi ricordo ancora il professore che mi chiede “Lei con la giacca gialla dove va?”. Io e la mia giacca gialla ce ne siamo andati a Londra», ride.

 

francesco vezzoli e miuccia pradafrancesco vezzoli e miuccia prada


«Erano gli anni Novanta, quelli della club culture: ho conosciuto Boy George, Leigh Bowery (il performer che ha influenzato artisti e stilisti, da Lucian Freud a Vivienne Westwood, ndr ), i Pet Shop Boys. Io quello volevo, mica fare arte: ballare e divertirmi. E quello ho avuto», racconta mentre versa cavallerescamente da bere da una delle due bottiglie d’acqua, gassata e naturale, che ha fatto preparare sul tavolo.

 

«Niente alcol per me — conferma —. Anche all’epoca ero un po’ anomalo: mi facevo tutte le discoteche, ma sempre da sobrio e sempre da non drogato, perché ho una specie di ipersensibilità. Io e le sostanze è meglio che stiamo lontani», quasi si giustifica.

vezzolivezzoli

 

«Ovviamente, poi, c’era anche la scoperta della mia sessualità: a Londra c’era la queer culture quando in Italia avevamo i paninari», aggiunge (Vezzoli è gay). «Ma non mi sono mai sentito represso. Ho avuto un’educazione molto libera: i miei mi hanno lasciato fare tutto quello che volevo. Almeno moralmente: se non me lo potevo permettere economicamente era un altro discorso. Quando avevo 4 anni e mezzo mia mamma chiamò una discoteca a Parma per chiedere se potevo andare a vedere Donna Summer: le risposero che ero troppo piccolo — ricorda —. I miei sono stati i genitori migliori possibili: abbastanza ambiziosi da capire le mie aspirazioni, non così tanto da entrare in competizione con me».

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

 


L’arte è stato anche il risultato di questo mix: «Ho capito che era un campo dove potevi esprimerti liberamente. Così mi sono iscritto al Central Saint Martins School of Art». Lì ha imparato il ricamo che ha reso i suoi primi ritratti così originali: «Me l’ha insegnato un mio compagno di scuola. A me sembrava sovversivo perché ricamavo a piccolo punto i biglietti da visita delle prostitute. Negli anni Novanta a Londra li trovavi nelle cabine telefoniche: entravi per chiamare tua zia e c’era l’impero dei sensi che ti si apriva davanti», ricorda con un sorriso.

 

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

A tavola, intanto, è frugale: spilucca le focaccine con pomodorino e mozzarella lasciate dal cameriere, ordina una tartare di tonno, condita solo con salsa di soia, e delle zucchine. In Inghilterra è iniziato anche il percorso che l’ha portato anche artisticamente nel mondo delle celebrities .

 

Vezzoli ha un po’ di ritrosia a parlarne: «Non vorrei sembrare arrogante». Poi cede: «Il mio mentore era Herbert Muschamp, il critico d’arte del New York Times — prosegue —. Mi chiamava e mi diceva: oggi andiamo a colazione con Zaha Hadid e Donald Trump, perché Donald deve fare un edificio con Zaha. E mi ritrovavo a mangiare con queste persone che erano due animali e non sapevano cosa dirsi». Da qui a usare le celebrità nella sua videoarte il passo è stato relativamente breve.

 

vezzoli trailer for a remake of gore vidals caligula vezzoli trailer for a remake of gore vidals caligula


Ha cominciato in Italia, coinvolgendo Iva Zanicchi e Silvana Mangano, poi è passato a Hollywood: tra gli altri Roman Polanski, Cate Blanchett, Natalie Portman, Sharon Stone, convinti a lavorare gratis per lui, a suon di «mazzi di fiori e lettere di ammirazione». Ma anche Bernard-Henri Lévy e Gore Vidal: «L’unico che avrei voluto ascoltare fino alla fine (e ho avuto la fortuna di farlo) — confessa — , l’essere umano più brillante, colto, dispettoso che abbia mai incontrato. Un genio», scandisce.

 

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

«In generale mi piacciono gli intellettuali che fanno sesso — spiega —. Non riesco a capire come puoi usare il cervello se neghi il desiderio. Tutto il tempo che avresti dovuto passare a creare, lo hai già perso a raccontare bugie a te stesso e agli altri». I desideri invece sono il centro della sua arte: Vezzoli si impossessa delle icone di Hollywood per smontare ciò che più bramiamo — fama, glamour, bellezza.

vezzoli vezzoli


È una ricerca piena di malinconia. «È vero — ammette, mentre il sole scompare tra i palazzi —. Adesso, ai pochi riti mondani ai quali partecipo, capita che a metà cena qualcuno mi chieda: “C’è qualcosa che non va? Hai una faccia così triste”. È che quel periodo è finito. Ho visto tutto, ho imparato tutto. Era una vita folle, tutta “fuori”, “disequilibrante”. Ma a un certo punto se vuoi aumentare la tua capacità di analisi devi trovare l’equilibrio. E poi quando ho conosciuto i primi attori e attrici che animavano i miei sogni di adolescente mi emozionavo. Come dice Virna Lisi alla fine di Sapore di mare numero 1 , mi sembra di ricordare che ci battesse il cuore.

 

Ora il cuore non mi batte più».

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