Raffaella De Santis per “la Repubblica”
«Penso che il museo sia il posto sbagliato per vedere l’arte». Banksy non è nuovo alle provocazioni. Stavolta attacca i templi dell’arte, i musei. L’occasione è un’intervista concessa al Guardian nella quale l’artista senza volto racconta Dismaland, lo stravagante parco giochi che ha costruito in uno stabilimento abbandonato a Weston-super-Mare, nel sudovest dell’Inghilterra.
Nel tetro luna park, domina una logica ludica, sovversiva. L’ingresso è economico, tre sterline: «Per i turisti che non guadagnano molto ». C’è un castello stile Disney ma dall’aspetto gotico e Cenerentola è prigioniera nella sua zucca. Ci sono teschi, rovine, relitti ovunque. «È uno spazio anarchico», spiega l’artista: «Un luogo della controcultura, privo di regole». L’esatto contrario di un museo.
Sul depliant si legge: «Siete alla ricerca di un’alternativa alla tipica giornata in famiglia senza anima, banale e zuccherosa?». Banksy propone la soluzione: «Che cosa preferiscono le persone a una mostra? Un caffè. Per questo ho realizzato uno show in cui si può fare una pausa al bar o mangiare qualcosa al ristorante ».
Nel parco sono esposte le opere di 58 artisti, da Damien Hirst a Jenny Holzer a Jimmy Cauty. Dieci sono dello stesso Banksy. Non essendo un vero museo, Dismaland sarà temporaneo. Rimarrà aperto fino al 27 settembre. «Ci sono una piscina, una terrazza e un piccolo anfiteatro », spiega l’artista illustrando il lato giocoso della grande esposizione.
Che i musei canonici possano non piacere al re della street art, era immaginabile. Fece molto parlare dieci anni fa la sua irruzione in diverse gallerie, tra cui il Moma e il Metropolitan di New York, per inserire le proprie opere in mezzo a quadri famosi. C’era anche un generale LaFayette con in mano una bomboletta spray.
«Il mercato dell’arte non stimola la creatività. L’arte, diceva Richard Ashcroft, deve potenzialmente essere un disastro ». Per questo, quando anni fa gli era stato chiesto perché nei suoi blitz non avesse pensato al Guggenheim, Banksy aveva risposto: «Avrei dovuto apparire tra due Picasso, non sono abbastanza bravo per reggere il confronto». Bansky ama i ribaltamenti. Il nome Dismaland non deve ingannare: dismal in inglese vuol dire “tetro”.
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