calle

CACCIA GROSSA NEL CUORE DI PARIGI - RIELLO: ANIMALI IMPAGLIATI, PAPPAGALLINI ANTROPOMORFI IN GABBIA E BREVI TESTI INTRISI DI DOLORE: AL MUSEO DELLA CACCIA E DELLA NATURA LA MOSTRA DI SOPHIE CALLE ACCOMPAGNATA DALL’ARTISTA SERENA CARONE -  LA PARTE DEDICATA ALL'ANTROPOLOGIA DEL SINGLE...

Antonio Riello per Dagospia

 

sophie calle museo caccia e natura parigi

Le Musée de la Chasse et de la Nature, rue des Archives, nel Marais. Un quartiere pieno zeppo di musei (come il recentemente rifatto Musée National Picasso) e di importanti gallerie (Thaddaeus Ropac o Frank Elbaz, tanto per citarne solo un paio). La scelta delle mostre da vedere è decisamente cospicua. Bisogna essere molto determinati -o avere quella fortuna che hanno solo gli sventati- per dribblare le tante tentazioni culturali e finire dritti proprio qui. Gli stessi parigini sembra che lo conoscano in verità abbastanza poco, molti ne ha sentito parlare ma pochi ci sono davvero entrati.

 

Già la parola "caccia" potrebbe rendere questo posto automaticamente démodé. A prima vista addirittura, usando il gergo giovanile, pure un tantinello sfigato. O perlomeno "sbagliato". Le apparenze, si sa, pero' spesso ingannano. Ci sono di fatto due ottime ragioni, strettamente correlate, per venire a visitarlo.

 

sophie calle museo caccia e natura parigi

Cominciamo dalla prima: il Museo stesso. Lo inaugura in persona nel 1967 André Malraux (sì, il grande antropologo ed esperto di estetica) in un vetusto e nobile edificio, l'Hotel de Guénégaud. Farcito all'inverosimile di antiche collezioni di animali impagliati, armi antiche e curiosità varie, si espande nel 2007 inglobando l'edificio accanto. In realtà la vocazione di questo museo non è mai stata la zoologia (e tantomeno la caccia in sè) ma piuttosto l'antropologia. In particolare il punto focale è la relazione culturale tra uomo e animale (e la sua evoluzione) nel corso degli ultimi secoli. Tema estremamente attuale, dibattuto e controverso.

 

Non ci sono aggeggi elettronici e "contributi digitali". Tanto legno, boiserie ovunque e molti trofei. Tutto sembra ricordare da vicino le pratiche museali d'altri tempi. Ma è un finto "vecchio museo". Le atmosfere retrò sono funzionali alla celebrazione culturale: cortocircuiti tra vintage e futuro, come nella cultura steampunk. Anzi, vi è una sottile e continua presa in giro dei musei vecchio stile con la loro seriosità e pomposa attitudine classificatoria.

 

sophie calle museo caccia e natura parigi

E poi l'Arte Contemporanea trova qui il suo habitat naturale, quasi fosse una specie animale sui generis. Del resto il ruolo dell'artista altro non è che una (molto) particolare specializzazione della figura dell'antropologo. Uno specialissimo camouflage museale contamina spazi e sale in maniera molto convincente. Le opere d'arte a fatica si riescono a distinguere dai reperti veri e propri. Gli spazi museali diventano nel loro insieme solleciti complici del processo artistico.

 

Qualche esempio? Una notevolissima installazione permanente (in una piccola deliziosa stanzetta) realizzata dall'americano Mark Dion, celebre per il suo ossessivo (e del resto l'arte contemporanea è tutta una forma di benigna ossessione...) e meticoloso mescolamento tra arte e scienze naturali. E' la perfetta ricostruzione dello studio di un naturalista, sembra lo studiolo di Charles Darwin. O un fantasmagorico intervento di Jean-Michel Othoniel su un uovo di struzzo trasformato in una solenne scultura/reliquia nel suo cabinet ligneo. Oppure i falsi e visionari animali metallici di Mylinh Nguyen, spaventosamente "insettosi", che campeggiano (quasi aggressivi) in apposite teche.

 

Straniamento e sorpesa si susseguono tra (autentiche) vecchie consolles e grafica super contemporanea. Uno spettacolo. Quasi impossibile recuperare le coordinate precise di dove ci si trova e, felicemente, ci si perde quanto basta.

 

calle

Per certi aspetti questo è, anche e soprattutto, un museo dedicato alla morte. La caccia presuppone ineluttabilmente come risultato finale una preda che soccombe; è essenzialmente un intreccio di elaborati  rituali di morte. L'ambiente quasi gotico e le tassidermie onnipresenti, suggeriscono da parte loro che la vita è un bene prezioso ma anche molto fragile e, per definizione, tragicamente temporaneo. Si intuiscono in anticipo il distacco e la mancanza. Si sente, tra i velluti e gli arazzi, l'atmosfera di una imminente celebrazione funebre.

 

La seconda buonissima ragione per passare di qua è la mostra temporanea  di Sophie Calle "Beau Doublé, Monsieur Le Marquis!". Inaugurata il 10 di Ottobre è stata curata da una bravissima Sonia Voss.  Devo confessare che (almeno fino a questa visita) non ero un grande fan della Calle. Trovavo il suo lavoro un po' troppo narrativo e per certi aspetti perfino noiosetto. Mi sono, con gioia e una certa dose di pentimento, assolutamente ricreduto.

 

L'artista inizia a descrivere, al piano terra, attraverso installazioni, fotografie e brevi testi il proprio turbamento per la perdita del padre, per il quale nutriva un particolare affetto. C'è molta intimità e dolcezza in tutto questo. Ma non c'è mai sdolcinata esibizione. Il tono è sempre proprio quello giusto (e non è certo facile in questi casi). Si viene risucchiati in questo dolore, quasi senza accorgersene. Muore anche l'amato gatto. Allo strazio se ne aggiunge dell' altro. Le due perdite sono evidentemente piazzate su due scale diverse ma finiscono, in qualche strano e inaspettato modo, per mescolarsi e sovrapporsi.

SOPHIE CALLE E SERENA CARONE

 

Si respira una grande intensità e una intima solennità. C'è un orso (si presume sia un orso, perchè di fatto non si vede che animale è...) che è completamente ricoperto da un lungo drappo bianco e diventa un inquietante fantasma selvatico. Compaiono poi dal nulla di una parete bianca degli occhi umani che iniziano a fissare il visitatore, un piccolo capolavoro assoluto.

 

Ai piani superiori il discorso si ampia e tocca vari temi legati alla memoria autobiografica ma anche a quella collettiva. Le opere della Calle sono in pratica degli interventi aggiunti ad oggetti o situazioni preesistenti nel museo. Tracce di esistenza. Forse la più forte e semplice allo stesso tempo è un reggiseno di colore nero che esce, quasi per sbaglio, dal cassetto lungo e stretto di un armadio classificatore in una sala. E poi ci sono tanti brevi testi stampati su carta, "petites annonces" come li chiama l'artista, disseminati in giro un po' dappertutto. La storia naturale diventa la metafora ideale della complessità che avviluppa le relazioni umane.

ANTONIO RIELLO

 

All'utimo piano è stato allestito un ambiente che funziona come un museo-nel-museo. E' tutto dedicato alla solitudine e alla disperata ricerca di un partner attraverso gli annunci economici dei giornali e dei settimanali. Un mondo a sè, patetico e affascinante. Una gabbia con due pappagallini antropomorfi fotografa/fissa con incredibile potenza tutta l'ironica ambiguità e l'imbarazzo discreto di questo tipo di situazioni. Tutta l'Antropologia e la Sociologia del single, in un'opera.

 

L'artista che accompagna Sophie Calle, come in un canto polifonico, in questa avventura è Serena Carone, originaria anche lei dalla Camargue nel sud della Francia. Da molti anni lavora sul tema della Storia Naturale con colta e misurata discrezione. Molti dei suoi lavori sono delle installazioni realizzate con l'uso di animali in plastica/gomma. Memorabile, in questo caso,  come trasforma una stanza al piano terreno in una suggestiva caverna abitata da tantissimi grossi pipistrelli (vampiri ?).

riello

 

La coppia di artiste funziona benissimo assieme. Come quando si ha il privilegio di sentire un pezzo per pianoforte a quattro mani ben suonato (il museo è il pianoforte). Da molto tempo non vedevo una mostra così profondamente emozionante e intelligentemente leggera.

 

 

Sophie Calle et son invitée Serena Carone

carone

Beau Doublé, Monsieur Le Marquis!      

Musée de la Chasse et de la Nature

62, rue des Archives 75003 Parigi

10 Ottobre 2017 - 12 Febbraio 2018

 

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…