CHI LAVORA NELL’ARTE, METTILO DA PARTE - NEL LIBRO DELLO STORICO DELL’ARTE ALVAR GONZALEZ PALACIOS, “PERSONA E MASCHERA”, VENGONO SBERTUCCIATI RANCORI, SOSPETTI E MESCHINITÀ DI GALLERISTI, ANTIQUARI E STUDIOSI D’ARTE

Alvar González-Palacios è stato un po’ dappertutto: i profili raccolti nel libro sono 68 e molti riguardano studiosi o grandi collezionisti stranieri - John Pope-Hennessy è quasi un personaggio da romanzo, un classico eccentrico inglese: dirigeva il Victoria Albert Museum e se invitava qualcuno a pranzo questo durava 45 minuti esatti, non uno di più…

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Paolo Mauri per “la Repubblica”

 

L’arte scatena la libido del possesso anche solo mentale e coinvolge collezionisti, direttori dei musei, antiquari e naturalmente storici dell’arte in un alternarsi di passioni e di sospetti, di maldicenze, di odi dichiarati e talvolta di generose donazioni.

 

Un bel soggetto per uno psicoanalista in vena di avventure. Intanto Alvar González-Palacios, cubano di nascita, ma poi esule in Europa all’avvento di Castro, ha allestito un proprio personale museo delle cere intitolato Persona e maschera (Archinto) che appunto allinea collezionisti, antiquari e storici dell’arte visti da vicino nella lunga carriera dell’autore che è un po’ tutte e tre le cose insieme.

 

PERSONA E MASCHERA - LIBRO DI ALVAR GONZALEZ PALACIOS PERSONA E MASCHERA - LIBRO DI ALVAR GONZALEZ PALACIOS

Roberto Longhi, dopo aver insegnato a Bologna (dove ebbe tra gli allievi Pasolini) era sceso a Firenze e lì avrebbe regnato per molti anni, evitando per tanto tempo di rendere visita a Bernard Berenson che coltivava la propria leggenda ai Tatti. Longhi, racconta González-Palacios, «era sirena crudele e angelo custode a giorni alterni: poteva risultare adorabile, affettuoso, comprensivo, ma subito dopo diventava gelido, distante, indifferente».

 

Sempre a Longhi si torna parlando di Federico Zeri. Longhi confessava di nutrire per Zeri una grande diffidenza, anche se ne ammetteva l’ingegno. Per lui usava gli aggettivi «folle, mostruoso, isterico». Ma, conclude l’autore, quasi a pareggiare il conto, «Zeri non era un uomo intelligente, era un uomo geniale».

 

Ruggiva come un leone e distribuiva epiteti per tenere a bada i suoi amici e nemici. Seminava dovunque barzellette oscene. Quando nel ‘92 all’improvviso morì Giulio Carlo Argan gli telefonai la sera tardi per avere una sua reazione per il giornale, proprio perché sapevo benissimo che i due non si prendevano. «Beh, che c’è?» chiese dopo aver brontolato per l’ora inopportuna. «È morto Argan». «Pace all’anima sua» fu il commento e buttò giù il telefono.

 

ALVAR GONZALEZ PALACIOS ALVAR GONZALEZ PALACIOS

Argan lo si incontrava qualche volta a cena a casa di Giuliano Briganti. Da un po’ di tempo avevano deposto le armi, impugnate per ragioni di cattedra essendo Argan allievo di Venturi e Briganti di Longhi. Argan era un commensale spiritoso, faceva il verso a Toesca di cui era stato assistente. Alvar González- Palacios resta affascinato dalla sua finezza, anche se spesso non condivide le sue posizioni.

 

Persona e maschera si apre con il ritratto di Berenson ed è giocoforza ricordare che una volta Berenson chiese a Longhi: ma lei come fa a vivere con un genio? E il riferimento era a sua moglie, Anna Banti, scrittrice, anche di cose d’arte, e direttrice di Paragone nella serie letteraria. Alvar González-Palacios è stato un po’ dappertutto: i profili qui raccolti sono 68 e molti riguardano studiosi o grandi collezionisti stranieri. John Pope-Hennessy è quasi un personaggio da romanzo, un classico eccentrico inglese.

 

VITTORIO SGARBI DE PALACIOS VITTORIO SGARBI DE PALACIOS

Dirigeva il Victoria § Albert Museum e se invitava qualcuno a pranzo nella sua casa gelida, questo durava 45 minuti esatti e poi si veniva congedati «senza troppe cerimonie seppure con un bonbon». Il direttore doveva tornare al lavoro. A lui si deve uno dei pochi giudizi equilibrati su Longhi (come si vede si torna sempre lì) i cui scritti gli sembrano «freschi, stimolanti e persino scioccanti». Pope-Hennessy chiude la sua vita a Firenze ed è lì che González-Palacios lo aveva ritrovato dopo che tra di loro c’era stato un periodo di freddo.

Con Mario Praz i contatti si fecero quasi quotidiani quando l’autore si stabilì a Roma.

 

Era il 1971, ma la conoscenza era avvenuta anni prima a ridosso della pubblicazione de La filosofia dell’arredamento, uscita nel ‘64. Andarono poi insieme a vedere il film di Visconti Gruppo di famiglia in un interno dove il protagonista è un intellettuale raffinato interpretato da Burt Lancaster. Era Praz il modello? Così si diceva, ma il professore uscì scontento dalla proiezione: il film gli sembrava insincero e i quadri che si vedevano erano falsi. Per stizza fece pagare la cena al suo giovane accompagnatore.

ALVAR GONZALEZ PALACIOS ALVAR GONZALEZ PALACIOS

 

Tra i grandi estimatori di Praz c’è da sempre Arbasino cui l’autore dedica un ritratto quasi complice. Chi meglio di Arbasino riesce a cogliere l’evolversi del gusto? «Non parla mai di date, di influssi, di stile o di pennellate… fa una cosa che molti non sanno fare. Sa capire quel che genera un fenomeno importante».

 

I ritratti sono allineati in ordine anagrafico, ma non si va oltre il ‘36, data di nascita dell’autore e anche di Pierre Rosenberg e Fabrizio Lemme. E dopo, nulla da segnalare? Ma anche prima qualche buco inevitabile c’è: Brandi viene citato solo una volta e tra i nemici di Zeri… Il ballo dei sapienti in cui si ritrova il lettore è insieme un esercizio mondano e una lezione di stile. Maschere e persone. Ma persona in latino vuol dire anche maschera, dunque il gioco si fa sottile e il libro, spesso pettegolo (non è un difetto), dà molto da pensare.

 

 

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