IL PENONE RIOTTOSO - L’ARTISTA RITIRA 2 OPERE DALLA MOSTRA E RIFIUTA ANCHE IL PREMIO A VENARIA - IL CRITICO BONAMI: “E’ DIVORATO DA ETERNA INSICUREZZA”- DE MARIA (TRANSAVANGUARDIA) LO DIFENDE: ''UN ARTISTA PUÒ E DEVE DECIDERE DOVE ESPORRE”

Dopo aver spiegato che l’allestimento della mostra non rendeva giustizia alle sue opere, Penone, tra i più giovani fondatori dell’Arte Povera, ha ritirato le sue due opere dalle sale dell’Accademia Albertina di Torino - Bonami: L’arte contemporanea in Italia ha poche speranze quando chi dovrebbe essere maestro si comporta come uno studente immaturo... -

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1. IL CASO PENONE: ADESSO RIFIUTA ANCHE IL PREMIO A VENARIA

Emanuela Minucci per “la Stampa”

 

È il momento del gran rifiuto per il maestro Giuseppe Penone. L’artista, tra i più giovani fondatori dell’Arte Povera, mercoledì ha ritirato all’ultimo momento le sue due opere Pelle di marmo e Impronta del disegno- anulare sinistro dalle sale dell’Accademia Albertina di Torino che ospitava in contemporanea la mostra «Il senso del corpo» dei giovani allievi di tutte le accademie mondiali.

 

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Il gesto, che ha spiazzato il pubblico del vernissage e gli organizzatori del primo Festival delle Scuole d’Arte e Design più di un’installazione di Cattelan, non è rimasto isolato.

 

Dopo aver spiegato che l’allestimento della mostra non rendeva giustizia alle sue opere, ieri, con una lettera inviata all’assessore alla Cultura Antonella Parigi, ha comunicato di non voler ritirare il premio che la Regione Piemonte aveva deciso di consegnargli il 10 luglio alla Reggia di Venaria. Anche in quel caso, c’entravano i giovani dell’Accademia. Perché la cerimonia era al termine di una passeggiata con gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Torino

 

2. “SI MOSTRA DIVORATO DA ETERNA INSICUREZZA”

Francesco Bonami per “la Stampa”

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Quando ho letto che Giuseppe Penone ha tolto la sua opera da una mostra all’Accademia Albertina, motivando la decisione con il fatto che non condivideva la coabitazione con lavori di altri artisti, alcuni molto giovani, mi è venuta tristezza per due motivi. Il primo dovuto alla constatazione che la giovane arte contemporanea in Italia ha poche speranze: quando chi dovrebbe essere maestro si comporta come uno studente immaturo, il futuro dei giovani è difficile.

 

Secondo motivo di tristezza, vedere un artista di livello internazionale divorato ancora da un’eterna insicurezza. La coabitazione è ciò che stimola il dialogo, lo scambio e la discussione tra idee diverse arricchendo la cultura o le culture che le producono. 
 

Senza condivisione dello spazio culturale ogni forma espressiva si spegne e si autocondanna all’irrilevanza. Immaginiamo se Lorenzo Bernini fosse stato disturbato dalla coabitazione con altre espressioni artistiche: oggi non potremmo goderci L’estasi di santa Teresa a Santa Maria della Vittoria a Roma. Il capolavoro del Bernini è potente perché non si fa disturbare da quello che gli sta attorno.
 

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Ritirando la sua opera Penone rivela una mancanza di fiducia nell’opera stessa. L’artista trasmette, come un genitore insicuro, tutta la sua incertezza al figlio. Non andare a quella festa, sembra dire Penone al suo lavoro, che fai brutta figura. Qualsiasi artista che rifiuta il confronto con il passato e ancor peggio con il futuro è un artista povero, non perché appartiene all’Arte Povera come Penone, ma spiritualmente, umanamente, professionalmente.

 

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3. DE MARIA: “UN ARTISTA PUÒ E DEVE DECIDERE DOVE ESPORRE”

Emanuela Minucci per “la Stampa”

 

Nicola De Maria è uno dei cinque artisti della Transavanguardia italiana. Lo disturbiamo mentre sta lavorando a un affresco. È molto concentrato e, anche se non sapeva nulla della vicenda che ha  trascinato sui giornali il collega Penone, capisce all’istante di che si tratta. E non si scandalizza.
 

Secondo lei può un artista ritirare all’ultimo momento un’opera da una mostra?
«Intanto bisogna sapere quali motivazioni ha addotto Giuseppe Penone per arrivare a negare l’esposizione delle sue opere».
 

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Lui ha spiegato che non aveva nulla contro i giovani artisti che stavano esponendo i loro pezzi nelle sale attigue e tanto meno con i Cartoni gaudenziani che circondavano i suoi due pezzi, ma avrebbe preferito che le sue opere fossero «in splendida solitudine».
«Non credo solo che sia legittimo, ma necessario. Il contesto fa parte dell’opera. Tant’è che gli artisti spesso curano in prima persona gli allestimenti».
 

Qualcuno però ha giudicato tardivo l’intervento, anche perché erano già stati stampati gli inviti...
«Come ripeto, evidentemente qualcuno non si è spiegato bene con l’artista. Il quale ha il dovere di difendere le sue opere da qualsiasi “contaminazione ambientale”: solo così potrà avere gli strumenti per tutelare il suo messaggio artistico».
 

Insomma, lei avrebbe fatto altrettanto se non avesse gradito l’allestimento ...
«Le ripeto, non posso giudicare tutti gli aspetti della vicenda. Se la domanda è “può un artista decidere dove e come collocare le sue opere”, io le rispondo che non solo può, ma deve farlo».

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