UN PERGOLATO NEL CASTELLO SFORZESCO: PRENDONO VITA I GELSI DI LEONARDO - PANZA: UN PADIGLIONE VERDE RIPRODURRÀ QUELLO CHE IL MAESTRO DA VINCI DIPINSE NELLA SALA DELLE ASSE, CHE RIAPRIRÀ IL 2 MAGGIO 2019 DOPO IL RESTAURO

-

Condividi questo articolo


pergolato gelsi castello sforzesco pergolato gelsi castello sforzesco

Pierluigi Panza per il Corriere della Sera

 

Spunterà una pergola di gelsi nella piazza d' armi del Castello Sforzesco, in fondo, verso l' ingresso del Cortile della Rocchetta.

 

E riprodurrà il celebre pergolato dipinto da Leonardo da Vinci all' interno del Castello, noto come Sala delle Asse.

 

La Sala delle Asse è una riscoperta dell' età romantica, quando insigni milanesi come il prefetto dell' Ambrosiana Baldassarre Oltrocchi, il poligrafo Carlo Amoretti e il segretario di Brera Giuseppe Bossi si misero a studiare le carte di Leonardo facendolo diventare un mito globale. Alla fine dell' Ottocento anche il più importante architetto e sovrintendente della città, Luca Beltrami, stava studiando la biografia di Leonardo quando gli fu affidato il restauro del Castello, ceduto nel 1893 dall' Esercito alla città. Studiando le carte d' archivio, Beltrami era venuto a conoscenza del fatto che Leonardo aveva affrescato un monumentale padiglione verde dentro il Castello: ne accenna, infatti, in una lettera al duca di Milano il cancelliere Gualtiero Bescapè nell' aprile del 1498. Così, quando arriva con il restauro alla Torre quadrata di nord-est, ordina agli operai di smantellare le assi di legno che rivestono le pareti e avviare il descialbo dei muri.

schizzo preparatorio pergolato schizzo preparatorio pergolato

 

Quando gli operai sui ponteggi giungono a quattro-cinque metri d' altezza si fermano perché incominciano a intravvedere del colore verdognolo. Sembra un pergolato. Si spiccona più in alto e i fusti degli alberi si rivelano a ogni colpo.

Sono sedici gelsi nodosi.

 

O forse sono mori, il che è lo stesso: Morus è il nome latino del gelso, e poiché di gelsi viveva la Lombardia, zio Ludovico assunse l' appellativo di Moro (ci sono anche altre tesi). Questi gelsi s' intrecciano a formare un pergolato ove s' annoda, come in un gioco, una corda d' oro: sono i nodi di cui parla Leonardo.

leonardo da vinci leonardo da vinci

 

La stanza era stata affrescata da Leonardo nel 1498, due anni prima della caduta di Milano nelle mani dei francesi. Era una stanza che all' epoca serviva come sala di rappresentanza per accogliere ospiti di riguardo. Non sappiamo se fu completata da Leonardo o se rimase incompiuta, anche se fonti asseriscono che «Mastro Lonardo», il 21 aprile del 1498, ha promesso di terminare la decorazione entro settembre dello stesso anno, e che a tale scopo la sala era stata «liberata dalle asse», poste per proteggere gli ambienti dall' umidità.

Ma di Leonardo raramente si ricorda un' opera finita.

 

Nel 1499 Luigi XII di Valois invase il Ducato per scacciare Ludovico il Moro. Il Castello, assediato, si svuotò di ambasciatori, cortigiani e artisti - Leonardo si mise in viaggio, ma presto diventò il prediletto di Luigi XII e Charles d' Amboise, nuovo signore di Milano.

Nel 1521 la cosiddetta Torre del Filarete, utilizzata come deposito di munizioni, saltò per aria e anche la Sala delle Asse seguì le tristi sorti del Castello e i successivi passaggi di funzione sino a sbiadire e scomparire sotto intonaci e vernici.

Poi la riscoperta di Beltrami.

 

leonardo da vinci leonardo da vinci

 Ora, in occasione del Cinquecentenario della morte di Leonardo (Amboise, 1519), il Comune di Milano ha pensato di realizzare all' esterno, in collaborazione con Orticola di Lombardia, un vero pergolato (in scala 1:50) che riprenda il grande trompe l' oeil dipinto all' interno. Il padiglione sarà realizzato con sedici alberi di gelso i cui rami si intrecciano come nella Sala delle Asse e che, crescendo, materializzeranno l' architettura vegetale dipinta da Leonardo all' interno. L' ipotesi suggerita da Filippo Pizzoni, vicepresidente di Orticola di Lombardia e storico dei giardini, è che l' opera di Leonardo non sia di pura invenzione, ma possa rappresentare «l' espressione massimamente decorativa dei pergolati in uso all' epoca».

 

A quell' epoca, come documentato dalla trattatistica architettonica, teatri di verzura, giardini segreti e pergolati erano luoghi realizzati con attenta cura e questi ultimi «erano percepiti come vere e proprie stanze all' aperto». Secondo Pizzoni, Leonardo potrebbe aver dipinto all' interno un pergolato effettivamente esistente nei giardini del Castello.

Anche se fosse, tuttavia, la particolarità dell' affresco sta nei «vincoli», ovvero nei modi in cui si intrecciano i sedici rami.

 

I «vincoli», o «nodi», sono un tema largamente studiato nell' Umanesimo, da Dante alle correnti neoplatoniche ed ermetiche di Marsilio Ficino e Giordano Bruno fino a Leonardo, che dedica ad essi riflessioni e disegni. Ogni differente nodo o intreccio rimanda a un diverso significato iconologico e simbolico.

sala delle asse sala delle asse

 

Naturalmente, il pergolato di gelsi non potrà giungere a così precisi rimandi allegorici e crescerà nel tempo, cercando di avvicinarsi a quello raffigurato da Leonardo, che oggi si trova lungo il percorso del Museo d' arte antica del Castello, un luogo che attira 3 milioni di visitatori all' anno. Un totem esplicativo spiegherà il significato dell' architettura vegetale, racconterà la storia della Sala delle Asse e inviterà i visitatori ad ammirarla dal vivo. Il padiglione sarà inaugurato nella primavera del 2019, in tempo per la riapertura della Sala delle Asse il 2 maggio 2019.

leonardo da vinci autoritratto leonardo da vinci autoritratto LEONARDO DA VINCI - SALVADOR MUNDI LEONARDO DA VINCI - SALVADOR MUNDI la gioconda leonardo da vinci la gioconda leonardo da vinci le macchine da volo di leonardo da vinci le macchine da volo di leonardo da vinci i disegni di leonardo da vinci i disegni di leonardo da vinci leonardo da vinci leonardo da vinci

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…