baalbek

STUPEFACENTE BAALBEK: I GRANDI TEMPLI DELLA CITTÀ LIBANESE TORNANO ACCESSIBILI DOPO ANNI DI CHIUSURA PER COLPA DELL’ISIS – OGGI LA CITTÀ E’ SALDAMENTE IN MANO AGLI HEZBOLLAH E CERCA DI TORNARE A GALLA  VALORIZZANDO NON SOLO AGRICOLTURA E TURISMO MA ANCHE LE VASTE PIANTAGIONI DI CANNABIS….

Michele Zanzucchi per Avvenire

 

baalbek

L' hotel Palmyra è un' istituzione a Baalbek. Un po' invecchiata, a dire il vero, con i suoi intonaci scrostati, il mobilio che ha fermato le lancette agli anni Cinquanta, con le foto sbiadite. Costruito sull' antico anfiteatro romano, nei suoi corridoi espone capitelli, teste elleniste, fregi di chiara origine preromana: «Li avevamo in cantina», si scusa, ma inorgogliendosi, il proprietario.

 

Il cameriere, lui stesso un pezzo da museo, ci tiene a mostrare la stanza dove soggiornò il generale De Gaulle (oggi costa 75 dollari a notte), quella occupata da Jeanne Moreau e, soprattutto, quella che vide il riposo di Guglielmo II. Era il 1897.

 

baalbek

 Proprio dalla terrazza dell' hotel, di fronte al sito archeologico, l' imperatore s' accorse di un' aquila romana, simbolo egualmente presente nella tradizione fenicia, che pendeva a metà da un frontone del Tempio di Bacco. Decise perciò di avviare una missione archeologica tedesca, la prima vera operazione di salvaguardia del patrimonio di Baalbek, che durò dal 1898 al 1905. Furono effettuati le messe in sicurezza e i restauri basilari, ripresi poi da archeologi francesi durante il mandato francese. Nel 1984 il sito è stato incluso nella lista Unesco dei siti patrimonio dell' umanità.

 

baalbek

Sentimenti di stupore e ammirazione avvolgono il visitatore nel mare di marmo e pietra di Baalbek - il nome rimanda al dio Baal e forse anche alla dea Anat, dea della guerra, sorella e consorte dello stesso Baal -, che per tre secoli vide architetti e artigiani all' opera nella costruzione dei più grandi templi esistenti al mondo: la superficie del tempio di Giove, il più vasto, costruito su una base fenicia preesistente di 88 metri su 48, è paragonabile alla piramide di Cheope o alla basilica di San Pietro. C' è potenza ed eleganza, ingegneria e scultura, architettura e religione. Il sito, che di primo acchito potrebbe apparire un sito solo romano, in realtà si rivela un ponte tra Oriente e Occidente. Soprattutto le decorazioni rivelano influenze fenice e arabe, più che greco-romane.

 

Perché i Romani, a differenza di Greci e Persiani, tendevano a valorizzare le culture e le tradizioni che incontravano, non cercando di eliminarle, ma di integrarle nei canoni di Roma. Così qui a Baalbek diedero spazio ai decoratori di marmo locali, pur portando l' influenza ingegneristica romana. Anche la struttura tripartita dei templi paiono di origine religiosa più fenicia che romana.

 

Certamente Baalbek era all' epoca una città ricca, sulla strada che le carovane provenienti dall' Oriente erano obbligate a prendere per arrivare al mare. Da qui passò anche Alessandro Magno in marcia verso Damasco. Fu probabilmente questa ricchezza a spingere nel II secolo i romani e i locali a costruire il tempio più straordinario e imponente che mai fosse stato costruito al mondo, il tempio di Giove Eliopolitano (Baalbek all' epoca romana si chiamava Heliopolis). Seguirono tre secoli di lavori, grazie ai soldi romani e alle maestranze locali, ma l' opera non fu mai completata, nonostante fossero state già erette le colonne più imponenti dell' antichità, due metri e venti di diametro. I terremoti susseguitesi nei secoli, l' uso del sito come cava per la costruzione degli edifici locali e le alterne vicende politiche portarono il sito a essere abbandonato prima di essere completato, fino all' arrivo di Guglielmo II. Restano oggi in piedi solo sei colonne, per un edificio che ne prevedeva dieci sulla fronte e diciannove sul lato lungo.

baalbek libano

 

Oggi Baalbek è una città che sta cercando di ritornare a galla valorizzando agricoltura e turismo, senza considerare le vaste piantagioni di cannabis dell' Alta Bekaa. A prevalenza musulmana e sciita, vede comunque una presenza non secondaria di sunniti e di cristiani.

Vive una certa conflittualità con l' altra grande città della valle, Zaqle, a maggioranza cristiana. Ma tra le due città sta per essere completata una superstrada che certamente favorirà il ritorno alla normalità. Negli ultimi anni, dall' inizio cioè del conflitto siriano nel 2011, la valle è stata in effetti disertata dagli stessi libanesi, per i combattimenti contro il Daesh sulla catena dell' Antilibano, in particolare nelle colline del Jurd di Ras Baalbek e di Qaa, sulle quali nell' agosto scorso un' insolita alleanza tra libanesi, siriani e Hezbollah ha permesso di sloggiare i jihadisti, scappati verso Deir Ez Zor. Era l' ultimo bastione in Libano dello Stato islamico, insediatosi nel 2014 su un' area di circa 200 kmq in quella zona montagnosa a ridosso del confine siriano, nella parte centro-orientale della Bekaa. In precedenza il Daesh aveva occupato più a Nord le montagne sopra Aarsal.

baalbek libano

 

Il pericolo era apparso evidente già nel marzo 2011, quando sette incoscienti ciclisti estoni avevano cercato di raggiungere Beirut partendo da Aleppo; ma furono rapiti da milizie armate sulla strada tra Zaqle e Baalbek. Furono rilasciati nel luglio seguente, dopo trattative estenuanti. Da allora la città diventò off limits per i visitatori. Quarantena che è stata prolungata ulteriormente tre anni fa, perché alcune diatribe tra clan locali erano sfociate in incidenti e attentati. Oggi la città, saldamente in mano agli Hezbollah - il movimento sciita è nato nel 1984 proprio nella Bekaa -, è di nuovo accessibile in sicurezza. Un motivo di vanto per lo Stato, che mostra orgoglioso il riconquistato controllo del territorio, valorizzando i suoi pezzi storici più pregiati, in vista di un ritorno alla piena normalità. Per dimostrare che la guerra siriana non ha nulla a che fare con la terra dei cedri.

 

baalbek

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)