IL "TOULOUSE LAUTREC" DI TIMES SQUARE - L’INCREDIBILE STORIA DEL PITTORE PATRICK ANGUS MORTO DI AIDS NEL ’92 E RISCOPERTO DA UN COLLEZIONISTA ITALIANO

Francesco Moscatelli per “la Stampa”

 

patrick angus couplepatrick angus couple

Potrebbe essere il soggetto di un film: un giovane collezionista italiano scopre sull’iPhone di un amico l’autoritratto di un pittore americano, quasi sconosciuto e morto da più di vent’anni. Per mesi scandaglia inutilmente musei, siti Internet e gallerie alla ricerca di qualche sua opera, finché, dopo averne ricostruito la vita, finisce al Cheeroke Casino di Roland, Oklahoma, a cinque minuti di auto dal confine con l’Arkansas - a mangiare cheeseburger assieme alla madre ottantunenne dell’artista e a prometterle, fra una puntata al tavolo del black jack e una Coca-Cola light, che l’avrebbe aiutata a promuovere il lavoro del figlio. 
 

Comincia la caccia
I protagonisti di questa storia - che il mese scorso ha avuto il suo «happy end» con l’inaugurazione di una personale alla «Thomas Fuchs Galerie» di Stoccarda - sono due: Fabio Cherstich, 31 anni, regista teatrale, docente di Arti visuali alla Paolo Grassi di Milano, e Patrick Angus, ritrattista e paesaggista di talento ucciso dall’Aids nel 1992 a soli 39 anni. «La mia caccia è cominciata nell’ottobre del 2012. Online c’erano pochissime immagini e l’unica traccia di Angus era una monografia pubblicata a New York nel ’92 - racconta Cherstich -.

 

Contattai l’autore, il critico Douglas Blair Turnbaugh, che mi disse di aver frequentato Patrick negli Anni Ottanta. Possedeva ancora alcune opere e gli sarebbe piaciuto esporle. Qualche mese più tardi la curatrice del Regional Art Museum di Forth Smith, in Arkansas, mi scrisse che nella loro collezione c’erano cinque tele di Patrick ma soprattutto che sua madre, Betty, era ancora viva. La prima telefonata con la signora durò più di un’ora. Le promisi che sarei andato a trovarla e cominciai a ricomporre il puzzle della vita di Patrick».
 

angus slave to the rythmangus slave to the rythm

Il Lautrec di Times Square
Patrick Angus nasce nel 1953, figlio unico di una centralinista e di un impiegato statale. Cresce a Santa Barbara, dove frequenta il locale istituto d’arte, e a 22 anni, sedotto dalle atmosfere dei dipinti di Hockney, uno dei suoi punti di riferimento artistici, si trasferisce a Los Angeles. Produce moltissimi lavori, soprattutto disegni, dedicati alla città e ai suoi personaggi, ma anche alla vita underground dei club e dei cinema gay. «Nonostante la qualità delle sue opere non trovava nessuna galleria disposta a rappresentarlo - spiega Cherstich -. Le scene descritte erano troppe esplicite e senza vergogna». 
 

Nel 1980 Angus va a New York per ammirare la retrospettiva del Moma dedicata a Picasso. Si sarebbe dovuto trattenere per un weekend ma, rapito dalla Grande Mela di Andy Warhol e Keith Haring, decide di fermarsi.

 

Quella newyorchese sarà la sua fase più prolifica: alternando il lavoro di guardiano al Metropolitan Museum con quello di cassiere del Gaiety Theatre, un locale gay burlesque di Times Square, dipingerà fino alla morte la variegata umanità che, come è stato scritto in vista della mostra di Stoccarda, «si ritrova a celebrare il mistero della solitudine condivisa, dello scarto stridente eppure dolce tra i colori vividi dei corpi nudi e l’oscurità che avvolge tutto».

warhol hockneywarhol hockney

 

Per il «Toulouse Lautrec di Times Square», come lo soprannominò il drammaturgo e suo estimatore Robert Patrick, furono anni di grandi sacrifici e di pochissime gratificazioni, arrivate peraltro quando la malattia lo stava già divorando: una personale a Santa Barbara nel febbraio del 1992, durante la quale il suo mito David Hockney acquistò una mezza dozzina di sue tele, e il volume Strip Show: Paintings by Patrick Angus, del quale riuscì a vedere solamente le bozze dal letto del Saint Vincent’s Hospital di New York.
 

Con la madre al casinò
Nell’agosto scorso, a due anni dalla prima telefonata con la madre di Patrick, Cherstich parte per gli Stati Uniti. «La prima tappa è Manhattan dove conosco Douglas Blair Turnbaugh, l’autore della monografia dedicata a Angus. Nel suo studio vedo alcune opere dal vivo: pazzesche». Pochi giorni dopo il regista vola in Arkansas per incontrare la madre di Patrick. «Quando ho suonato il campanello per poco Betty non è svenuta - prosegue Cherstich -. Non poteva credere che qualcuno fosse partito apposta dall’Europa.

 

patrick anguspatrick angus

Anch’io però sono rimasto senza parole: tele, foto e disegni erano appesi ovunque, anche nel garage tra rastrelli e mensole con i detersivi. Sono rimasto lì tre giorni: la mattina parlavamo di Patrick, la sera Betty mi portava al casinò. Ero entusiasta: ho acquistato alcune opere e ho cominciato a immaginarmi mostre in giro per il mondo». Angus, abilissimo nell’usare la luce e il colore come i maestri del social-realismo americano James Whistler, Thomas Eakins, Edward Hopper e David Hockney, ma forse troppo lontano dall’estetica informale degli Anni Ottanta per poter essere apprezzato dai suoi contemporanei, stava per avere la sua rivincita.
 

Quotazioni in rialzo
«C’erano tantissime opere che meritavano di essere esposte – racconta Cherstich –. Prima di ripartire per l’Italia ho richiamato Douglas per raccontargli di Betty e della collezione straordinaria che avevo scovato. Il critico è trasalito: un gallerista tedesco l’aveva contattato per organizzare una retrospettiva e lui, non sapendo nemmeno che Betty fosse viva, non aveva idea dell’esistenza dei ritratti giovanili né dei paesaggi americani dipinti durante le visite ai genitori che si erano trasferiti in Arkansas». Prima di Natale, quando Cherstich è tornato a casa della madre di Angus, la bomba era già esplosa. «

ANGUS HOCKNEYANGUS HOCKNEY

 

Le riviste hanno cominciato a parlare di Patrick e, oltre alla mostra di Stoccarda, a breve sarà inaugurata una personale a Los Angeles. Le sue quotazioni sono salite di parecchio, si parte dai cinquemila euro per i disegni. Di comprare altre tele non se ne parla. Ora c’è una galleria che cura l’opera di Patrick e Betty è felicissima. Dovreste vederla quando, di fronte a una slot machine, racconta la storia alle sue amiche del casinò».

 

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