VAI COL PISCIO - IL LIBRO “FIGURE PISCIANTI” RACCONTA LA STORIA DELLA MINZIONE NELL’ARTE - DAL CINQUECENTO CORTEI DI FANCIULLI URINANTI SI MISERO A INONDARE LA SCULTURA E LA PITTURA - MA PER VEDERE ANCHE GLI ADULTI BISOGNERÀ ASPETTARE LA DIFFUSIONE DELLA PITTURA DI GENERE NEL SEICENTO. E SE GLI UOMINI LA FANNO IN SCENE DI SBRONZE, IN BORDELLI O AL VENTO, LE DONNE SI NASCONDONO DIETRO UN MURO O UN ALBERO

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Angelo Molica Franco per “il Venerdì - la Repubblica”

 

JEAN CLAUDE LEBENSZTEJN - FIGURE PISCIANTI JEAN CLAUDE LEBENSZTEJN - FIGURE PISCIANTI

Quando, il 18 novembre 1936, la Società delle Nazioni condanna l'Italia per aver invaso l'Etiopia, la propaganda fascista esprime il disprezzo per tale provvedimento diffondendo cartoline di bambini nudi (però con scarpe e berretto) che fanno pipì sulla scritta «sanzioni» con la cartina dell' Etiopia sullo sfondo. Il linguaggio contemporaneo - lo testimonia l'uso delle locuzioni «pisciarci sopra» in italiano per indicare biasimo o «laisser pisser» in francese per ignorare qualcuno - qualifica come sprezzante l'atto fisiologico. Eppure, quando i primi fanciulli mingenti compaiono sui sarcofaghi tardoromani (III sec d.C.) raccontano l'allegria di un baccanale di putti.

Manneken Pis Manneken Pis

 

A narrare l'epopea del puer mingens è lo storico dell'arte francese Jean-Claude Lebensztejn nel coltissimo e divertente Figure piscianti 1280-2014, che individua nel Manneken-Pis - il piccolo bronzo di un fanciullo che urina in una fontana di a Rue de l' Étuve a Bruxelles, realizzato da Jérôme Duquesnoy il Vecchio nel 1619 - l' acme di questa moda rinascimentale.

 

Definita «la Gioconda belga», la statuina diventa celebre nei secoli: tanto da essere rubata due volte (nel 1913 e nel 1965), finire sull' etichetta di una birra (La Blanche de Bruxelles) e venire copiata fino in Giappone (una moderna replica spunta nella stazione ferroviaria di Hamamatsucho a Tokyo).

 

Gli amorini in Venere e Cupido di Lorenzo Lotto Gli amorini in Venere e Cupido di Lorenzo Lotto

Dal Cinquecento difatti, scrive Lebensztejn, «cortei di fanciulli urinanti si misero a inondare la scultura e la pittura». Gli amorini in Venere e Cupido di Lorenzo Lotto o nel Baccanale degli Andrii di Tiziano, come gli spiritelli di Mantegna nel fregio che corona Ermogene battezzato da San Giacomo, o il grottesco piscione in marmo realizzato da Pierino da Vinci (nipote di Leonardo) per una fontana di Arezzo.

 

Ma per vedere anche gli adulti bisognerà aspettare la diffusione della pittura di genere nel Seicento. Più baldanzosi, gli uomini la fanno in scene di sbronze, in bordelli o al vento, come in un' incisione di Rembrandt; più appartate, le donne dietro un albero o un muro (come la fanciulla di Utamaro) fino all' arrivo a fine Ottocento di Te Poipoi di Paul Gauguin, in cui una ragazza si accovaccia in totale libertà sulla spiaggia.

Baccanale degli Andrii di Tiziano Baccanale degli Andrii di Tiziano

 

Di qui, inevitabile l'evoluzione del tema in voyeurismo: ora accennato nella Pisseuse di Picasso, ora esplicito negli acquerelli di Charles Demuth. Tuttavia, oggi, il gesto ha perso «qualsiasi forma di innocenza,» chiosa l' autore, «per fare posto al puro scandalo»: tanto nelle foto sacrileghe di Andres Serrano (in Piss Christ un crocifisso è bagnato da una pioggia ambrata), come pure nelle Ossidazioni di Andy Warhol, che sperimenta l' urina per dileggiare l' arte. Pur se usata per disgustare o far ridere, Lebensztejn però sulla pipì non scherza; perché «nulla è da prendere più sul serio del riso e del disgusto».

 

 

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