VEZZI, VIZI E VEZZOLI - “IL MONDO DELL’ARTE E’ NOIOSO - IL PORNO MI FA SBADIGLIARE: TUTTO FINTO - APRIREI UN BORDELLO MASCHILE - L’UNICO SOCIAL CHE USO È ‘GRINDR’ QUELLO CHE SERVE A FARE SESSO”

“Ho letto qualche libro, soprattutto d’arte, ma se da ragazzo dovevo comprarne uno, più a che Dostoevskij guardavo ai libri gonfiabili di D’Agostino o al suo peggio di Novella 2000 scritto con Arbore. Io guardo Uomini e donne e non sono snob. Il porno mi fa sbadigliare: è tutto finto. Mi piacciono solo i porno amatoriali”…

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FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

Malcom Pagani per il “Fatto quotidiano”

 

Programmi serali di un artista conteso dal Guggenheim, dalla Biennale e dalla Tate: “Finisco l’intervista, se sono fortunato incontro un bel maschio e se lo sono meno, mi guardo Affari tuoi e Chi l’ha visto?. Lei eccepirà: ‘Non è triste?’ e io le dirò ‘è una libidine assoluta’. Siamo seri, cosa dovrei fare? Andare a cena con gente che parla delle proprie posizioni acquisite o del proprio denaro? Per carità”.

 

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

Tra un graffio di uncinetto e un’avventura per immagini in cui coinvolgere indifferentemente Gore Vidal, Barbara Bouchet, Bernard Henry Lèvy o Iva Zanicchi, Francesco Vezzoli, lombardo non più anonimo del 1971, guarda ai suoi successi con il partecipato disincanto di chi conosce i pericoli dell’obbligata convivialità: “Il mondo dell’arte contemporanea è la cosa più noiosa che ci sia.

 

Un palco per parvenu dell’entertainment che un tempo gestivano assetti intellettuali e culturali rari e preziosissimi e oggi sono ridotti a mettere in fila torme di assistenti galleriste tutte ben vestite con le loro borse all’ultima moda. Entro in una galleria d’arte e fin dal linguaggio del corpo, mi bagno nello stagno meno attraente che mi venga in mente. L’arte è diventata un’industria del lusso e non c’è niente di più soporifero di vedere un’impresa che dovrebbe essere radicale, rivoluzionaria e creativa, appropriarsi degli stilemi di tutte le altre. Io non sono moralista e non ho niente in contrario all’idea che l’arte si sia trasformata in una branca del lusso. Basta non darsi un tono. Averne coscienza. Esserne consapevoli”.

Vezzoli Pedicure Vezzoli Pedicure

 

 

DAGO RICORDA CHE FA NELLA VITA FRANCESCO VEZZOLI DAGO RICORDA CHE FA NELLA VITA FRANCESCO VEZZOLI

Va da sé che Vezzoli, tra un’esposizione al Gagosian e un premio internazionale si preservi e che di un certo modo di non sembrare, gli importi poco: “Amo stare per conto mio, ma non confido neanche nella virtualità affettiva. Non ho un profilo Facebook. Non frequento Twitter né Instagram, l’unico social network in cui credo è Grindr, quello che serve a fare sesso. Gli altri mi sembrano un’inutile perdita di tempo, un disperdersi di vacue conversazioni, due palle così”.

 

Nell’apparente contraddizione tra aspetto fisico e parola, rassicurazione estetica e incendio dialettico, questo bresciano che ride spesso, inventa opere apprezzate nel mondo e non si tinge i capelli di viola, ha colorato il presente a tinte alterne senza mai scegliere la stessa: “Non ho nostalgia del passato, ma solo della mia giovinezza”.

 

Cosa rimpiange della giovinezza?

VEZZOLI VIDEO VEZZOLI VIDEO

L’innocenza perduta. Il tempo magico in cui l’universo non era governato da schemi e rincorse. L’età in cui, prima di accorgerti che l’incontro tra gli esseri umani non è altro che commedia, pensavi alla libertà coniugandola con l’eterno. I miei genitori mi hanno protetto. Credo di aver sentito la parola ‘denaro’ per la prima volta al Liceo.

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

 

Da bambino si annoiava?

Mai. Il tedio è arrivato dopo. Ero scatenato. Entravo in un negozio di dischi, tentavo di comprare Nuda di Mina e al rifiuto della cassiera armavo un casino bestiale.

 

Lei ha studiato al Central St. Martin’s School of art di Londra. I suoi erano ricchi?

caligola by vezzoli caligola by vezzoli

Erano colti, liberi e sofisticati. Leggevano Il Male e Linus, politicamente guardavano al Pdup, al Partito di Unità proletaria. Ma ricchi no, anzi, direi abbastanza poveri. Più che con i miei coetanei, sono cresciuto con i loro amici. Gente che leggeva molti giornali. Ho iniziato presto anch’io. Magari senza capir nulla, sfogliavo la Repubblica già a 6 anni. Ho ancora i cassetti pieni di ritagli. Pagine ingiallite, interviste a Dino Risi.

VEZZOLI COMIZI DI NON AMORE VEZZOLI COMIZI DI NON AMORE

 

Risi citava sempre Conrad: “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”.

Sono stato più fortunato perché nel mondo dell’arte potevi osservare sostenendo senza timor di smentita che quell’osservazione era figlia del tuo mestiere. Ho molto studiato e guardato, ma non dal buco della serratura. Entravo dalla porta principale e mi mettevo - anzi mi mettevano - in un angolo. Vicino al cesso o alle cucine.

 

Poi si è seduto a capotavola.

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

E lì mi sono stufato e non sono andato più. All’inizio mi batteva il cuore. Cenavo al Beverly Hills Hotel con Nicole Kidman e mi emozionavo. Uno sfigato a Corte. Poi l’emozione è svanita, la corte è diventata accessibile e io mi sono stufato. Non sono andato più. L’opera d’arte è tensione. È una fotografia di Mapplethorpe. Qualcosa di personalissimo. Se non avverti tu quella tensione, come possono provarla gli spettatori?

 

Lei ha convinto a lavorare senza compenso Lady Gaga e Courtney Love, Milla Jovovich, Natalie Portman e Benicio del Toro.

FRANCESCO VEZZOLI E KATE MOSS FRANCESCO VEZZOLI E KATE MOSS

Un miracolo talmente prodigioso che infatti non si è ripetuto. Pur pensando che non esistesse nulla di più pericoloso di Hollywood, ho finito per spostarmi artisticamente in territori assai più pericolosi. Però quel periodo, gli anni trascorsi con la scusa di un progetto da giovanissimo ragazzo a contatto con stelle del cinema e realtà incredibili rimangono indelebili. Ero un provinciale che entrava in contatto con mondi inimmaginabili. Camminavo nel regno di Gore Vidal, sul trumeau vedevo la foto di Paul Newman e poi senza scompormi, chiedevo al padrone di casa se voleva interpretare Caligola.

 

Vidal che rispondeva?

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vezzoli barbara&milliebush museo bellini vezzoli barbara&milliebush museo bellini

Fu spiritosissimo: ‘Ma sì, sarò il tuo Svetonio’. Da lui, come da Polanski e tanti altri venni accolto con la massima naturalezza. Senza motivazioni dettate dalla convenienza. Era una situazione fluida. Sorprendente e tangibile al tempo stesso. Dimenticare è impossibile, è stato bello, ma cercavo un’evoluzione. Ho smesso di chiedere e sono andato altrove.

 

Pensare di coinvolgere Vidal nel remake minimo di un film di Tinto Brass era folle.

OPERA DI VEZZOLI articolo foto OPERA DI VEZZOLI articolo foto

Ma se c’è un’eccezionalità in quella follia, era proprio l’idea di mettere Vidal sullo stesso piano di Bob Guccione e Brass. Somigliava a costruire un film sulla vita di Amanda Lear prodotto da Giulio Andreotti con Nicole Kidman come protagonista.

 

Presentò Trailer for a remake of Gore Vidal’s Caligula alla Biennale veneziana numero 51. Brass si lamentò del suo mancato coinvolgimento.

Brass si ritiene l’unico depositario di quella storia, si sentì defraudato e mi dispiace. Ma io volevo allontanarmi dal suo film per provare a immaginare una cosa diversa. Una cosa pazza. In quel momento storico le cose pazze godevano di benevolenza.

 

Il primo lampo della sua vita è stato letterario?

FRANCESCO VEZZOLI FRANCESCO VEZZOLI

Ho conservato il vizio dei giornali e l’ho tradotto nell’evoluzione. Magari su un tablet, ma continuo a leggerne molti. Una biblioteca spaziale invece non ce l’ho. Lì sono ignorante. Ho letto qualche libro, soprattutto d’arte, ma se da ragazzo dovevo comprarne uno, più a che Dostoevskij guardavo ai libri gonfiabili di D’Agostino o al suo peggio di Novella 2000 scritto con Arbore.

 

SELF PORTRAIT AS APOLLO FRANCESCO VEZZOLI SELF PORTRAIT AS APOLLO FRANCESCO VEZZOLI

Lei è tutto tranne che snob. Qualcuno inorridirà.

Io son felice del loro inorridire, ognuno deve fare le schifezze sue e avere la propria identità. Io guardo Uomini e donne e non mi vergogno di nulla. So chi è Tina Cipollari e non mi giro dall’altra parte. Riconosco che esiste. Ci faccio i conti.

VEZZOLI COMIZI DI NON AMORE VEZZOLI COMIZI DI NON AMORE

 

Il primo lampo artistico della sua vita?

Duplice. Da un lato c’è Antonello Falqui. Un idolo assoluto che da Milleluci in poi con le sue trasmissioni mi ha tenuto a lungo compagnia. In Dove Sta Zazà? con Gabriella Ferri e Pippo Franco, Falqui faceva delle robe sul Grande Raccordo Anulare che in genio superavano Godard. Ogni tanto, nottetempo, rivedo qualche sua vecchia intervista notturna. Tutti a chiedergli: ‘Ma come mai non ritelefona a Mina?’.

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Una domanda sciocca?

Sarebbe stato come chiedere a Fellini come mai non telefonasse ogni giorno ad Anita Ekberg. Dopo le meraviglie de La dolce vita, a cosa sarebbe servita una telefonata in più?

 

Il secondo lampo?

Con i miei, in montagna, guardando Gruppo di Famiglia in un interno di Visconti. C’è un’orgia, in sottofondo canta Iva Zanicchi e io non capisco più nulla.

francesco vezzoli e miuccia prada francesco vezzoli e miuccia prada

 

Lei ha lavorato sul Visconti meno celebrato.

Mi appassiona l’ultimo Luchino. Quello che guardava il Festival di Sanremo, quello distrutto dai critici marxisti perché si faceva produrre i film anche da Rusconi, considerato di destra e quindi nemico a prescindere. Il Visconti de L’innocente. Un Visconti assoluto che fa andare in scena l’uomo della sua vita, Helmut Berger, in Ludwig e dirige dalla sedia a rotelle il suo più caro amico Burt Lancaster sul letto di morte proprio in Gruppo di famiglia. Un regista che parla di se stesso e rischia, senza dover pensare a ogni costo che Rocco e i suoi fratelli sia il film giusto anche per il Partito.

vezzoli vezzoli

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Il Pci era una delle due grandi chiese nazionali.

Pci e Dc erano chiese che inseguivano comunque un assoluto culturale. Prenda uno come Zeffirelli. Da regista voleva sempre un supercast che da Liz Taylor in giù era spesso classico. Poi però, dal nulla, come in Un Tè per Mussolini, dal cilindro tirava fuori Cher. Un magnifico assurdo, non diverso da immaginare Gosford Park di Altman sotto Ecstasy.

 

Lei ha ragionato anche sulla lezione di Pasolini. Antitetica a quella zeffirelliana.

PIETRO VALSECCHI FEDERICO VEZZOLI PIETRO VALSECCHI FEDERICO VEZZOLI

Ho letto libri e poesie, visto film che ho adorato. Non sono un fanatico delle vicende legate all’Idroscalo perché non mi sento dietrologo e non amo parlare di ciò che non conosco. Posso dire però che l’aspetto più criticato di Pasolini mi ha sempre affascinato.

 

Quale aspetto?

vezzoli bonami vezzoli bonami

La dualità. Il fatto che nella sua identità filosofica fosse comunista e cattolico e che di notte, la stessa persona si trasformasse in una sorta di fascista notturno pronto ad avvantaggiarsi della povertà di alcuni ragazzini per farseli. Il contrasto mi è parso sempre straordinariamente interessante. In quella scissione tra desiderio ferino e pulsione intellettuale alberga un conflitto interiore da manuale. Un conflitto che restituisce profondità, tormento, mistero.

 

Qualcuno non sarà d’accordo.

So che nessuno dice mai queste cose perché considerate blasfeme, ma non temo scomuniche.

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Come cerca le sue consolazioni amorose Francesco Vezzoli?

Non per strada, non in un bordello. Quelli di memoria felliniana non esistono più. Ed è cambiata anche la liturgia del rimorchio. In ogni caso non ho nulla contro i casini. È molto meno violento offrire del denaro a qualcuno per fare sesso che fare una violenza a te stesso e all’altro raccontando la tua vita per farti trovare seducente. Sa che le dico?

 

Cosa mi dice?

Che se lo sfruttamento della prostituzione non fosse illegale, credo che aprirei subito un bordello maschile. Sarebbe l’occasione, finalmente, per fare un po’ di soldi.

achille bonito oliva con francesco vezzoli achille bonito oliva con francesco vezzoli

 

Non li ha frequentati, ma ne parla senza pudore.

Ne parlo perché lei mi ha chiesto di parlarne. La mia memoria del bordello è ferma al meraviglioso vestito disegnato da Piero Tosi per Sophia Loren in Matrimonio all’italiana o al più bello del cinema italiano, il bordello della Wertmuller in Film d’amore e di anarchia. Comunque, per rimanere in tema, a Milano ho comprato un appartamento in quello che era uno dei bordelli più antichi della città.

 

vezzoli pe museo bardini antique not antique selfportrait as a crying roman togatus vezzoli pe museo bardini antique not antique selfportrait as a crying roman togatus

Tutto torna. Prima mi parlava della mutata liturgia del rimorchio.

Cambiano i tempi, i corpi e anche le schermaglie per conquistarli non sono più gli stessi. Una volta le persone si invitavano nei bar, quando ero troppo giovane, in quelli splendidi della Londra degli anni 90, andavo. Però ero timido. Mi mettevo in un angolo. Nei bar almodovariani, nonostante Almodovar sia stato uno dei miei fari principali, invece andavo poco volentieri. Nella movida mi sono sempre trovato a disagio.

 

 

Oggi mi ha detto che per incontrare qualcuno non disdegna l’avventura in rete. È un indizio di misantropia?

Niente affatto. Significa solo risparmiare tempo. Non concedere spazio alla farsa dell’incontro in cui alla fine conta solo l’aspetto fisico ed è tutto finalizzato a capire qual è il tuo status. Nel mondo gay, non so perché, la commedia conversativa è ancor più deprimente.

 

Ha detto: “Se si potessero usare le parole giuste al posto giusto, direi che il mio lavoro è studio sulle debolezze del frocetto di provincia che guarda i film di Visconti, studia i mobili di antiquariato e trasforma solitudine e dolore in magnifica ossessione”.

VERUSHKA CON UN OPERA DI VEZZOLI VERUSHKA CON UN OPERA DI VEZZOLI

Del proprio orientamento sessuale, a meno che non debba farne stanca bandiera, non parla mai nessuno. Io i sassi di Pollicino sul terreno li ho lasciati. Ho imbeccato i critici, provato a ragionare su Pasolini o Vidal, riflettuto su come la sessualità non possa essere disgiunta dal pensiero.

 

Però?

Però nessuno mi ha mai trovato molto gay e davanti al fatto che Cate Blanchett recitasse per me o al materiale comunicativo che gli gettavo in faccia rimanevano accecati. Della mia sessualità, non importava niente a nessuno. Forse perché era giusto che così fosse o forse perché sono un creativo dall’istinto malinconico e nell’immaginario collettivo, gay e malinconia non vanno d’accordo.

vezzoli vezzoli

 

Non ha mai rivendicato un’appartenenza di genere però.

Quando ho iniziato a fare arte, guardavo al Camp. Al Queer. Facevo recitare icone gay come Valentina Cortese, Franca Valeri e Iva Zanicchi. Per l’universo artistico italiano che affondava ancora i piedi nell’arte povera fu come un terremoto. Poi mi sono messo in discussione.

 

E cosa ha capito?

Che la rivendicazione delle proprie radici culturali poteva avere un senso, ma quella del Camp sarebbe stata grottesca. Oggi il tema dell’identità sessuale che sembrava superato, almeno nella società civile, è al centro di molti dibattiti. Io so che parlo da una posizione di privilegio. Ho potuto fare le mie scelte sessuali in maniera libera fin dal principio e adesso in maniera ancor più libera, sento di stare dalla parte di chi non gode di questa libertà. Per quelle persone che non possono esprimersi, sarei pronto a tornare al bar gay o a indossare un festone arcobaleno.

francesco vezzoli e miuccia prada francesco vezzoli e miuccia prada

 

Il mondo del porno la incuriosisce?

Il porno mi fa sbadigliare. È tutto finto. Mi piacciono solo i porno amatoriali.

 

E Di Rocco Siffredi si è fatto un’opinione?

So poco di lui e proprio perché il porno recitato non mi interessa, non ho mai visto un suo film. L’ho visto di sfuggita a L’isola dei famosi e altro non so dire. Ho visto che Spaak ha abbandonato la compagnia. Politicamente non stupisce. Puoi tirare la tovaglia fino a un certo punto, ma se anche la Spaak si trasforma in una figurina dell’isola, la tovaglia finisce per spaccarsi.

 

In Tv è stato anche lei. Alla fine degli anni 80 partecipò a Doppio Slalom condotto prima da Tedeschi e poi da Bonolis.

Come tutti i grandi leader politici italiani, ho anche io avuto il mio quiz. Una mia amica voleva pazzamente partecipare, io me ne fregavo. La accompagnai e presero anche me. In coppia, divenni il campione più giovane della stagione. Ma dubito che l’episodio nasconda un’investitura.

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Abbiamo parlato di tutto, ma non delle sue opere. Cosa è oggi un artista?

Il peggio lo ha lasciato per la fine? Come definire questa domanda?

 

Inqualificabile?

Rispondere è difficile. Non credo di avere una missione e se proprio dovessi averne una, mi piacerebbe che fosse creare posti di lavoro. Quando nel mio piccolissimo ci riesco e offro un’occasione al marmista o al corniciaio, mi sento bene. Per il resto, assistiamo a una frammentazione artistica. A uno sgretolamento.

vezzoli museo bardini vezzoli museo bardini

 

Al lampo effimero senza poetica certa né filologia. Una volta osservavi i virtuosismi di Piero Manzoni e il mondo dell’arte era un’aristocrazia infinetesimale. Un punto nel nulla. Un’eco lontana. Oggi al mondo dell’arte non si accede più per distinguersi, ma per appartenere. È un’industria gigantesca, un impero che fattura come la Coca-Cola.

vezzoli selfportrait as a selfportrait (after raffaello sanzio) casa martelli vezzoli selfportrait as a selfportrait (after raffaello sanzio) casa martelli

 

Sparisce il tormento dell’artista.

Tormento un par di palle. Io mi considero fortunato. Mi diverto. Qualcuno acquista le mie creazioni. Non chiedo altro. Poi se qualcuno ha il tormento, fatti suoi. Ma di Winehouse ne nascono poche e di giovani Werther chini sullo scrittoio non se ne trovan più. Lo scenario è diverso da ieri.

 

Compravi un disco di De Gregori, ascoltavi Generale e quindi, facendo girare il vinile sul piatto, capivi lentamente che erano belle anche le altre canzoni e che tra loro esisteva un legame. Io credo che oggi un vero artista sia uno in grado, malgrado tutto, di creare una narrativa della propria esistenza.

 

Una cosa difficile?

Ci riescono in pochissimi. Una è Miuccia Prada, me nel suo caso non vale. Lei è una e trina. La mia preferita in assoluto.

vezzoli portrait of sergei diaghilev as the poetical dreamer after de chirico) bellini vezzoli portrait of sergei diaghilev as the poetical dreamer after de chirico) bellini

 

 

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