1- È ARRIVATO PER BEFERA IL MOMENTO DI CANCELLARE QUESTO PARADOSSO. BASTA UNA CARTELLA NON PAGATA PER SUBIRE UN SEQUESTRO ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE. QUANDO IL FISCO SCOPRE GLI EVASORI TOTALI, INVECE, LE MISURE SI APPLICANO SOLO DOPO L’ACCERTAMENTO COL RISULTATO CHE NON RISCHIANO DI VEDERSI SUBITO PIGNORARE I BENI 2- IL SILURAMENTO DI LUCA LUCIANI DA TELECOM ITALIA RIUSCIRÀ AD EVITARE CHE LA BOMBA DELLE CARTE PREPAGATE FACCIA ALTRE VITTIME? AZIONISTI E DIPENDENTI SUL PIEDE DI GUERRA 3- PAOLO GLISENTI BATTE CASSA, ALEDANNO NON RISPONDE: CI VEDIAMO IN TRIBUNALE! 4- MISTERO GIALLO-ROSSO: QUANDO CI METTE IL MILIARDARIO JAMES PALLOTTA A VERSARE 70 MILIONI ALL’UNICREDIT, CHE RIMANE ANCORA LA VERA PROPRIETARIA DELLA ROMA? 5- SPRECHI: ENRICHETTO BONDI E’ ATTESO AL CIRCO MASSIMO DOVE SOTTO DUE ENORMI TENDONI, MINIMO SARMI FESTEGGIA A SPESE NOSTRE I 150 ANNI DELLE POSTE

1- IL SILURAMENTO DI LUCA LUCIANI DA TELECOM ITALIA RIUSCIRÀ AD EVITARE CHE LA BOMBA DELLE CARTE PREPAGATE FACCIA ALTRE VITTIME?
Gli uscieri di TelecomItalia sono in lutto.
La notizia che Luca Luciani, il responsabile di Telecom in Sud America, stia per lasciare la spiaggia di Copacabana e l'incarico conferitogli quattro anni fa da Franchino Bernabè, fa venire le lacrime agli occhi a chi pensava che prima o poi il biondo 45enne potesse diventare il nuovo capo azienda.

Questa speranza gli uscieri l'hanno coltivata fin dal maggio 2010 quando intorno l'allora direttore commerciale di Tim trovò in Cesarone Geronzi e nelle Generali di Trieste (dove era stato presentato dal direttore Raffaele Agrusti) due sponsor formidabili.

Oggi il sogno sembra definitivamente tramontato e da un momento all'altro si aspettano le sue dimissioni. Non arriveranno subito perché dopo la decisione del consiglio di amministrazione di Telecom che si è svolto mercoledì sera in gran segreto, sembra che si sia aperta una trattativa per trovare una soluzione consensuale ed evitare che l'uscita di Luciani prende la pieghe di uno scandalo.

Non è interesse di nessuno arrivare a tanto, anche se ad accelerare la scelta di Franchino Bernabè pare che si sia aggiunto un dossier dove si dimostra che il vizietto delle Sim false sia stato replicato anche su quel mercato sudamericano dove Luciani ha riportato grandi successi con ricadute straordinarie per i bilanci del Gruppo.

Non è chiaro se la replica del vizietto sia reale oppure appartenga a rumors malevoli che servono ad aggravare la posizione di Luciani dopo le conclusioni dell'inchiesta aperta dalla procura di Milano che porterà quasi sicuramente a un avviso di garanzia. Da parte sua Bernabè, che ieri era a Bruxelles per incontrare la commissaria alle telecomunicazioni Neelie Kroes, tiene la bocca cucita in modo da non prestare il fianco a chi pensa che la ghigliottina gli sia servita per togliere di mezzo un candidato alla sua poltrona.

Quello di Franchino è un atteggiamento comprensibile per evitare l'allargamento a macchia d'olio delle responsabilità nei controlli, un tema fondamentale per la linea difensiva di Luciani. Per chi come Dagospia ha avuto la possibilità di leggere i report che dal 2005 al 2009 indicavano l'esistenza di fenomeni irregolari nelle carte prepagate, appare evidente che le iniziative di Luciani erano da tempo sotto i riflettori dei vertici aziendali.

Una data fondamentale è luglio 2008, quando la direzione Audit nella persona del signor D'Andrea trasmise al presidente Galateri di Genola, a Bernabè e ad altri dirigenti (Toselli, Tiseo, Cappuccio, Cicchetti, Golinelli, Della Vedova, Migliardi e allo stesso Luciani) un report in cui si denunciava "la mancanza di incisive e risolutive azioni in merito ai comportamenti della rete vendita".

In realtà la storia era cominciata nell'ottobre di tre anni prima e si trova traccia in uno scambio di corrispondenza elettronica tra l'avvocato Cappuccio dell'ufficio legale e il disinvolto Luciani che riteneva "di non dover dar seguito alla sospensione del traffico delle linee prepagate ma prive di identità anagrafica".

Le contestazioni sono proseguite negli anni successivi, e il 13 maggio 2009 Luciani dichiara di essere a conoscenza della "intestazione multipla di schede a persone del tutto ignare e inconsapevoli", ma chiama in causa Riccardo Ruggiero, "diventato l'uomo forte dell'azienda che impone una politica commerciale spinta ed esercita pressioni finalizzate all'incremento progressivo delle quantità commerciali di vendita".

L'ultima denuncia è del 10 febbraio 2009 e porta la firma di Gabriele Della Vedova, responsabile dell'Unità Sales Support & Process, che scrive testualmente: "la struttura centrale Telecom era perfettamente a conoscenza di fittizie intestazioni di schede a nomi di fantasia (Pippo, Pluto, Paperino, ecc.)", e per farsi capire in maniera inequivocabile aggiunge: "per struttura centrale intendo l'azienda stessa, a partire dal top management".

Sono questi probabilmente gli argomenti che in queste ore il biondo Napoletone sta evocando per rendere meno amaro il suo addio dalla spiaggia di Copacabana, ma forse non basteranno né a lui né a chi ha gestito Telecom negli ultimi anni ad evitare che la bomba delle carte prepagate faccia altre vittime. Intanto dal Brasile arrivano altre notizie sulla vicenda.Eccole in sintesi:

Gli azionisti di minoranza di Telecom italia e di TIM Brasil, capitanati dai fondi attivisti americani, sono furibondi e hanno scritto una lettera a Bernabe' che ha iniziato a preoccuparsi per le ripercussioni sulle possibili dimissioni di Luciani. Adesso i vertici di Telecom temono che gli azionisti di minoranza intraprendano azioni legali se si dimostrasse che lo hanno spinto a dimettersi. Anche i dipendenti di Tim Brasil stanno scrivendo una lettera firmata da tutti (circa 10mila) a sostegno del manager napoleonico.

 

2- FISCO CHE FIASCO!
Quella di ieri è stata sicuramente la giornata più drammatica per Attilio Befera, il direttore dell'Agenzia delle Entrate che ha inventato Equitalia e si è tirato addosso l'accusa di uomo più odiato dagli italiani.

Per lui che oltre al tennis ama la musica di Mozart, il fragore della vicenda del sequestratore milanese deve essere stato uno choc. Finora non si erano mai verificati episodi da telefilm americano, e per questo 66enne che dall'ottobre 2006 è diventato il numero 1 di Equitalia, l'episodio è talmente grave da meritare un profondo ripensamento sul sistema di riscossione dei tributi. Ciò che è successo ieri è di gran lunga più preoccupante sotto il profilo umano rispetto alla rivolta dei Comuni che vogliono gestire in modo autonomo la proprie entrate.

Alla ribellione degli enti locali Befera ha risposto subito ricordando che "i Comuni fin dal '97 hanno la facoltà di disciplinare autonomamente le forme e le modalità della riscossione delle proprie entrate", e ha aggiunto: "se fino ad oggi non l'hanno fatto, un motivo ci sarà".

Ben più difficile è trovare una risposta adeguata a vicende come quella della sede di Romano di Lombardia, un episodio che va ad aggiungersi all'elenco dei suicidi per disperazione.

Forse è arrivato anche per Befera il momento di farsi interprete presso il governo della necessità di regolare la materia in maniera diversa. E qui non si tratta di andare solo oltre la severità della politica delle ganasce che è stata inasprita da Tremonti.

Il paradosso italiano è rappresentato dai due pesi e dalle due misure che vengono usati nei confronti dei clienti morosi. C'è infatti un intero universo di italiani che dopo l'accertamento del mancato pagamento di una cartella subisce provvedimenti di pignoramento o sequestro alla velocità della luce.

Questo criterio non sembra utilizzato dal Fisco quando scopre gli evasori totali, cioè quel mondo di furbi che nei giorni scorsi è stato quantificato in 2.192 unità. In questo caso le misure si applicano solo dopo l'accertamento con il risultato che gli evasori totali quando vengono scoperti non rischiano di vedersi subito pignorare o sequestrare i beni.

 GLINon avendo mai pagato le tasse, costoro non hanno nemmeno mai pagato le sanzioni entro i tempi previsti per i relativi versamenti che con molte probabilità sono il frutto, almeno in parte, della stessa evasione. E non parliamo poi delle manette perché nella maggior parte dei casi l'universo dei furbi si accorda con il Fisco ottenendo anche la remissione del procedimento amministrativo o penale.

L'anomalia è grande e nella crociata del governo delle banche e delle tasse dovrebbe essere risolta una volta per tutte. In questo modo si potrebbe dare una risposta a chi ieri sera nella trasmissione di Santoro (dove l'economista Sabrina Ferilli ha picchiato sotto la cintola l'altro economista Luigi Zingales) ha lamentato le clamorose ingiustizie nei confronti dei deboli e degli indifesi..

3- GLISENTI BATTE CASSA, ALEDANNO NON RISPONDE: TUTTI IN TRIBUNALE
I sindaci non sembrano portare fortuna a Paolo Glisenti, il manager dai tratti tenebrosi che legge il "Financial Times" meglio di quanto sappia fare il figlio di Bossi.

Dopo l'esperienza del 2008 a Milano in cui il sindaco Letizia Moratti di Rivombrosa gli aveva affidato praticamente le chiavi della città e voleva imporlo a Expo 2015 con una dota di 4 miliardi di euro, Glisenti ha dovuto lasciare Palazzo Marino e scrollarsi di dosso l'immagine del Richelieu. Se fosse rimasto in quell'incarico, lautamente pagato, avrebbe potuto cancellare una volta per tutte l'infelice esperienza condotta nell'88 dentro il Gruppo Rcs a fianco di Luchino di Montezemolo.

I due personaggi si erano sentiti attratti dalla voglia di fare cinema e si misero a gestire la casa cinematografica Carolco. Il bilancio si chiuse dopo i rilievi di Mediobanca che segnalò una perdita di circa 350 milioni. Da quel momento la strada di Glisenti fu quella della comunicazione, materia che peraltro conosce bene e che lo ha portato dopo lo stop all'Expo milanese a costituire la società "Paolo Glisenti Consulenze srl".

Nel passaggio da Milano a Roma il manager non ha avuto difficoltà a piazzarsi accanto al sindaco dalle scarpe ortopediche Gianni Alemanno. Quest'ultimo, affamato di popolarità e di consensi, gli affidò nel 2011 l'organizzazione degli Stati Generali, una kermesse per la quale promise a Glisenti un compenso di 350mila euro da pagare con i contributi dei vari sponsor.

L'evento fu preparato con grande cura e con 13 collaboratori, ma di quella vicenda si ricorda soltanto l'infelice battuta che Berlusconi rivolse alla Marcegaglia chiamandola "bella tusa". Adesso i rapporti di Glisenti con Ale-danno si sono deteriorati e il bel tenebroso esperto di comunicazione sta ancora aspettando che gli vengano pagati per intero tutti i compensi per le sue numerose prestazioni. Da qui sembra sia nata l'intenzione di avviare un'azione legale per ottenere il dovuto.

4- MISTERO GIALLO-ROSSO: QUANDO CI METTE IL MILIARDARIO JAMES PALLOTTA A VERSARE 70 MILIONI ALL'UNICREDIT, CHE RIMANE ANCORA LA VERA PROPRIETARIA DELLA ROMA?
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori che una pattuglia sempre più folta di piccoli azionisti di Unicredit intende partecipare alla prossima Assemblea per sapere altri dettagli sui rapporti tra la banca e gli italo-americani che nell'aprile 2011 firmarono a Boston il contratto per comprare il 60% della As Roma. La curiosità nasce dalle voci secondo le quali il miliardario James Pallotta dovrebbe ancora versare nelle casse di Unicredit i 70 milioni dell'importo distribuito in due tranches".

5- UNA LIQUIDAZIONE DI 4 MILIONI PER CINQUE ANNI PUO' BASTARE A PERRICONE?
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che Antonello Perricone, il manager licenziato nei giorni scorsi dal Gruppo editoriale Rcs, è curioso di sapere chi sarà il suo successore. Nell'attesa pare che abbia trattato una liquidazione di 4 milioni di euro per i cinque anni trascorsi a capo della società che pubblica il "Corriere della Sera".

6- SPRECHI: ENRICHETTO BONDI E' ATTESO AL CIRCO MASSIMO DOVE SOTTO DUE ENORMI TENDONI, MINIMO SARMI FESTEGGIA A SPESE NOSTRE I 150 ANNI DELLE POSTE
Avviso ai naviganti N.3: "Si avvisano i signori naviganti che Massimo Sarmi, il manager dalle orecchie generose, sta celebrando con solennità e gran dispendio di quattrini i 150 anni di Poste Italiane. Oltre all'inserto di 12 pagine che appare oggi sul "Sole 24 Ore", Sarmi ha dato ordine ai suoi collaboratori di allestire due enormi tendoni espositivi al Circo Massimo. Gli organizzatori aspettano con ansia la visita di Enrico Bondi, il supertecnico al quale è stato affidato il compito di tagliare senza pietà le spese inutili".

 

 

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