1- MENTRE TUTTO CROLLA E LO STATO RISCHIA BANCAROTTA, IL CAVALIERE DELLA PATONZA GIRANDOLONA DIMOSTRA DI SAPER FARE ANCORA MIRACOLI: PER SÉ E LA SUA FAMIGLIA! GRAZIE AL DIGITALE TERRESTRE LE FREQUENZE MEDIASET TRIPLICANO, DA TRE A NOVE! 2- I VECCHI CANALI FININVEST (RETE4, CANALE5, ITALIA1) SI SONO GIÀ TRASFORMATI IN 6 MUX (FREQUENZE) CON IL PASSAGGIO AL DIGITALE. LA SETTIMA FREQUENZA ARRIVA DALL’AMICO TARAK BEN AMMAR CHE CON D-FREE GIÀ TRASMETTE SOLO MEDIASET; L’OTTAVA DA RETE CAPRI, MAGICAMENTE DIVENTATA OPERATORE NAZIONALE CON L'OK DEL GOVERNO 3- CIFRA TONDA DI NOVE CON IL MUX IN OMAGGIO DAL GOVERNO: IL BEAUTY CONTEST REGALA FREQUENZE A RAI E MEDIASET, MENTRE I COLOSSI DELLA TELEFONIA PAGANO MILIARDI I CANALI SCIPPATI ALLE TV LOCALI (E BERNABÉ S’INCAZZA CON GIANNI LETTA) 4- OBIETTIVO FINALE DEL BISCIONE: AVERE OLTRE 50 CANALI SUL TELECOMANDO PER TRASMETTERE IN DIRETTA TUTTA LA SERIE A E B E ATTACCARE IL FORTINO DI SKY SPORT 5- MURDOCH AL CONTRATTACCO: DAL BEAUTY CONTEST ANCHE SKY VUOLE UNA FREQUENZA. PAOLO ROMANI RALLENTA, MA DEVE CHIUDERE PRIMA CHE IL GOVERNO CADA…

1 - IL MIRACOLO DEL DIGITALE TERRESTRE: ALLA FINE DELLO SWITCH-OFF MEDIASET AVRA' TRIPLICATO LE SUE FREQUENZE, DA TRE A NOVE
DAGOREPORT
- Mentre lo Stato rischia di fallire, le borse sono in altalena al ribasso, la maggioranza traballa a ogni voto (il prossimo sulla sfiducia a Romano) e Giulietto Tremonti è oramai stabilmente nel mirino del Cavaliere, su un settore il governo sta andando avanti come un carro armato: l'assegnazione delle frequenze tv.

Il passaggio al digitale terrestre procede a tappe forzate, anche se lo scippo di nove frequenze alle tv locali per la vendita dell'asta ai telefonici (vedi sotto) creerà problemi enormi di cause giudiziarie, ricorsi, fallimento di aziende private (le emittenti locali ai quali verrà espropriata la frequenza) e scomparsa di soggetti che da decenni operano sul mercato televisivo.

Il governo, fedele alle direttive Fininvest, va avanti verso l'obiettivo: aumentare i canali del Biscione e ostacolare Sky. E tra gli addetti ai lavori comincia a circolare il conto finale: alla fine dei giochi, Mediaset avrà triplicato le sue frequenze.

I vecchi canali (Rete4, Italia 1, Canale 5) si sono moltiplicati come pani e pesci. Da tre frequenze analogiche, il Cavaliere finirà per avere 9 mux (frequenze) digitali. Attualmente il gruppo di Cologno Monzese ha già 6 mux (dei quali 1 in dvbh, ovvero per trasmettere sui cellulari), il doppio delle tre frequenze analogiche. Con il beauty contest arriverà a sette, perché un mux verrà gentilmente concesso in regalo dal governo (mentre i telefonici sborsano miliardi di euro per frequenze occupate).

Con D-free, il mux formalmente di proprietà di Ben Hammar attraverso la società "Prima Tv" ma che di fatto trasmette solo contenuti Mediaset, si arriva a otto. Infine c'è Rete Capri, l'emittente meridionale che ha avuto magicamente un mux nazionale (aspirando anche al secondo) e che, secondo indiscrezioni, potrebbe presto cedere la frequenza alla stessa Mediaset.

A questo punto Berlusconi arriverebbe a nove, con una capacità di trasmissione (oltre 50 contenuti, ovvero oltre 50 canali sul telecomando) che gli permetterebbe di trasmettere in diretta tutta la Serie A e la Serie B e lanciare l'ultimo affondo sulla gallina dalle uova d'oro di Murdoch: Sky Sport.


2 - FREQUENZE GRATIS. IL PASTICCIACCIO DI ROMANI: VUOLE REGALARLE A MEDIASET MA DEVE PRENDERE TEMPO PER EVITARE CHE ANCHE SKY ABBIA UN CANALE NAZIONALE

Stefano Carli per "La Repubblica - Affari & Finanza"


Doveva essere l'ultimo regalo, la concessione gratuita delle frequenze a Mediaset e Rai. Una partita da chiudere bene e rapidamente. Ma ora qualcosa sembra essersi inceppato: dove è finita la fretta di Paolo Romani per chiudere il Beauty Contest? Il 6 settembre, sono state consegnate le offerte ma mancava ancora la commissione assegnatrice (avevano tutto il tempo di farla nei mesi precedenti). Commissione che arriva otto giorni dopo, il 14, e che si è riunita per la prima volta venerdì scorso. Insomma, se va bene la partita delle frequenze gratuite si chiude per fine anno.

Tardi. Potrebbe anche non esserci più il governo e tantomeno Romani. E' vero che la procedura è ormai fissata e al sicuro. Ma la domanda resta. Che succede? Si possono fare solo ipotesi. Di sicuro c'è che tutta la partita delle frequenze è stata gestita male. E adesso Romani si trova nell'imbarazzo di vedere che l'asta per le frequenze tlc va alla grande, si avvicina ai 4 miliardi di incassi e certifica che ogni frequenza 800 mhz vale mezzo miliardo. E ciò vuol dire che il Beauty Contest sta per regalare 3 miliardi di euro mentre si tagliano servizi, welfare e investimenti.

Tutto questo non doveva accadere. Il piano di Romani non prevedeva l'asta: l'idea era quella di far presto con il Beauty Contest e al tempo stesso chiudere velocissimamente con lo switch off del digitale terrestre dando tutte le frequenze alle locali. In questo modo Mediaset e Rai avrebbero avuto il loro bel cadeau, le locali avrebbero avuto le frequenze con cui fare quel che meglio volevano: trasmetterci in proprio, affittarle, venderle alle telecom. Il passaggio di quella parte pregiata di spettro che l'Europa ha già deciso debba progressivamente andare tutta alla banda larga mobile veniva così lasciato in balia della contrattazione privata e dei ricorsi e controricorsi, senza dare a un settore strategico per il paese come le tlc e Internet (almeno nel resto del mondo è così) una guida e certezze sulle quali fondare investimenti miliardari (oltre i costi di asta, ovviamente).

A scompaginare i piani di Romani sono stati la crisi economica e Giulio Tremonti. Al Tesoro serve cassa per appianare il deficit e ridurre il debito e il superministro dell'Economia mette l'asta e 2,4 miliardi di incasso da garantire entro il 2011 nella finanziaria approvata lo scorso dicembre.

E' a quel punto che Romani commette forse il suo vero errore. Che sono poi due. Da una parte decide di continuare gli switch off della tv come se nulla fosse, dando alle tv locali frequenze che il suo collega Tremonti ha appena messo in asta e che quindi dovranno essere sgombrate. Dall'altra, anziché correre con il Beauty Contest e arrivare a presentare il fatto compiuto, si inerpica in bizantinismi nel tentativo di far fuori Sky. E' vero che il primo blocco al Contest è arrivato da Bruxelles che accoglie il ricorso degli uomini di Murdoch e respinge l'impostazione italiana che voleva tener fuori la paytv via satellite dalla partita, ma questa fase si è chiusa un anno fa e già nel novembre 2010 si poteva far partire il tutto.

Ma Romani si impelaga in questioni di reciprocità e altri cavilli nell'estremo tentativo di estromettere Sky dalla "gara". Non ci riuscirà e si perdono ulteriori mesi, arrivando quindi all'oggi. Resta il fatto che ancora a giugno Romani voleva stringere i tempi, cercando di farsi dare da Bruxelles l'ok a soli 30 giorni di tempo per la presentazione delle candidature. Ma l'Ue ha risposto picche e ha chiesto i classici 60 giorni.

E torniamo ad oggi. Che sta succedendo? Ci sono difficoltà. E' stato difficile trovare i tre membri della commissione: ci sono stati parecchi "no". E alla fine si è ripiegato su un tecnico di lungo corso del ministero, Franceso Troisi, su un avvocato generale onorario dello Stato che dieci anni fa per qualche mese ebbe l'interim di Garante per l'editoria, nel passaggio da questa Autorithy alla neonata AgCom, Giorgio D'Amato. E infine sul docente universitario Vincenzo Franceschelli, noto alle cronache per aver presentato un anno fa il ricorso di Conto Tv contro Lega Calcio e Sky Italia in merito all'assegnazione dei diritti tv per la Serie A sul satellite. Come si vede non c'è nemmeno un esperto di tv: quali competenze giudicheranno della validità dell'offerta di contenuti dei vari candidati?

Ulteriore problema: le frequenze del Contest non sono libere. Oggi sono variamente occupate (tranne quella di Mediaset, pare) da tv locali e perfino dalla Rai. Se venissero assegnate oggi il segnale di viale Mazzini sparirebbe dal Veneto e da buona parte dell'Emilia.

E c'è infine un dato da non sottovalutare: la conclusione del Beauty Contest non basta da solo a far sì che Bruxelles archivi definitivamente l'ipotesi di procedura d'infrazione contro l'Italia per i pasticci della Gasparri. Il commissario alla concorrenza Almunia ha già fatto sapere che valuterà l'esito e se questo esito garantisce una reale apertura del mercato.

Ma quello che è davvero paradossale, a questo punto, è che se si fosse agito con più raziocinio e in modo meno miope si sarebbero potute trovare soluzioni molto più efficaci per tutti, dalle telecom alle tv locali fino alle casse dello Stato e a Mediaset.

Come? Un'ipotesi. Oggi ci sono tre frequenze assegnate al Dvbh, la tv sui telefonini che non usa più nessuno (non fanno quasi nemmeno più nuovi terminali) perché anche qui la soluzione è sul Web e non sulle frequenze tv. Sono di Rai, Mediaset e H3g. E una quarta verrà data dal Beauty Contest. Mediaset e Rai dopo il Contest avranno 5 frequenze e non potranno aggiungervi una sesta (lo dice l'Ue). Sarebbe bastato decidere di trasformare il Dvbh in Dvbt (l'Ue non avrebbe obiettato): Mediaset e Rai avrebbero avuto la loro quinta frequenza. Il Beauty Contest avrebbe assegnato più frequenze alle tv locali. E lo Stato avrebbe risparmiato il 10% di incasso dell'asta tlc da dare appunto alle locali come indennizzo: ad oggi sono 400 milioni. Mica male.


3 - IL FURTO DELLE FREQUENZE: ANCHE LA TELECOM ORA S'INCAZZA. BERNABE': PAGHIAMO A PESO D'ORO CANALI OCCUPATI DALLE LOCALI (E LA7 RISCHIA DI RIMANERE FUORI DAL BEAUTY CONTEST)
Enrico Grazzini per "il Corriere della Sera"

L' asta per le frequenze sta andando bene per le casse dello stato che sta riscuotendo circa 3,7 miliardi, molto preziosi in un periodo di crisi del bilancio pubblico. Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, però non è contento: "E' paradossale e negativo che si sottraggano risorse agli operatori che non hanno l' immediata disponibilità delle frequenze e non possono così fare gli investimenti» ha affermato, ricordando che gran parte delle frequenze messe all' asta sono tuttora occupate dalle tv locali.

E queste minacciano innumerevoli ricorsi al Tar per liberare lo spettro. Il governo ha promesso di sgombrare le frequenze occupate a partire dal 2013, ma nessuno può essere certo che la scadenza possa essere veramente rispettata. E quindi nessuno sa precisamente quando partiranno gli investimenti per le nuove reti mobili ultraveloci di quarta generazione. In effetti appare notevole la disparità di trattamento tra i gestori mobili da una parte e le televisioni nazionali dall' altra.

I broadcaster nazionali - con Mediaset e Rai in testa, a cui è stato riservato il lotto B della gara - grazie al beauty contest appena avviato dal ministro Paolo Romani otterranno immediatamente e gratuitamente frequenze già libere. Il vantaggio per le tivù nazionali però sarà doppio: infatti tra cinque anni le televisioni vincenti potranno rivendere le frequenze pubbliche senza nessun vincolo.

Con la possibilità di incassare le plusvalenze. Differenti sono invece le condizioni imposte ai gestori mobili, che (come del resto avviene in tutta Europa) sono sottoposti a limiti precisi per il trading delle frequenze. Infatti, il bando d' asta preparato da Romani per gli operatori mobili impone loro di non cedere a terzi le frequenze acquistate «senza previa autorizzazione da parte del Ministero» e senza prima avere completato le reti di quarta generazione.

 

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