1. OGGI SI RINFONDA L’ITALIA: NAPOLITANO INCONTRA LA MERKEL A BERLINO, D’ALEMA, LETTA, AMATO E PRODI SI ATTOVAGLIANO CON IL SEGRETARIO DI STATO USA JOHN KERRY 2. L’UNICA STRADA PERCORRIBILE SEMBRA ESSERE QUELLA DI UN GOVERNO DI SCOPO CHE DI VOLTA IN VOLTA OTTIENE LA MAGGIORANZA SUL MODELLO DELL’ESPERIENZA SICILIANA 3. MESSO DA PARTE IL BOLSO BERSANI, IL PREMIER Più GETTONATO E’ L’ECONOMISTA PIDDINO FABRIZIO BARCA, CARO NON SOLO A BELLA NAPOLI MA BEN VISTO ANCHE DAL PDL 4. IL TANDEM GRILLO-CASALEGGIO INTENDE RIFIUTARE LA PRESIDENZA DELLA CAMERA. PER LORO LA PARTITA SI GIOCA TUTTA SULLA COERENZA E SUL RIFIUTO DI UN BARATTO 5. CIÒ CHE È AVVENUTO CON NAPOLITANO HA CONVINTO D’ALEMA CHE IL COLLE RAPPRESENTA LA ROCCAFORTE NEVRALGICA DA CONQUISTARE (GIULIANO AMATO IN POLE POSITION) 6. I SEI PUNTI PROGRAMMATICI PER UN ACCORDO PD-PDL PER UN GOVERNO DI SCOPO, DURATA UN ANNO. SI ANDREBBE A VOTARE INSIEME CON LE EUROPEE, A GIUGNO 2014


Non sarà facile l'incontro che oggi Giorgio Napolitano avrà con Angela Dorothea Merkel, la massaia di Berlino che vuole capire qualcosa della commedia italiana trasformata (per usare le parole dell'ultimo Report di Mediobanca) in una tragedia greca.

L'unica cosa certa è che la Cancelliera prenderà le distanze dalle parole offensive di Steinbrueck, il politico che i socialisti tedeschi della Spd vogliono candidare a premier. Sullo schiaffo dell'incauto parlamentare la Cancelliera esprimerà la piena solidarietà nei confronti del nostro Presidente che a 88 anni non nasconde più le lacrime e si chiede per quale dannata combinazione proprio oggi deve misurarsi con la 59enne donna più potente d'Europa.

Oltre alla solidarietà formale nel colloquio ci sarà spazio per esprimere la preoccupazione dei tedeschi sul contagio che potrebbe scattare di fronte all'ingovernabilità dell'Italia.
Questa prospettiva terrorizza le case d'affari e le cancellerie di mezzo mondo che fino a pochi giorni fa consideravano un punto fermo il rigore di Monti.

Oggi nel palazzone di Berlino questo nome probabilmente non sarà nemmeno pronunciato dai due personaggi, Napolitano e la Merkel, che a novembre 2011 lo hanno considerato l'ancora di salvezza dei conti italiani.

Questa volta il dialogo volerà probabilmente su concetti e principi di carattere generale, primo fra tutti il rispetto degli impegni europei senza profezie azzardate sul nuovo governo e sul premier che scaturiranno dopo le consultazioni al Quirinale. La matassa è troppo aggrovigliata per consentire di inoltrarsi sul terreno delle previsioni e la Merkel, che ha archiviato la parentesi Monti, vorrà capire qualcosa di più di quel Masaniello genovese che, urlante e scalciante, è entrato con le sue truppe in Parlamento con la minaccia di rimettere in discussione l'Italia dei burocrati e l'Europa degli eurocrati.

Sarebbe davvero curioso conoscere la risposta di Napolitano che prima delle elezioni è stato beffeggiato da Grillo per le tre Maserati e che tra pochi giorni dovrà ricevere per conoscere le sue intenzioni. Il tormento del Presidente è il tormento di un uomo che rifiuta nella maniera più categorica l'ipotesi di tornare alle urne tra un anno o addirittura tra il 9 e il 10 giugno prossimo, come scrive oggi "Repubblica".

Con minore angoscia sarà comunque questo l'interrogativo che rimbalzerà oggi anche a Villa Taverna, la residenza dell'ambasciatore americano a Roma David Thorne, che ha invitato a colazione il Segretario di Stato John Kerry mettendogli intorno al tavolo i quattro principali papabili al Quirinale: Prodi, Giuliano Amato, Gianni Letta e Massimo D'Alema.

Lo spilungone Kerry dal mento prognato non è mai stato considerato un uomo ricco di particolare acume, ma per i convitati sarà l'occasione di incontrarsi tutti insieme per la prima volta dopo le elezioni e scambiare qualche opinione sulla praticabilità di una soluzione parlamentare.

Il più attivo in queste ore sembra essere D'Alema al quale il "Corriere della Sera", che fino a ieri gli aveva dedicato un loculo nel cimitero dei rottamati, apre la prima pagina per una lunga intervista.

La scelta non è casuale perché a quanto si è appreso dopo il tumultuoso vertice dell'altra sera tra Bersani e i maggiorenti del Pd, l'intervento di D'Alema sarebbe stato particolarmente pungente. Qualche giornale si spinge a dire che abbia fatto un'autentica requisitoria nei confronti di Monti usando più o meno le stesse parole che utilizza oggi la giornalista Barbara Spinelli quando parla della spietatezza sociale manifestata con leggerezza dal Professore di Varese.

C'è poi chi aggiunge (è il caso di "Repubblica") che il "lìder Maximo" avrebbe definito Bersani "un uomo dell'800", ma un'affermazione così dura nei confronti del leader del Pd che nel corso del vertice è apparso particolarmente scosso, non rientra nella prudenza di D'Alema.

Vale piuttosto ciò che quest'ultimo dichiara oggi al "Corriere della Sera" quando dopo aver fustigato ancora una volta Monti che si illudeva di fare l'ago della bilancia, chiude le porte nei confronti di un governissimo scellerato tra Pd e Pdl, e le apre per una "legislatura costituente" che dimezzi il numero dei parlamentari, riformi radicalmente l'apparato amministrativo, metta mano ai costi della politica, combatta la corruzione e affronti una serie legge sul conflitto di interessi.

Senza spingersi a dire che su questo percorso anche i grillini potrebbero convergere, l'ex-presidente del Consiglio fa un cenno interessante al presidenzialismo e all'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Questo tema appare appena sfiorato, ma in realtà sembra che stia a cuore non solo a D'Alema, ma ad altri dirigenti del Pd che sono convinti dell'importanza nevralgica del Quirinale.

Ciò che è avvenuto nell'ultimo anno e mezzo con l'inquilino Napolitano fa capire che il Colle rappresenta la roccaforte più alta da conquistare.

I fatti lo hanno dimostrato ampiamente e a loro conferma si aggiunge l'attesa spasmodica che in tutti gli ambienti, italiani e internazionali, si attribuisce alle prossime mosse del Capo dello Stato. In questa logica la conquista del Quirinale come vero centro di potere diventa un obiettivo primario, il primo anello dell'intesa che si dovrà cercare con l'opposizione "populista" e con quel Cavaliere risorto con le sue promesse inattendibili, con gli errori del bocconiano di Palazzo Chigi e del povero Bersani.

Un passetto in questa direzione si potrà fare già oggi dietro i cespugli di Palazzo Taverna mentre l'ambasciatore Thorne intratterrà il compagno d'armi in Vietnam John Kerry al quale è stato anche legato da vincoli familiari.

A D'Alema, Letta, Amato e Prodi non è sfuggito il fatto che l'onda lunga dei grillini e' uno stimolo ineluttabile ad aprire gli occhi sulla necessità di una vera riforma dello Stato come segno di discontinuità. E, contrariamente a quanto scrivono i giornali, già sanno che il percorso sarà difficile. Sembra infatti che il tandem Grillo-Casaleggio abbia intenzione di rifiutare la presidenza delle due Camere come merce di scambio. Per loro la partita si gioca tutta sulla coerenza e sul rifiuto di un baratto delle cariche che scatenerebbe l'accusa di trattare sottobanco con il risultato di critiche e di invidie violente all'interno del Movimento.

In questa prospettiva l'unica strada percorribile sembra essere quella di un governo di scopo o di minoranza o del Presidente (chiamatelo come volete) che di volta in volta ottiene la maggioranza sul modello dell'esperienza siciliana.

Ma chi può essere l'uomo che Napolitano con i suoi poteri "presidenziali" sceglierà per tessere la trama di alleanze occasionali a rischio di continue lacerazioni? Fino a qualche giorno fa girava voce che la carta coperta del Quirinale fosse Giuliano Amato, ma se la voglia di occupare il Quirinale diventa l'obiettivo primario, allora il "Dottor Sottile" è una delle carte migliori che potrebbe andar bene al Pd del povero Bersani e al Pdl del Cavaliere risorto.

Nessuna chance viene attribuita alle candidature sfarfaleggianti e inconsistenti di Ignazio Visco, Fabrizio Saccomanni e Piercarlo Padoan, considerati troppo deboli per un ruolo che dovrebbe esprimere competenze tecniche e abilità politica.

C'è invece un nome che pare godere di enorme stima da parte di Napolitano. È quello di Fabrizio Barca, il professore torinese che dopo la laurea e un master a Cambridge, ha lavorato tra il '99 e il 2006 all'Ocse firmando nel 2008 un'agenda per le riforme che gli ha dato credibilità internazionale. Fino a pochi giorni fa il 59enne figlio del politico comunista Luciano, veniva indicato come successore di Bersani alla guida del Pd, ma adesso il suo nome spunta per Palazzo Chigi perché, oltre alla sua intelligenza, non si ignorano i suoi rapporti con la sinistra e con il centrodestra maturati come direttore generale al ministero delle Finanze accanto a Giulietto Tremonti.

Sembra addirittura che la piattaforma sulla quale Barca cerchera' di navigare nei flutti del Parlamento, sia già stata formulata in sei punti precisi. Oltre al rispetto conclamato degli impegni europei, il programma dovrebbe prevedere una Agenda per la crescita da concertare con Bruxelles, la riforma del balordo sistema elettorale e un intervento pesante sui temi della giustizia (con particolare riguardo al capitolo delle intercettazioni).

Restano poi due temi particolarmente cari al suo animo riformista, quello degli esodati che dovrà essere sanato tempestivamente, e la rimodulazione dell'Imu accompagnata dall'alleggerimento dell'Irap per le imprese. Se poi ci saranno le condizioni forse si potrà anche affrontare il tema del conflitto di interessi, l'argomento più spinoso che oggi sarà appena sussurrato da D'Alema e Gianni Letta dietro i cespugli di palazzo Taverna.

Insomma, quella che circola in queste ore è un'ipotesi sulla quale si dovrà misurare la forza d'urto, ma anche la responsabilità dell'esercito grillino. Sarà Napolitano a verificare le condizioni cercando di spogliare la formula dalle figure dei leader di destra e di sinistra per riportare il confronto sul terreno dei partiti e del Parlamento.

Se l'operazione avrà successo l'Italia potrebbe evitare di andare in barca e l'anziano Presidente metterà la parola fine alla sua angoscia.

 

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