1. SOTTO GLI OCCHI PAVIDI DEL SINDACO DI MILANO DON ABBONDIO-PISAPIA E DEL DIRETTORE DE BORTOLI SI CONSUMA LA SVENDITA (FRAZIONATA PER BLOCCHI) DELLA SEDE STORICA DEL CORRIERONE (30 MILIONI DI EURO) AL FONDO SPECULATIVO BLACKSTONE 2. UN’OPERAZONE “GRETTA E DI BREVE DURATA” ACCUSANO I GIORNALISTI CHE CHIEDONO AL PRIMO CITTADINO DI FAR VALERE, SBORSANDO APPENA 30 MILIONI, IL SUO DIRITTO DI PRELAZIONE SULLA PALAZZINA DI VIA SOLFERINO 28 TUTELATA DAI BENI CULTURALI 3. PER PALAZZO MARINO LA SALVAGUARDIA DELL’EDIFICIO CHE NON RICHIEDE ALCUNA MIGLIORIA RAPPRESENTEREBBE UN BUON AFFARE POTENDO INCASSARE UN BUON FITTO DA RCS 4. IN ATTESA CHE ANCHE LA CONSOB SI SVEGLI DAL SUO LUNGO SONNO, LA REDAZIONE FACCIA SALTARE IL TAVOLO DELLE TRATTAVIVE DOVE L’AD SCOTT JOVANE HA “BARATO”. E BLOCCHI SIA I PRE-PENSIONAMENTI (80) SIA L’INTRODUZIONE DEL SISTEMA EDITORIALE METHODE

DAGOREPORT

Alla fine lo "sfregio" si è consumato sotto gli occhi complici del sindaco Giuliano Pisapia e di un direttore, Flebuccio de Bortoli, forse convinto che il suo assordante silenzio sia il prezzo (comunque umiliante) da pagare ai suoi editori sull'orlo della bancarotta. Per fine anno l'azienda annuncia perdite superiori ai 170 milioni di euro e con le vendite in edicola precipitate a 260 mila copie.

Questo, e tanto altro, racconta la svendita della sede storica del "Corriere della Sera" siglata l'altro giorno a Milano tra il board dell'azienda presieduto da Angelo Provasoli e il fondo speculativo americano Blackstone. A nulla sono valse le prese di posizione dei giornalisti e delle maestranze per impedire lo "sfregio" a un luogo simbolo della città del Manzoni ma anche del "suo" protagonista in grigio dei "Promessi sposi", Don Abbondio.

E in queste ore il primo cittadino Pisapia sembra vestire i panni pavidi del personaggio del romanzo che nella società dei Poteri marci si sente "come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro...".

Eppure stando alle ultime notizie emerse dopo la chiusura della svendita di quella che il Comitato di redazione del Corriere bolla come "un'operazione gretta e di breve respiro", don Abbondio-Pisapia ha l'occasione per riscattarsi o smentire i suoi attuali accusatori.

Come aveva suggerito per primo Dagospia immaginando l'intera area Solferino-S.Marco-Bazan oggi occupata dall'Rcs (valore a prezzi di saldo, 120 milioni di euro), entro sessanta giorni l'amministrazione comunale ha la possibilità di far valere il suo sacrosanto diritto di prelazione su parte degli immobili.

Almeno sulla parte vincolata dai Beni culturali (Blocco 1) che interessa la palazzina storica di via Solferino, 28 che dal 1902 ospita la redazione del Corrierone.

Poco tempo fa Palazzo Marino ha stanziato 30 milioni di euro per restaurare il decrepito Teatro Lirico, ma la cifra rischia di raddoppiare in corso d'opera secondo alcune stime degli addetti ai lavori. Con la stessa cifra, 30 milioni di euro, il comune di don Abbondio-Pisapia potrà diventare proprietario unico di un immobile che non abbisogna di alcuna miglioria. E senza alcuna spesa aggiuntiva per le casse dell'amministrazione. Anzi, potrà riaffittarlo alla Rcs per 10,3 milioni come pattuito nell'alienazione siglata tra l'azienda svenditrice e Blackstone.

Nell'attesa che il Comune e il ministero dei Beni culturali batta un colpo sull'opzione prelazione per impedire un esproprio da parte dei Poteri marci e omettere dolosamente di fare quanto previsto dalla legge, i giornalisti del Corriere e della Gazzetta dello Sport non possono limitarsi a "presidiare" con i cartelloni via Solferino o aspettare che intervano la Consob e la magistratura.

Di fronte a una controparte (Rcs) che "bara" al tavolo delle trattative (stato di crisi, pensionamenti, introduzione di un nuovo sistema editoriale) un sindacato che si rispetti quel tavolo lo rovescia in testa ai suoi interlocutori mariuoli che appena sei mesi sei messi comunicavano alle stesse autorità vigilanti (Consob) che la sede storica non sarebbe stata alienata. E i giornalisti hanno un'arma atomica, l'unica che in queste ore impensierisce davvero l'ad Pietro Scott Jovane e la sua badante Flebuccio de Bortoli: bloccare l'introduzione del sistema Méthode e il blocco dei pre-pensionamenti.

 

 

 

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