ABBIATE FIDUCIARIE - LO SCUDO FISCALE SCATENA BANCHE E FINANZIARIE, PRONTE A CREARE SOCIETÀ-SCHERMO PER FAR RIENTRARE I CAPITALI DALL'ESTERO SENZA RIVELARE I PROPRIETARI

Stefano Sansonetti per La Notizia (www.lanotiziagiornale.it)

IL BANCHIERE GIANPIETRO NATTINO IL BANCHIERE GIANPIETRO NATTINO

 

Ormai la caccia al cliente più facoltoso è partita. A darsi battaglia, senza esclusione di colpi “pubblicitari”, sono società che spesso e volentieri sfuggono ai radar. Del resto la riservatezza è il loro mestiere. In campo è scesa una valanga di società fiduciarie, pronte a sfidarsi all’ultimo cliente e a incassarne le laute commissioni. L’obiettivo è quello di sfruttare al massimo la cosiddetta “voluntary disclosure”, quella sorta di riemersione dei capitali (che si ha qualche vergogna a chiamare scudo fiscale) con la quale il governo punta a far tornare in Italia un bel po’ di soldi attualmente detenuti all’estero.

federico ghizzoni (2)federico ghizzoni (2)

 

Il tutto per un’aspettativa d’incasso finale che, in termini di tasse, oscilla tra i 5 e gli 8 miliardi di euro. Anche se per prudenza, o forse per scaramanzia, il Tesoro guidato da Pier Carlo Padoan ha messo nero su bianco l’incasso di un solo euro simbolico. Per perfezionare il processo, però, i possessori di denaro oltreconfine avranno bisogno di assistenza tecnica e “riservata”. Ed è qui che scendono in campo la fiduciarie, strumenti che di fatto vengono utilizzati per schermare i veri proprietari di un asset.

 

IL MECCANISMO

In ballo c’è un mucchio di soldi. Il valore dei beni detenuti all’estero dagli italiani oscilla tra i 150 e i 200 miliardi di euro. Un piatto troppo ricco per non tentare di buttarcisi. Così, con l’obiettivo di garantire riservatezza, società controllate da banche e finanziarie si stanno dando da fare in  queste settimane per pubblicizzare a più non posso i loro servizi. Tra le più attive, nel tentativo di intercettare potenziali clienti, c’è per esempio la Servizio Italia, fiduciaria del gruppo bancario francese Bnp Paribas.

caveau banca svizzera
caveau banca svizzera

 

Ma ci sono anche Finnat Fiduciaria, che rientra nel gruppo Finnat controllato dalla famiglia Nattino (considerata vicina a Vaticano), ed Euromobiliare fiduciaria, che invece fa capo al gruppo Credem (Credito emiliano). Molto dinamiche nel lanciare messaggi pubblicitari, poi, sono Unione Fiduciaria, che appartiene a tutta una serie di banche popolari (Bpm, Bper, Banco Popolare, Banca Popolare di Sondrio e Banca Etruria), e Cordusio fiduciaria, del gruppo Unicredit.

 

Insieme a queste c’è tutta una serie di fiduciarie cosiddette “indipendenti”, nel senso che non hanno legami con gruppi bancari. Si va dalla milanese Fiditalia alla bolognese Sofir e alla Fidor del Gruppo Fiduciaria Orefici facente capo alla famiglia Vedani. Insomma, si sta creando un bel movimento. Anche perché la partita è entrata nel vivo quando, sul finire della scorsa settimana, l’Agenzia delle entrate guidata da Rossella Orlandi ha diramato una corposa circolare esplicativa. Per la riemersione, adesso, c’è tempo fino al 30 settembre.

 

LO SCENARIO

ibnp paribasmagesibnp paribasmages

Di sicuro il fatto che il settore delle fiduciarie sia in ebollizione dimostra come le esigenze di copertura siano massime. Per carità, tutto legale, a patto che la procedura avvenga nel rispetto della normativa. Ma chi ha i soldi all’estero vuole rimanere nell’oscurità. Da qui le offerte che in questi giorni vengono avanzate dalle fiduciarie, che propongono ai clienti di curare la procedura di rientro o attraverso un mandato che comporta proprio l’intestazione fiduciaria dei rapporti, o attraverso mandati finalizzati esclusivamente all’amministrazione fiduciaria, senza intestazione. La partita è iniziata.

 

GLI ALTRI

Che poi quello dello scudo fiscale è un business non solo per banche e fiduciarie. Anche i grossi studi legali, in questo momento, stanno fremendo in vista di lauti guadagni. Del resto la procedura di rientro dei capitali presenta aspetti legali di non poco conto. E il gioco, quindi, è fatto. L’interesse delle law firm nei confronti della partita era pervenuto sin dai tempi del governo guidato da Enrico Letta, quando il cammino normativo doveva ancora essere perfezionato.

VITALI ROMAGNOLI PICCARDIVITALI ROMAGNOLI PICCARDI

 

Che gli avvocati abbiano la loro bella parte in causa è dimostrato, tra le altre cose, da un convegno organizzato a fine 2013 da Banca Albertini Syz. In quell’occasione, come raccontato da La Notizia del 28 giugno 2014, erano ospiti rappresentanti di vari studi legali, tra cui Jaggi & Scheller di Lugano, Pirola Pennuto Zei & Associati, Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e Associati, Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners. Ma in altre occasione si sono distinte le presenze dello Studio Chiomenti e dello Studio Russo De Rosa. Anche per loro il rientro dei capitali può dar vita a un’autentica cuccagna.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…