ALLA ROMA SERVONO 100 MLN, MA GLI AMERICANI FANNO GLI INDIANI

Rosario Dimito per "Il Messaggero"

Il dopo-sceicco mette americani e Unicredit uno difronte all'altro per decidere il futuro della Roma calcio.Il club ha bisogno a tutti i costi di liquidità entro giugno, il patrimonio è pesantemente in rosso (78 milioni), l'istituto di piazza Cordusio sente la responsabilità di assumere al più presto decisioni di cui deve farsi carico soprattutto James Pallotta, in quanto azionista di maggioranza.

LA MISSIONE
Così Paolo Fiorentino, vicedirettore generale di Unicredit con la delega sulla squadra (ha gestito il passaggio dai Sensi agli americani), ha colto l'occasione di una missione oltreoceano per le attività della banca, per incontrare il presidente della Roma, nonchè capocordata della As Roma Svp llc, la newco proprietaria del 60% di Neep, di cui l'istituto di credito ha il restante 40%. Il banchiere, che sarebbe accompagnato da un dirigente operativo, vuole stanare il partner.

Dissoltasi come previsto, l'illusione del coinvolgimento di Adnan Adel Arel al Qaddumi che, allo scadere del termine del 14 marzo, non ha versato i 50 milioni promessi, nella newco americana e, a cascata, in Neep e quindi nel club giallorosso, è arrivato il momento di trovare comunque i soldi per dare ossigeno alla società. E i soldi devono metterli innanzitutto Pallotta e gli alleati Usa. Finora gli americani hanno iniettato circa 90 milioni.

Di questa cifra, poco più di 36 milioni hanno rappresentato la quota parte di investimento - di complessivi 60,3 milioni - per acquistare (era il 18 agosto 2011), il 67,1% della As Roma da Roma 2000, veicolo passato sotto le insegne di Unicredit, nell'ambito del piano di salvataggio del gruppo Sensi, esposto verso la banca per 325 milioni. Poi americani e Unicredit, tramite Neep, hanno lanciato l'opa sulla società giallorossa, che è sempre quotata in piazza Affari: in questa operazione Pallotta & c. hanno speso altri 15 milioni.

PIANO A MEDIO TERMINE
Infine sempre gli investitori d'oltreoceano hanno partecipato al finanziamento-soci da 65 milioni totali (la loro quota si è aggirata a 39 milioni) all'interno di una ricapitalizzazione complessiva da 80 milioni. Gli altri 15 milioni, tuttavia, non sono stati versati dai soci. Comunque, la somma è altamente insufficiente per il fabbisogno finanziario dei prossimi mesi. E questo fabbisogno va tarato con il piano che Fiorentino concorderà nel faccia a faccia con Pallotta, in relazione anche alle esigenze finanziarie da mettere a punto con il top management guidato dall'ad Italo Zanzi.

Il banchiere punta a tracciare un programma di medio periodo, almeno sino a fine anno, per evitare interventi-tampone limitati a pochi mesi.

LA POSIZIONE DELLA BANCA
Ecco perchè potrebbero servire da 50 a 100 milioni. Attestandosi sulla parte alta della forchetta, gli americani dovrebbero metterne 60. Sicuramente Unicredit, che allo stato è esposto per circa 180 milioni, non è più disponibile a pannicelli caldi del tipo operazioni di factoring, come quelli effettuati finora per consentire la campagna acquisti e/o l'iscrizione al campionato.

La banca ha in animo di diluirsi al 10%, come da accordi con gli americani. Occorre, invece, che il socio forte dia un segnale chiaro e sicuro di fiducia nell'investimento romano. Se Pallotta, Richard D'Amore e Michael Ruane non riuscissero a far fronte da soli alle necessità, trovino uno o altri partner, purchè siano affidabili e solvibili. Ma nel frattempo, mettano mano al portafoglio.

 

PAOLO FIORENTINOJAMES PALLOTTARichard D'Amore (a sinistra)WALTER sabatiniFrancesco Totti

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