TRONCHETTI TRONCA “REPUBBLICA”: NESSUNO SOLLEVO’ UN SOPRACCIGLIO MEDIATICO QUANDO LA POLITICA STOPPO’ COME SOCI TELECOM MURDOCH E TELEFONICA, ORA PORTE APERTE AGLI SPAGNOLI…

Lettera di Marco Tronchetti Provera per "La Repubblica"

GENTILE direttore,
Nel suo articolo di ieri Alessandro Penati, nel ricostruire la vicenda Telecom, scrive: 1) «nel 2001 Tronchetti strapagava il controllo di Telecom». Non è così. Telecom fu acquistata a un multiplo di 8,15 volte l'Ebitda, in linea con i multipli del settore (8,24), tanto che Telefonica nel 2005 acquistò O2 valutandola con un multiplo di 8,5. L'acquisto della quota in Olivetti-Telecom viene fatto per cassa senza caricare Telecom di alcun debito.

Pochi mesi dopo Olimpia promuove un aumento di capitale e un'emissione obbligazionaria in Olivetti contribuendo con risorse proprie per circa 1 miliardo di euro (in totale l'aumento di capitale era pari a circa 4 miliardi, metà in azioni e metà in convertibili). L'obiettivo era rafforzare la struttura finanziaria di Olivetti;

2) «invece di fondere holding e società operative create per scalare Telecom... i capitani coraggiosi si comportano da vecchi capitalisti nostrani perpetuando la lunga catena societaria creata con l'Opa».

Tronchetti «perpetua gli errori di Colaninno esercitando il controllo con una catena societaria ancora più lunga (Olimpia al posto di Bell, più Pirelli, Camfin, eccetera) e ancora più debito». Non è corretto. Durante la mia gestione si fanno le fusioni e si accorcia la catena, da Olimpia in giù.

Senza tenere conto del merger tra Pirelli e Pirellina, che avviene a un livello societario sopra Olimpia (dove non ci sono scatole vuote create per l'acquisizione di TI, ma aziende storiche e quotate in borsa come Camfin), fondiamo Olivetti con Telecom e Telecom con Tim. Per quanto riguarda il debito, al momento del mio ingresso in Telecom ammonta a circa 43 miliardi di euro.

A fine 2004 scende a 29,5 miliardi. Successivamente aumenta nuovamente per effetto delle fusioni. Quando lascio Telecom è pari a 37,3 miliardi. Quindi non più, ma meno debito e catena più corta;

3) «per far fronte ai debiti - Tronchetti n. d. r - vende tutte le attività che la Telecom dei capitani coraggiosi aveva acquistato all'estero». Informazione molto parziale.

Vero è che cediamo molte delle società estere, principalmente quelle dove TI era in minoranza e senza possibilità di interventi nella gestione. Contemporaneamente però sviluppiamo la presenza internazionale di Telecom nella telefonia mobile in Brasile, mercato oggi strategico per TI, e nella banda larga in Europa. Tim Brasile passa dai 5,3 milioni di clienti del 2002 ai 25,4 milioni del 2006 diventando leader di mercato. Nel progetto «broadband europeo» TI passa dai 160 mila clienti del 2003 tra Olanda, Francia e Germania, agli 1,9 milioni di fine 2006.

In termini di ricavi le attività internazionali di Telecom passano da 3.681 milioni di euro del 2001 (11,9% del totale) ai 5.072 del 2006 (16,2% del totale). L'ebitda delle attività internazionali passa dal 6,8% del totale al 8,7%. Da non dimenticare poi la call option su Telecom Argentina, ottenuta in questo periodo, che avrebbe permesso di aumentare il peso della componente internazionale sui ricavi;

4) «non investe nella banda larga, perdendo il treno di Internet».

E' falso. Ricordo quanto scritto nel 2006 dall'Agcom: «...Nella diffusione della banda larga eravamo agli ultimi posti. Ai nostri giorni l'Italia, pur partendo da posizioni di retroguardia, sta crescendo con un tasso di incremento (187% in due anni), significativamente superiore a quello dell'Europa a quindici... «. Nella banda larga TI passa dalle 390 mila linee del 2001 ai 6,7 milioni di fine 2006. Tra il 2001 e il 2005 Telecom è l'operatore che dedica agli investimenti la quota maggiore del fatturato (oltre il 17%).

Grazie a questi investimenti la rete di Telecom, come sottolineato da Morgan Stanley nel 2004, era una delle più avanzate in Europa dal punto di vista tecnologico. Anche per questo sempre l'Agcom scrive: «nel comparto delle tlc...l'Italia viene indicata in sede europea come un Paese d'eccellenza nella promozione di servizi a innovativo contenuto tecnologico.

La Commissione europea, nel suo ultimo rapporto sullo stato delle telecomunicazioni elettroniche in Europa, sottolinea il ruolo leader dell'Italia nella telefonia mobile e nell'unbundling...»;

5) «nel 2006 Tronchetti si trova nella stessa situazione di Colaninno & Co nel 2001: il valore di Telecom in calo irreversibile». Su questo punto è importante confrontare il valore dell'azienda rispetto ai competitors: tra il 2001 e il 2006, durante la mia gestione, l'azione Telecom ha perso il 7,6% (senza tener conto di quanto restituito agli azionisti terzi nelle operazioni di semplificazione della catena, pari a circa 19 miliardi di euro).

Nello stesso periodo, in cui l'indice Dj Stoxx Tlc cedeva il 5,5%, Vodafone cedeva il 21,9%, France Telecom il 38,1%, Deutsche Telekom il 29,9%. Meglio facevano unicamente Bt, che comunque perdeva il 6,1%, e Telefonica, allora cresciuta del 20,4%. Dopo la mia uscita, tra la fine del 2006 e il 2013, Telecom ha perso il 76,1%, con un Dj Stoxx in calo del 13,1%, a fronte della perdita del 24,3% di Deutsche Telekom, di quella del 23,9% di Telefonica e dei rialzi registrati da Vodafone (+56,9%) e British Telecom (+23,4%); 6) «Tronchetti cerca di vendere agli americani di At&t e Slim. Orrore!».

Penati dimentica Telefonica e il tentativo di avviare una partnership con Murdoch. Tutte opzioni che prevedevano per i partner stranieri solo quote di minoranza, ma che la politica bloccò, Telefonica inclusa, in nome dell'italianità dell'azienda. Oggi il tema pare, giustamente, superato. L'ipocrisia di molti e le ennesime ricostruzioni parziali invece no. Orrore doppio! Marco Tronchetti Provera

Risposta di Alessandro Penati
È proprio vero che non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.
Si tranquillizzi però, dott. Tronchetti: in Italia è in buona compagnia (Alessandro Penati)

 

MARCO TRONCHETTI PROVERA VALERIA MAZZA ALEGANDRO GRAVIER TRONCHETTI PROVERATRONCHETTI PROVERA jpegALESSANDRO PENATIRUPERT MURDOCH E WENDI DENG ALIERTA ALIERTA MATTEO COLANINNO E D ALEMA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”