BANCA ETRURIA SPENNAVA I RISPARMIATORI MA FACEVA FELICI I GIORNALISTI – A LIBRO PAGA PER LA RIVISTA “ETRURIA OGGI” GRASSO, CAZZULLO, ACCATTOLI, ETC. MA ANCHE ECONOMISTI DI PUNTA COME GIACOMO VACIAGO, LORETTA NAPOLEONI, SALVATORE BRAGANTINI E NOTISTI POLITICI COME STEFANO FOLLI

ETRURIA OGGIETRURIA OGGIfranco bechis franco bechis

Franco Bechis per “Libero Quotidiano”

 

C’era chi, come il socio Attilio Brilli, si complimentava perfino in assemblea per un’attività meno conosciuta di Banca Etruria: quella editoriale. Applausi per «la pubblicazione da oltre 25 anni della collana di libri dedicata alle singole sedi dell’Istituto». E soprattutto per «la qualità della rivista Etruria Oggi, impreziosita da prestigiose firme a livello nazionale ed internazionale».

 

Era il 4 maggio 2014, l’ultima assemblea dell’Etruria di cui esista il verbale stenografico. Fu quel giorno che i soci impalmarono Lorenzo Rosi alla presidenza e Pier Luigi Boschi alla vicepresidenza, per il vertice che avrebbe terminato assai velocemente l’avventura finendo nelle maglie del commissariamento.

 

SALVINI DAVANTI ALLA SEDE DI BANCA ETRURIA SALVINI DAVANTI ALLA SEDE DI BANCA ETRURIA

Certo, con tutto l’arrosto a tema quel drammatico giorno in cui l’assemblea della banca aretina doveva prendere atto dei pesanti rilievi della Banca d’Italia, di una perdita di 81,2 milioni di euro, della necessità di spendere nuovi soldi in consulenze per cercare di fare sposare l’istituto di credito con qualcuno più forte in grado di assorbirlo, quel riferimento alla rivista aziendale è sembrato curioso fumo.

 

Eppure non fu l’unico intervento, altri soci misero nel mirino quella rivista, chiedendo ragione di spese inappropriate in un momento così grave. Vibrante l’intervento di Piero Lega, socio che si presentò proveniente «dalla lontana parrocchia di Anghiari». E altri ancora.

aldo-grassoaldo-grasso

 

Fino a quel giorno sembrava che nessuno si fosse occupato della rivista, che pure esisteva da 32 anni. Difficile oggi capirne il motivo: la rivista è ufficialmente sparita anche dal sito internet dell’Etruria. Tutti i numeri in pdf che erano stati caricati sopra sono stati tolti.

 

Un solo numero è ancora rintracciabile e sfogliabile solo on line attraverso la macchina del tempo di internet: quello del dicembre 2014, numero 90. La fotografia di molte copertine dal 2008 in poi è ancora rintracciabile sull’account Pinterest della Banca, che deve essere sfuggito ai censori.

SALVATORE BRAGANTINI CONSULENTE BORSA SALVATORE BRAGANTINI CONSULENTE BORSA

 

Siccome sulla prima pagina della rivista (che era accompagnata da un inserto a parte, Etruria Oggi Informa) di carta patinata si esponevano in calce con orgoglio i collaboratori del numero, è facile scoprire come dovesse esserci la fila di molte firme di punta del giornalismo italiano per apparire lì. Chissà se per la generosa tiratura della rivista (non meno di 20 mila copie a numero, e una mailing selezionata a cui inviarla, che comprendeva la classe dirigente politico-economica italiana) o se per i generosi borderò che preoccupavano i piccoli soci della banca.

 

stefano follistefano folli

Fatto sta che su Etruria Oggi collaboravano penne di primissimo piano, con una certa predilezione per la squadra del Corriere della Sera con sui sembrava quasi esserci una intesa editoriale. Si possono trovare profondi articoli di Aldo Cazzullo, lo specialista in grandi interviste nel quotidiano rizzoliano. Ma anche copertine firmate dal vaticanista Luigi Accattoli, profonde riflessioni sulla comunicazione del critico tv del Corriere, Aldo Grasso. 

 

intervento di aldo cazzullointervento di aldo cazzullo

Interventi planetari del principale commentatore di politica estera, Franco Venturini. Articoli sul costume e la psiche della firma specializzata di Corriere e Io Donna, Silvia Vegetti Finzi. E ancora, Salvatore Bragantini, ex commissario Consob ed editorialista del Corriere della Sera. Ha attraversato tre giornali collaborando a Etruria Oggi anche Stefano Folli, all’inizio Corriere della Sera, poi Sole 24 Ore e infine Repubblica. Da quest’ultimo giornale proviene Andrea Tarquini (corrispondente di Repubblica per la Germania), che firma la cover del numero 90 della rivista nel dicembre 2014 raccontando la storia della Lego.

 

Sullo stesso numero, con bel richiamo in copertina Leonardo Maisano, corrispondente da Londra del Sole 24 Ore racconta la voglia di secessione scozzese. Andrea Gennai del Sole 24 Ore, autore anche del fortunato blog Meteo Borsa, si esibisce invece in due pagine su «Un distretto d’oro», raccontando ovviamente la storia degli orafi aretini che hanno saputo difendersi dalla crisi puntando sul made in Italy. Processo - scriveva Gennai - «che ha interessato anche la banca di riferimento del territorio, Banca Etruria (…)», istituto «che ha dovuto ripensarsi a fronte di un mercato che stava mutando velocemente e in presenza di volumi che di anno in anno scendevano».

LORETTA NAPOLEONI LORETTA NAPOLEONI

 

In altri numeri della rivista si sono espressi firme de La Stampa come Aldo Rizzo, della Rai, o economisti di punta come Giacomo Vaciago (anche lui editorialista del Sole 24 Ore) e Loretta Napoleoni (videoblogger per il Fatto Quotidiano, ex collaboratrice del’Unità e rubrichista del Venerdì di Repubblica). C’era la fila di grandi firme dunque a Banca Etruria.

 

Ma più che quelle collaborazioni, nell’ultimo anno prima del crac, a Banca Etruria avevano pesato ben altre consulenze. Lo si capisce dall’unico rapporto lasciato in eredità dalla gestione commissariale che riassume la situazione finanziaria al 31 dicembre 2014 (un disastro con una perdita di 526 milioni di euro) e gli avvenimenti successivi del 2015.

 

Marrone Gabetti e Grande Stevens Marrone Gabetti e Grande Stevens

Fra i tanti costi amministrativi che salgono decisamente con la gestione dell’ultimo presidente, Rosi, e di papà Boschi, si spiegano i 9,5 milioni del capitolo sulle consulenze «legate alle varie fasi della tentata operazione di aggregazione, nella quale la banca è stata impegnata nel corso di esercizio».

 

Costi che debbono essere divisi fra quelli per gli advisor veri e propri cui era stato dato mandato per trovare una banca con cui sposarsi (Rotschild, Lazard e Kpmg advisory) e gli advisor legali che dovevano valutare il contratto matrimoniale, con in testa lo studio di Franzo Grande Stevens, il legale di fiducia del gruppo Fiat per decenni.

 

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

Consulenze peraltro inutili, perché la sposa fu pure trovata: la Banca Popolare di Vicenza, che offrì un euro per azione come dote (più del doppio del valore delle azioni Etruria in quel momento), ma fu respinta con perdite da Rosi e Boschi.

 

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte matteo ricci

FLASH – È ALTAMENTE PROBABILE CHE MATTEO RICCI, CANDIDATO DEL CAMPO LARGO ALLA REGIONE MARCHE, SIA PROSCIOLTO  DALL’ACCUSA DI CORRUZIONE NELL’INCHIESTA “AFFIDOPOLI” A PESARO, PRIMA DELLE ELEZIONI REGIONALI, PREVISTE PER IL 28-29 SETTEMBRE. È LA RASSICURAZIONE CHE VOLEVA GIUSEPPE CONTE, PER SCIOGLIERE LA RISERVA DEL SOSTEGNO DEL M5S ALL’EX SINDACO DI PESARO. E INFATTI OGGI PEPPINIELLO HA DATO IL SUO VIA LIBERA: “NON VEDIAMO ALCUNA RAGIONE PER CHIEDERE A MATTEO RICCI UN PASSO INDIETRO. SAREBBE UN BRUTTO PRECEDENTE. NON CI SONO ELEMENTI A CARICO DELLA SUA COLPEVOLEZZA

emmanuel macron john elkann donald trump

DAGOREPORT – A PARIGI SI VOCIFERA CHE MACRON SIA UN PO' INCAZZATO CON JOHN ELKANN PER LA SUA AMERICANIZZAZIONE FILO-TRUMP (VEDI LA VISITA CON LA JUVE AL SEGUITO, ALLA CASA BIANCA) - IN BALLO LA GESTIONE DI STELLANTIS, GRUPPO AUTOMOBILISTICO DI CUI LA FRANCIA POSSIEDE IL 6,2%: DOPO TAVARES, MACRON VOLEVA UN CEO FRANCESE MA TRUMP SI E' OPPOSTO, ED E' ARRIVATO L’ITALIANO FILOSA - I CONTI IN ROSSO DI STELLANTIS PREOCCUPANO YAKI, COME DEL RESTO L’EDITORIA CHE NON GENERA PROFITTI MA SOLO ROGNE COL GOVERNO MELONI. E A PRENDERSI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NON CI PENSA PIU' NESSUNO (IMPOSSIBILE RIBALTARE LA LORO LINEA ANTI-GOVERNATIVA) - LA TENTAZIONE DI ELKANN DI MOLLARE TUTTO PER DEDICARSI AGLI INVESTIMENTI FINANZIARI DI EXOR È OGNI GIORNO PIU' ALTA, MA LA SOLUZIONE STENTA, PER ORA, A FARSI AVANTI...

ursula von der leyen donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT - COME MAI IL SEMPRE LOQUACE EMMANUEL MACRON TACE DI FRONTE ALL’UMILIAZIONE EUROPEA CON TRUMP SUI DAZI? IL TOYBOY DELL’ELISEO, CHE SI È SPESO PER NON SCENDERE A COMPROMESSI CON IL TYCOON (ERA IL FAUTORE DELLA LINEA DURA, CONTRO QUELLA MORBIDA PROPUGNATA DAL DUO MELONI-MERZ), HA PREFERITO CONTATTARE DIRETTAMENTE URSULA VON DER LEYEN. E LE HA POSTO TRE DOMANDE: 1) HAI PARLATO CON TRUMP DELLA WEB TAX? 2) CHI FIRMERÀ L’ACCORDO MONSTRE PER L’ACQUISTO DI 750 MILIARDI IN ENERGIA USA? 3) CHE FINE FANNO I CONTRATTI GIÀ FIRMATI CON ALGERIA, QATAR, AZERBAIGIAN? LI STRACCIAMO?

giorgia meloni

DAGOREPORT - DOPO TRE ANNI DI FANFARE E BACI, UNA MELONI IN COSÌ TOTALE DIFFICOLTÀ NON S'ERA MAI VISTA - PER ESSERE COERENTE AL SUO ATTEGGIAMENTO DA "PONTIERA" USA-UE, FAVOREVOLE ALLA TRATTATIVA IN GINOCCHIO DI URSULA CON IL BOSS DELLA CASA BIANCA, MELONI È FINITA NEL TRITACARNE, FATTA LETTERALMENTE A PEZZI NON SOLO DALL'OPPOSIZIONE MA DA TUTTI: PER CONFINDUSTRIA, COLDIRETTI, FEDERACCIAI, CISL, ETC.: "L'ACCORDO CON TRUMP È UNA CAZZATA" - FUORI CASA, IL DILUVIO: LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' È STATA RIDICOLIZZATA PURE A DESTRA DAL LEPENISTA BARDELLA ALL'ANTI-UE, ORBAN – QUANDO IL SUO ALLEATO TRATTATIVISTA MERZ HA RINCULATO, TERRORIZZATO DAI POSSIBILI CONTRACCOLPI ALLA MAGGIORANZA DEL SUO GOVERNO, LA "PONTIERA" (SENZA PONTE) E' FINITA DA SOLA, COL CERINO IN MANO, A DIFENDERE URSULA VIOLENTATA DAL CETRIOLO DI TRUMP, MA GUARDANDOSI BENE DAL RIVENDICARE L'AMICIZIA (IMMAGINARIA) COL "PADRINO" DELLA CASA BIANCA – SE IL SOGNO MELONIANO DI AGGANCIARE FDI AL PPE SI ALLONTANA, LA RINTRONATA URSULA RIMARRÀ AL SUO POSTO: ALTERNATIVA NON C'È, HANNO TUTTI PAURA CHE LA DESTRA DEI ''PATRIOTI'' CONQUISTI BRUXELLES...

ursula von der leyen donald trump friedrich merz giorgia meloni emmanuel macron

DAGOREPORT - SIAMO DAVVERO SICURI CHE L’UNICA GRANDE COLPEVOLE DELLA ''DOCCIA SCOZZESE'' EUROPEA, COI DAZI TRUMPIANI AL 15%, PIÙ PESANTI IMPOSIZIONI SU GAS E ARMI, SIA LADY URSULA? - SE TRUMP NON DEVE RENDERE CONTO A NESSUNO, URSULA SI RITROVA 27 PAESI ALLE SPALLE, OGNUNO CON I SUOI INTERESSI, SPESSO CONFLIGGENTI: MENTRE MACRON AVREBBE VOLUTO USARE IL BAZOOKA CONTRO IL ''DAZISTA'', COME LA CINA, CHE HA TENUTO TESTA, DA VERA POTENZA, A WASHINGTON, MERZ E MELONI ERANO PER IL “DIALOGO”, TERRORIZZATI DALLE “VENDETTE” POLITICHE CHE TRUMP AVREBBE POTUTO METTERE IN ATTO (UCRAINA, NATO, MEDIORIENTE) - MELONI SA BENE CHE IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE: LA STANGATA SULL’ECONOMIA ITALIANA DOVUTA AI DAZI SI ANDRÀ AD ACCAVALLARE ALLA FINE DEL PNRR E AI SALARI PIÙ BASSI D’EUROPA - SE L'AUTUNNO SARA' ROVENTE, NON SOLO ECONOMICAMENTE MA ANCHE  POLITICAMENTE (CON IL TEST DELLE REGIONALI), IL 2026 SI PREANNUNCIA DA SUDORI FREDDI... 

riccardo muti concerto agrigento alessandro giuli

DAGOREPORT - “AGRIGENTO CAPITALE DELLA CULTURA 2025” DOVEVA ESSERE PER IL MINISTERO GIULI-VO UN “APPUNTAMENTO CON LA STORIA” ED È FINITO NEL SOLITO “APPUNTAMENTO CON LA CASSA” - PER “INTERPRETARE IL SENSO DI UNA MEMORIA CONTINENTALE EURO-AFRICANA CONDIVISA E FARNE IL FERMENTO DI UN RITROVATO BENESSERE INDIVIDUALE DI CRESCITA COLLETTIVA” (SEMPRE GIULI), COME È POSSIBILE CHE LA REGIONE SICULA ABBIA SBORSATO LA FOLLIA DI 650MILA EURO PER UN SINGOLO CONCERTO NELLA VALLE DEI TEMPLI DELL’ORCHESTRA GIOVANILE CHERUBINI DIRETTA DA RICCARDO MUTI? LO STESSO EVENTO, ORGANIZZATO L’ANNO SCORSO DAL COMUNE DI LAMPEDUSA, ERA COSTATO APPENA 100MILA EURO - DEL RESTO, CON BUDGET DI 150 MILIONI, I 461MILA EURO PER LA “PROMOZIONE E PUBBLICITÀ DEL PARCO ARCHEOLOGICO” CI STANNO. COME IL “MOVITI FEST”: PER 473.360 MILA EURO, UN “PROGETTO CHE MIRA A COINVOLGERE E ANIMARE I LUOGHI DEL CENTRO STORICO AD AGRIGENTO” - ALLE CRITICHE, IL SINDACO DELLA CITTÀ DELLA CUCCAGNA, FRANCESCO MICCICHÈ, SI OFFENDE: “BASTA DILEGGIO STERILE. SE VINCE AGRIGENTO, VINCE LA SICILIA”! (QUI CE NE VOGLIONO 100 DI MONTALBANO…”)