intesa putin

BANCA INTESA FINANZIA PUTIN CON LA BENEDIZIONE DI WASHINGTON – PRESTITO DA 5,2 MILIARDI AD UN CONSORZIO PER LA PRIVATIZZAZIONE DI ROSNEFTGAZ: L'AZIENDA RUSSA E' SOTTO EMBARGO, IL CONSORZIO NO – IN QUESTA FASE DI DISGELO, GLI USA DANNO IL VIA LIBERA - IL BOSS DI ROSNEFT E’ INTIMO AMICO DEL SEGRETARIO DI STATO SCELTO DA TRUMP…

 

Andrea Bassi per ''Il Messaggero''

 

GlencoreGlencore

È la più grande operazione finanziaria effettuata in Russia da quando, in risposta alla crisi con l' Ucraina, l' Unione europea ha deciso di imporre sanzioni economiche a Mosca. La privatizzazione di una quota del 19,5% di Rosneft, il più grande gruppo petrolifero controllato dal Cremlino, parla anche italiano.

 

Il gruppo Intesa Sanpaolo ha concesso un maxi-finanziamento da 5,2 miliardi al consorzio composto dagli anglo-svizzeri di Glencore e al Qatar Investment Authority, il fondo sovrano del Qatar, che hanno rilevato il pacchetto azionario da Jsc Rosneftegaz, la società pubblica che detiene la maggioranza del gruppo petrolifero e che scenderà dal 70% al 50,5% circa. Nel suo complesso l' operazione vale 10,2 miliardi di euro, finanziati per 300 milioni da Glencore, per 2,5 miliardi dal fondo del Qatar, e per il resto da Intesa e insieme ad altre banche.

ROSNEFT ROSNEFT

 

L' INCONTRO

 

Poco prima della fine dello scorso anno, il numero uno dell' Istituto italiano, Carlo Messina e il presidente di Banca Imi, Gaetano Micciché, si sarebbero recati a Palazzo Chigi per illustrare al governo l' operazione. Anche perché la stessa Rosneft è sottoposta alle sanzioni economiche decise dall' Unione. La banca aveva già precisato che la decisione sarebbe stata condizionata al supporto di iniziative che abbiano come prerequisito il totale rispetto del sistema di sanzioni adottato dall' Unione Europea e dagli Stati Uniti nei confronti di entità della Federazione Russa.

 

carlo messina        carlo messina

E ieri ha ribadito che questo finanziamento, nel rispetto delle normative internazionali, supporta e consolida la relazione con due grandi players internazionali, nell' ambito di un' operazione di alto profilo e significativa redditività nonché di rilevanza per i mercati finanziari internazionali.

 

GAETANO MICCICHE DG INTESA S PAOLO GAETANO MICCICHE DG INTESA S PAOLO

Essendo quello di Intesa un finanziamento ad un consorzio non sottoposto ad embargo, rispetterebbe insomma tutte le regole. Del resto, operazioni di questo tipo vengono in genere sottoposte allo scrutinio del Comitato di sicurezza finanziaria del Tesoro, del quale fanno parte anche la Banca d' Italia, la Consob, la Guardia di Finanza e la Direzione antimafia.

 

gentiloni padoan1gentiloni padoan1

Dagli uomini di Pier Carlo Padoan non sarebbe stato posto nessun ostacolo alla concessione del maxi-finanziamento. Siccome Mosca è sottoposta a sanzioni anche da parte degli Stati Uniti, Paese dove Intesa è presente, sarebbe stato chiesto un preventivo parere legale a primari studi americani. Anche in questo caso non sarebbero emerse obiezioni.

 

Igor Sechin di rosneft Igor Sechin di rosneft

La privatizzazione di una quota di Rosneft ha per Vladimir Putin un elevato valore politico. Da un lato permette al leader russo di incassare 10,2 miliardi di euro per rimpinguare le casse pubbliche che hanno risentito dell' embargo. E dall' altro di dimostrare che la Russia, nonostante le sanzioni, è ancora in grado di attrarre investimenti stranieri in un settore strategico come quello petrolifero. Non va nemmeno dimenticato che a guidare Rosneft è uno degli uomini considerati più vicini a Putin, Igor Sechin. Quello stesso Sechin che può vantare solidi rapporti con Rex Tillerson, il numero uno della compagnia petrolifera Exxon indicato dal neo presidente americano Donald Trump come prossimo segretario di Stato.

REX TILLERSON E PUTIN   REX TILLERSON E PUTIN

 

LE PROSPETTIVE

 

C' è un altro aspetto sottolineato da Intesa nella sua dichiarazione rilasciata al termine dell' accordo, ossia che l' operazione avrà un' alta redditività. E solide garanzie. Non un dettaglio per un finanziamento di 5,2 miliardi di euro. In effetti, come ha riportato nei giorni scorsi l' agenzia Reuters, diversi analisti hanno sottolineato come l' acquisto del pacchetto azionario sia avvenuto ad un prezzo significativamente inferiore ad operazioni simili negli ultimi anni. Conseguenza anche delle sanzioni che hanno pesato sul titolo. In operazioni simili, in genere, le azioni sono poste a garanzia del finanziamento, che dunque potrà in qualche modo beneficiare di un eventuale apprezzamento nel caso in cui le sanzioni venissero ammorbidite o eliminate.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...