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BANG! ''MARCHIONNE VUOLE FONDERE FIAT-CHRYSLER CON HYUNDAI-KIA''. L'ENNESIMO RUMOR ESTIVO È FORSE QUELLO PIÙ CONCRETO: UNIRSI AL GRUPPO COREANO VUOL DIRE MENO LICENZIAMENTI E CHIUSURE DI FABBRICHE RISPETTO A GM O VOLKSWAGEN - PERCHE' MARPIONNE HA MESSO IN GIRO LE VOCI DI INTERESSE DELLA SFIGATISSIMA 'GREAT WALL'? PER RENDERE PIÙ DIGERIBILE A TRUMP E ALL'OPINIONE PUBBLICA LA FUSIONE CON UNA CASA DI SEOUL: MEGLIO UN ALLEATO COREANO CHE UN NEMICO CINESE

1.''MARCHIONNE PENSA A UNA FUSIONE CON LA COREANA HYUNDAI''

MARCHIONNE FIAT CINAMARCHIONNE FIAT CINA

DAGONEWS - Il sito Asia Times lancia l'ennesimo rumor dell'estate su Fiat: Marchionne avrebbe in mente una fusione con il gigante sudcoreano Hyundai. Non solo: sarebbe stato lo stesso CEO del gruppo italo-americano (o meglio anglo-olandese) ad aver diffuso le voci di un interesse cinese in FCA, dopo essere stato rimbalzato da GM e Volkswagen.

 

kia e hyundaikia e hyundai

HMG è la 5^ casa automobilistica al mondo, controlla Hyundai e Kia e ha impianti in Alabama e Georgia. L'idea che una casa cinese (Great Wall) si potesse comprare un gioiello americano come Jeep era folle, soprattutto durante l'amministrazione Trump. Se non fossero bastate le ragioni politiche, gli ultimi (mosci) bilanci di Great Wall, che ha solo un miliardo di liquidità, sono la controprova. Xi Jinping è stato chiaro: niente più spericolate operazioni finanziate dalle banche cinesi, almeno nel periodo a cavallo del Congresso del Partito.

 

La messa in circolo del rumor sull'interesse cinese, sempre secondo Asia Times, sarebbe servita proprio ad ammorbidire l'Amministrazione Trump e l'opinione pubblica: se proprio bisogna vendere, meglio un alleato sudcoreano che un nemico cinese. Con Seoul si sta ragionando di trattati di libero scambio e collaborazione militare contro Ciccio Kim, in Asia l'America non può contare su un alleato più fedele (e solido).

hyundai e kiahyundai e kia

 

Diversamente dalla veterana Toyota, Kia e Hyundai sono due marchi relativamente 'giovani' nel mercato statunitense, e beneficerebbero molto della rete distributiva di Chrysler. Tra i due ci sarebbe molta meno sovrapposizione (produttiva e distributiva) rispetto a un merger di FCA con un rivale europeo o nordamericano. Meno 'overlap' vuol dire meno licenziamenti o chiusure di fabbriche – due conseguenze tipiche delle fusioni – e dunque un accordo più facile da mandare giù a livello politico.

 

Marchionne peraltro ha più volte avvertito i suoi colleghi europei e americani della minaccia posta dai produttori coreani...

 

 

2.«FCA VALUTA OGNI OPZIONE» RIASSETTO DEGLI ASSET IN VISTA

Laura Galvagni per 'Il Sole 24 Ore'

 

Dopo il lungo rally delle ultime due settimane, alimentato da indiscrezioni e rumor rispetto a possibili manovre straordinarie, il titolo Fca ha subìto il primo parziale stop in Borsa: ieri le azioni hanno chiuso in discesa dello 0,64% a 12,41 euro.

kiakia

 

A far rallentare l' ascesa delle quotazioni ha contribuito il comunicato diffuso dal costruttore, dopo che Consob ha acceso un faro sui recenti movimenti di Borsa del titolo: giovedì le azioni hanno toccato il massimo storico di 12,49 euro, con un rialzo del 24% in due settimane. La compagnia automobilistica ha così ribadito quanto già comunicato il 21 agosto scorso in risposta alle voci circa contatti con la cinese Great Wall Motors.

 

In quell' occasione la società si era detta «pienamente impegnata nel perseguire il suo piano 2014-2018, di cui ha raggiunto ogni obiettivo alla data odierna e al cui completamento mancano solo 6 trimestri». A ciò ha aggiunto che «talvolta» viene «contattata in merito a possibili operazioni strategiche e valuta tali contatti conformemente ai suoi doveri verso gli stakeholder». Il riferimento è ovviamente ai rumor più recenti riguardo un potenziale spin-off con quotazione di Magneti Marelli, Teksid e Comau, e successivamente del polo del lusso Maserati-Alfa Romeo.

Barra MarchionneBarra Marchionne

 

Rispetto a ciò Fca ha chiosato che «non commenta le indiscrezioni di mercato e non intende commentare ulteriormente su eventuali contatti». Agli atti resta l' ultima dichiarazione in merito del ceo Sergio Marchionne che durante la conference call con gli analisti sui risultati del primo semestre 2017 ha precisato: «All' Investor Day si farà un riesame del portafoglio guardando a quelle attività che non rientrano nel business di un costruttore, ma sono laterali, come i componenti di Magneti Marelli e Comau; il riassetto non è finito». Nel nuovo piano, dunque, quello che verrà presentato la prossima primavera, è possibile che Marchionne inserisca il dossier Magneti Marelli. Anche se non è escluso che la partita possa subire un' accelerazione.

 

MARY BARRA DONALD TRUMP SERGIO MARCHIONNEMARY BARRA DONALD TRUMP SERGIO MARCHIONNE

Come riferito ieri da Il Sole 24 Ore, infatti, ci sarebbero già diverse persone al lavoro sul tema. In particolare, sarebbe stato predisposto uno schema analogo a quello seguito con Ferrari, con un mandato pronto per Goldman Sachs e il voto maggiorato per i soci Fca che dopo aver ricevuto in dote le azioni della controllata si presenteranno alla prima assemblea. Sarebbe invece ancora in fase di definizione la quota di debito che lo scorporo porterebbe con sé.

 

mary barra donald trump sergio marchionnemary barra donald trump sergio marchionne

È certo che uno dei punti cardine della futura strategia di Marchionne è quella di creare una compagnia debt free, con marginalità elevata e ambizioni rilevanti nella progettazione e sviluppo dell' auto del futuro (elettrica e a guida autonoma) il tutto per renderla pronta al passo chiave della maxi alleanza che la trasformi in un big del settore. In virtù di ciò disporre degli asset Magneti Marelli, Teksid e Comau potrebbe rivelarsi una scelta cruciale.

 

Considerato che, come stimato da alcuni analisti, l' insieme delle attività viene valutato attorno ai 5 miliardi di euro e che il pacchetto potrebbe tra l' altro portarsi con sé 2 miliardi di debito.

MERKEL MARCHIONNE DIESELGATEMERKEL MARCHIONNE DIESELGATE

L' indebitamento industriale di Fca lo scorso 30 giugno era di 4,2 miliardi contro i 5,4 miliardi dell' anno precedente.

 

L' orizzonte, si diceva, potrebbe essere di medio periodo.

Anche se Marchionne ufficialmente ha fatto intendere di voler affrontare la questione nel piano strategico 2018-2022. L' ultimo che porterà la firma del ceo che dovrebbe lasciare la guida del gruppo in aprile 2019 con l' approvazione del bilancio 2018. E, si immagina, in quell' occasione non vorrà farsi sfuggire l' opportunità di chiudere con un ultimo fuoco d' artificio.

 

 

3. GREAT WALL TROPPO POVERA PER COMPRARSI LA FIAT

Pierluigi Bonora per ''il Giornale''

 

TRUMP MARCHIONNETRUMP MARCHIONNE

Great Wall avrebbe voluto comprarsi Fca, valutata dal mercato intorno a 30 miliardi, con in cassa poco più di un miliardo. È quanto emerge dai conti semestrali che il gruppo automobilistico cinese, che sogna di diventare il leader mondiale dei Suv, ha appena presentato. «Un' operazione che sarebbe possibile - commenta un analista - solo attraverso un maxi aumento di capitale e un' altrettanto maxi linea di credito». Senza dimenticare, in proposito, il sostegno indiretto del governo di Pechino che ha spronato le aziende cinesi a espandersi all' estero.

 

great wallgreat wall

Tra l' altro, all' assemblea dei soci Fca del 2014, era emerso che la Banca popolare cinese aveva superato, di un soffio, la barriera del 2% nel capitale del Lingotto. Ieri, intanto, la corsa in Borsa delle azioni Fca si è arrestata: -0,72% a 12,40 euro la chiusura. Sul calo in Piazza Affari hanno inciso la precisazione di Fca a Consob sul fatto che il gruppo «talvolta riceve contatti» su «possibili operazioni strategiche», ma ad oggi non ci sono novità a proposito delle indiscrezioni che hanno infiammato il mercato: dalla pista cinese, ai possibili scorpori della componentistica (Magneti Marelli in primis) e dei marchi «premium» Alfa Romeo e Maserati, o sui lavori in corso per una jv nei veicoli commerciali con Volkswagen.

 

great wall peri costa 900 eurogreat wall peri costa 900 euro

A fare la sua parte, poi, lo stato dell' arte di Great Wall, apparsa troppa piccola e «povera» per tentare di fagocitare Fca o anche il solo «gioiello» Jeep. Tra gennaio e giugno, Great Wall ha segnato ricavi in calo dell' 1% a 5,2 miliardi di euro, ma l' utile è scivolato del 51%, a 0,3 miliardi. A pesare anche i costi per il lancio dei nuovi modelli.

 

Flessione del titolo Fca a parte, il mercato continua però a scommettere su un Lingotto che si appresta a cambiare perimetro, a partire dalla scorporo di Magneti Marelli, magari entro l' anno. E i marchi automobilistici?

 

«Da una parte Maserati e Alfa Romeo, forti del fatto che al 31 dicembre prossimo dovrebbero totalizzare, insieme, 230mila unità vendute. Dall' altra Fiat, con Ram e Jeep, marchio che da solo vale 38 miliardi di ricavi e oltre il 50% dell' utile operativo di Fca», aggiunge un osservatore. In questo modo i «premium» potrebbero entrare nel mirino dei big tedeschi, mentre Fiat, Jeep e Ram potrebbero piacere a Gm, scongiurando ogni rischio di attriti con la Casa Bianca.

Wei Jianjun Great WallWei Jianjun Great Wall

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