BANKITALIA CAOS! LITI, DIMISSIONI: VISCO INCAZZATO PER LA “BANCA DEI DIPENDENTI” CHE VUOLE DARE MUTUI ALL’1%

Franco Bechis per "Libero"

Il presidente e tre consiglieri di amministrazione che fanno causa alla banca che guidano. La Banca d'Italia che conduce una lunga ispezione interna in gran segreto ed evidenzia imbarazzanti irregolarità. Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che prende il dossier di petto, e scende in campo con due lettere furibonde, una il 20 luglio e la seconda il 20 dicembre 2012.

E poi la banca rivoltata come un calzino, i consiglieri che hanno fatto causa costretti alle dimissioni, dei quattro cooptati per sostituirli uno solo che accetta: la dottoressa Santa Corsi, consulente della procura di Milano in alcune inchieste di primissimo piano. Una vera tempesta dunque, in qualsiasi istituto di credito. Uno tsunami se si guarda l'istituto in cui tutto questo è accaduto, con esposti, contestazioni e guerre fra fratelli-coltelli: la Csr, e cioè la banca stessa della Banca d'Italia.

La Csr è acronimo della Cassa di sovvenzioni e risparmio costituita fra il personale della Banca d'Italia. È una società cooperativa per azioni sui cui conti correnti vengono depositati gli stipendi del personale della Banca e gli emolumenti dei pensionati della banca centrale. È una delle poche vere banche popolari, di cui però si sa poco o nulla. Per conoscerne l'operatività bisogna essere dipendenti dell'istituito di via Nazionale, ed essere forniti di username e password. A chiunque altro vengono fornite scarne informazioni solo sul patrimonio di vigilanza.

Ogni tanto i sindacati interni ne svelano qualche magagna. Ma con prudenza: sono proprio loro i veri padroni della banca, visto che ogni sigla sindacale decide le sue liste per l'elezione dei vertici della banca da sottoporre all'assemblea dei soci. I grandi sindacati (Falbi, Fisac etc...) di solito preferiscono tacere: la banca è loro. Quelli più piccoli come la Sibc, sindacato indipendente della banca centrale, sciolgono un po' di più la lingua.

Proprio ieri si lamentavano della severità degli operatori allo sportello della Csr che questa estate hanno complicato le ferie dei dipendenti applicando rigorosamente le nuove regole antiriciclaggio. «Esempio», scrive il sindacato, «il collega che ha bisogno di contante per più di 3.000 euro (perché sta partendo per una vacanza, o per tremila ragioni possibili) dovrà chiederli compilando un modulo per iscritto, riportando nome e cognome delle persone a cui intende dare i soldi, l'importo di ciascun pagamento e anche i motivi per cui effettuerà i diversi pagamenti».

E se le informazioni sono troppo generiche, l'operatore di sportello può rifiutarsi di erogare contanti. «Cosa abbiamo fatto di male noi soci», si chiedono i sindacalisti per meritarci questo regime speciale? Ci sono fra noi riciclatori? Evasori abituali? Terroristi? O che altro?». La risposta arriva appunto dalla incredibile vicenda che ha scosso la banca nell'ultimo anno. Tutto a dire il vero ha avuto origine da una piccola fuga di notizie. I vertici della Csr avevano elaborato un progetto per concedere mutui casa ai dipendenti della Banca d'Italia a un tasso fisso dell'1% (sia pure nei limiti dell'80% del valore periziato dell'immobile).

La decisione - non ancora operativa - è trapelata all'esterno ed è subito sembrata un privilegio ingiustificato, senza alcun rapporto con i valori di mercato. Il governatore della Banca d'Italia ha subito scritto una lettera ai vertici della Csr chiedendo se erano impazziti e vietando quel mutuo regalato. Come ha spiegato il socio Gabriele Sene all'assemblea successiva della Csr «il principale ostacolo è dovuto a problemi di immagine». Proprio per quella vicenda è nato un braccio di ferro fra il governatore della banca centrale e i vertici della Cassa.

Il presidente della Csr, Giovanni Punzo, si è schierato con Visco impugnando la decisione di quel mutuo regalato. I sindacati hanno risposto a muso duro silurando il presidente, a cui hanno tolto le deleghe operative importanti girate al direttore della Cassa, Giulio Teodori. Punzo e tre consiglieri non presenti il giorno del blitz hanno fatto causa alla banca della Banca d'Italia, ritenendo illegittima la decisione.

Il vicedirettore della Csr, Francesco De Stefano, ha difeso il mutuo all'1%, e mandato a quel paese il suo presidente schierandosi con il direttore generale. Il vicepresidente della Csr, Maurizio Silvi, ha letto in assemblea una lettera riservata della vigilanza della Banca d'Italia che contestava le remunerazioni dei vertici della cassa (formalmente basse, ma poi ingigantite dai gettoni di presenza giornalieri), compreso il presidente del cda.

Un caos totale, in cui tutti si davano addosso e non si capiva nemmeno chi era d'accordo con chi. A questo punto è sceso pesantemente in campo Visco. Prima ha inviato i suoi ispettori che hanno rivoltato per quasi due mesi i conti della Cassa. Poi ha scritto le due lettere sopra citate in cui chiedeva di cambiare lo statuto e di mettersi in riga. È la nota integrativa al bilancio 2012 della Cassa a fornire le uniche informazioni ufficiali in maniera stringata.

«Nel corso del 2012», si rivela, «la Cassa è stata sottoposta ad accertamenti ispettivi di vigilanza avviati dalla Banca d'Italia il 13 febbraio e conclusisi il 30 aprile. A seguito delle osservazioni contenute nel rapporto ispettivo e delle lettere del Governatore del 20 luglio 2012 e del 20 dicembre 2012, il consiglio di amministrazione ha avviato approfondite riflessioni volte a individuare soluzioni idonee a superare le rilevanti anomalie accertate nei processi di governo, gestione e controllo».

E poi si informava che «in corso di ispezione la Cassa è stata citata in giudizio dal Presidente e da tre consiglieri (Carnovale, Fettucciari e Valentino) nell'ambito di un procedimento civile». Pochi mesi dopo «i tre consiglieri citati hanno presentato (20 ottobre 2012) le dimissioni irrevocabili dalla carica, motivate con riferimento al protrarsi delle tensioni all'interno degli organi sociali». Hanno provato a rimpiazzarli. Ma tre candidati scelti: Francesco Potente, Daniela Morsella e Lucio Rizzo si sono rifiutati di fare il consigliere di amministrazione di un istituto in quelle condizioni.

Ha accettato solo l'8 febbraio scorso Santa Corsi, già dirigente della vigilanza e consulente della procura di Milano. E il consiglio non è stato ricostituito integralmente. L'assemblea di bilancio 2013 ha approvato i conti con un attivo di 3,3 miliardi di euro, investimenti di 1,5 miliardi di euro in titoli di Stato emessi da governi e banche centrali della Ue (quasi tutti italiani), 600 milioni di euro di rifinanziamento presso l'eurosistema a 36 mesi e un utile di esercizio di 33,7 milioni di euro, assai inferiore alla redditività complessiva di 118,5 milioni di euro.

Dato quest'ultimo insieme ai pasticci interni che ha scaldato l'assemblea dei soci. Ha preso la parola il segretario generale della Falbi (sindacato che ha il controllo della Csr), Luigi Leone, con un discorso che mai ti saresti aspettato in Banca d'Italia: «Oltre il 50% degli utili è destinato al pagamento delle tasse. Se è così sarebbe meglio fare meno utili e destinare quei mezzi alla beneficienza». Insomma, piuttosto che dare soldi al fisco italiano, è meglio regalarli. Viva la Banca d'Italia!

 

visco ignazio Ignazio Visco IGNAZIO VISCO bankitalia big BANCA ITALIAignazio visco IGNAZIO VISCO resize

Ultimi Dagoreport

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…