trump cina

IL BASTONE E IL CAROTONE - TRUMP AMMORBIDISCE I TONI SUGLI INVESTIMENTI CINESI NELLE SOCIETÀ HIGH-TECH AMERICANE: ''MEGLIO PUNTARE SUI CONTROLLI DEL COMITATO APPOSITO'' - PERFETTA STRATEGIA TRUMPIANA: UNO ZUCCHERINO PER DIMOSTRARE CHE SE LA CINA SI IMPEGNA A RIDURRE GLI SQUILIBRI, ANCHE L'AMERICA È PRONTA A TORNARE SUI SUOI PASSI SUI PUNTI PIÙ DANNOSI PER PECHINO

 

donald trump xi jinping mar a lago

Marco Valsania per www.ilsole24ore.com

 

Donald Trump ha fatto marcia indietro sulla Cina, almeno quando si tratta di nuove barriere agli investimenti di Pechino negli Stati Uniti. In una presa di posizione ufficiale dalla Casa Bianca, questa mattina il Presidente ha indicato che non imporrà inediti stop alle acquisizioni e interessi cinesi in società high-tech americane, nelle cosiddette tecnologie «significative dal punto di vista industriale».

 

Né entreranno in vigore nuovi regimi di controllo dell'export su simili pilastri dell'innovazione. Piuttosto si dice soddisfatto dei progressi compiuti in Congresso per riformare e rafforzare l'esistente sistema di controlli, il Cfius, il Committee on Foreign Investment in the Us che esamina le operazioni con occhi di riguardo per le implicazioni di sicurezza nazionale. È questo «il miglior approccio», ha concluso.

 

Trump, nella dichiarazione insolitamente affidata a un lungo testo e non a un tweet, si limita a fare appello ai parlamentari perché accelerino al massimo i tempi dell'approvazione della nuova legislazione, chiamata Firrma. Né menziona direttamente Pechino quale responsabile di furto di tecnologia. La decisione di archiviare controversi e più duri approcci alternativi rappresenta un raro successo, dentro l'amministrazione, del più moderato Segretario al Tesoro Steven Mnuchin sui falchi delle guerre commerciali con la Cina e il resto del mondo, a cominciare dal guru dell'interscambio Peter Navarro.

trump e xi jinping alla citta proibita piazza tien an men

 

Trump aveva suggerito un simile esito di compromesso nella notte di ieri, indicando l'intenzione di ricorrere alle attuali normative per proteggere la proprietà intellettuale statunitense. In precedenza la Casa Bianca, che aveva dato al Tesoro fino a fine settimane per raccomandare iniziative, aveva invece fatto capire di voler far scattare due nuovi interventi esplicitamente diretti a offensive contro la Cina, un divieto ad acquisizioni in campi sofisticati da parte di imprese con quote in mano cinese superiori al 20-25% e inedite restrizioni all'esportazione di tecnologie utili al piano di Pechino per diventare futuro leader tech.

 

«Sono stato informato dal Segretario al Tesoro, dal Segretario al Commercio, dal Rappresentante commerciale degli Stati Uniti, dal consigliere del Presidente per la politica economica e dal Direttore dell'Ufficio della politica commerciale e manifatturiera, tra gli altri, che il Congresso ha compiuto significativi progressi nel passare una legislazione che modernizza i nostri strumenti per proteggere le tecnologie di importanza critica per la nazione da acquisizioni straniere dannose - ha detto Trump glissando sulle divergenze e faide interne -.

 

Questa legge, il Foreign Investment Risk Review Modernization Act (Firrma), rafforzerà la nostra abilità di proteggere gli Stati Uniti da minacce nuove e in evoluzione poste da investimenti esteri mentre allo stesso tempo sosterrà il forte, aperto clima di investimenti a favore del quale il nostro Paese è impegnato e che avvantaggia i nostri cittadini».

 

trump cina

Trump, di conseguenza, ordina «all'Amministrazione di mettere in atto rapidamente e rigorosamente» la nuova legge appena arriverà. Con «l'obiettivo di affrontare le preoccupazioni sugli investimenti orchestrati da stati in tecnologie strategiche». Solo qualora il Congresso fallisse nell'approvare la riforma, aggiunge, «ordinerò al governo di impiegare nuovi strumenti, messi a punto grazie alla nostra presente autorità e che agiscano sul piano globale».

 

Insomma a loro volta rivolti a tutti, non solo alla Cina. Trump infine afferma di aver dato incarico al Segretario al Commercio di «guidare un esame delle questioni legate al trasferimento e export di tecnologie cruciali», senza far scattare, anche su questo fronte, nuove azioni immediate.

 

UN GALLO CON LE FATTEZZE DI TRUMP IN CINA

La correzione di tiro e de-escalation con Pechino non risolve tuttavia gli altri fronti di grave tensione commerciale: con la Cina sono in atto dazi che dovrebbero partire da inizio luglio su primi 34 miliardi di dollari di beni importati e una minaccia di estenderli a 450 miliardi di merci, quasi l'intero import cinese negli Usa. Contro l'Unione Europea è intanto in corso una spirale di rappresaglie avviate da dazi globali americani su acciaio e alluminio ed è stato sollevato lo spettro di nuove sanzioni statunitensi sulle auto importate che colpirebbero particolarmente aziende tedesche, oltre che giapponesi, con forti attività negli Stati Uniti.

 

 

 

 

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