BUCO NERO SIENA - OGGI PROFUMO E VIOLA PRESENTANO IL CONTO: 1 MILIARDO DI PULIZIA SUI CONTI 2012: I 500 MLN IN PIÙ DI MONTI BOND NON BASTANO - E NON SOLO PERCHÉ MPS È ORMAI UN GIGANTESCO HEDGE FUND PIENO DI DERIVATI CHE SERVIVANO A OCCULTARE PERDITE. O PERCHÉ I QUATTRINI DEI CORRENTISTI SONO STATI USATI PER LA FINANZA SPERICOLATA - LA BANCA HA UN PRIMATO NEGATIVO ANCHE SULL'ATTIVITÀ TIPICA, DI PRESTARE DENARO: 173% DI CREDITI A RISCHIO E PERDITE OLTRE I 6 MLD…

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1- MPS, PULIZIA DA UN MILIARDO SUI DERIVATI - OGGI IN CONSIGLIO VERRANNO PRESENTATE OPERAZIONI CONTABILI PER COPRIRE LE PERDITE
Cesare Peruzzi per "Il Sole 24 Ore"

ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLAALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

Pulizia per oltre un miliardo sui conti 2012 di Banca Mps. Il consiglio d'amministrazione del gruppo senese, convocato questo pomeriggio a Rocca Salimbeni, esaminerà il dossier sulle operazioni strutturate costruite dalla passata gestione e oggetto di un'analisi interna che si è conclusa nei giorni scorsi. Lo squilibrio emerso è di 920 milioni, ai quali si aggiungono 120 milioni di costi del personale non contabilizzati.

«Non stiamo parlando di un buco, ma di aggiustamenti di bilancio», ha detto il presidente Alessandro Profumo intervenendo ieri sera a "Otto e mezzo" su La7. «Non credo al pagamento di tangenti per Antonveneta, che pure è stata pagata troppo - ha aggiunto -. Ma se la magistratura dovesse scoprire che ci sono state, allora risaneremmo il bilancio, perchè chiederemo i danni».

Alessandro Profumo Fabrizio ViolaAlessandro Profumo Fabrizio Viola

Per quanto riguarda le operazioni strutturate Mps la perdita più rilevante, 450 milioni, riguarda il contratto Santorini stipulato con Deutsche bank. Seguono Alexandria (controparte Nomura) per 300 milioni e Nota Italia (con JpMorgan) in rosso di 170 milioni. Le prime due operazioni, ormai famigerate e oggetto di attenzione da parte della magistratura e delle autorità di vigilanza, sono contratti pronti contro termine (in gergo tecnico "repo", repurchase agreement) realizzati per spalmare nel tempo perdite d'investimenti pregressi su titoli (Btp o azioni), le cui cedole sono state oggetto di asset swap per gestire il rischio di tasso.

NOMURANOMURA

Nota Italia, che risale al 2006, a differenza delle altre operazioni di epoca successiva (2008-2009), incorpora uno strumento derivato che ha come sottostante titoli di Stato italiani (Btp). Siena dovrà mettere a punto una manovra contabile per assorbire questa pulizia di bilancio, secondo le indicazioni di Profumo e dell'amministratore delegato Fabrizio Viola, impegnati a pilotare il Monte attraverso il mare agitato delle inchieste e dei mercati (ieri il titolo ha ripreso tono mettendo a segno un +3,22% a 0,2279 euro), verso acque più tranquille.

BANCA NOMURABANCA NOMURA

Il consiglio d'amministrazione deve dunque indicare la strada per assorbire l'impatto patrimoniale delle perdite. L'aumento di 500 milioni dei Monti bond richiesti, da 3,4 a 3,9 miliardi, che saranno emessi nei prossimi giorni e sottoscritti dal ministero dell'Economia, contrariamente a quanto ipotizzato a novembre (quando fu annunciata la maggior richiesta di Monti bond) non basta. E non potendo praticare la strada di un ulteriore emissione di obbligazionaria, nè ipotizzare di varare adesso l'aumento di capitale da un miliardo già deliberato dagli azionisti (mancano le condizioni), la prospettiva è quella di un aggiustamento contabile, attraverso operazioni sul portafoglio titoli e cessioni di asset, come previsto dal piano industriale.

Profumo e Viola continuano a manifestare fiducia nel futuro. Un incoraggiamento è arrivato dal Fondo monetario internazionale: «È importante per il Monte dei Paschi andare avanti con i piani di ristrutturazione, in modo da ristabilire lo stato di salute della banca e la sua redditività», ha detto il portavoce Gerry Rice. Anche Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana (un posto nella Fondazione Mps), esprime ottimismo: «Il Monte ce la farà», dice. Oggi la parola passa al consiglio d'amministrazione di Rocca Salimbeni.

DEUTSCHE BANKDEUTSCHE BANK


2- SU SIENA IL PESO DEI CREDITI A RISCHIO
Fabio Pavesi per "Il Sole 24 Ore"

Non c'era solo l'attitudine coltivata a Siena di fare della banca un gigantesco hedge fund pieno di derivati che servivano a occultare perdite. O di usare buona parte della raccolta per fare trading finanziario, impiegando quattrini dei correntisti per comprare titoli cercando lì di fare utili. Basti pensare a quel portafoglio tra titoli e derivati lievitato nel tempo fino alla cifra di 37 miliardi. Una cifra imponente che vale da sola il 25% dell'intero portafoglio prestiti e il 17% dell'intero bilancio della banca senese. La banca guidata negli ultimi anni da Giuseppe Mussari e Antonio Vigni ha accumulato un primato negativo anche sull'attività tipica, quella cioè di prestare denaro.

DEUTSCHE BANKDEUTSCHE BANK

SIENA AL TOP PER LE SOFFERENZE
Ebbene, tra le prime 5 banche italiane Siena è tuttora quella con la peggiore qualità dell'attivo. In assoluto. Basti guardare i numeri del bilancio. I cosiddetti crediti deteriorati, cioè i prestiti a rischio della banca, hanno toccato la cifra record a fine settembre del 2012 di 17,4 miliardi di euro. Un valore (o meglio un disvalore) che sui 145 miliardi dell'intero portafoglio prestiti danno un tasso di prestiti a rischio del 12%. Alto, molto alto. Ma quel che preoccupa ancor di più e assegna a Siena un amaro primato è il rapporto dei crediti dubbi sul capitale netto.

quartier generale di Deutsche Bank a Francofortequartier generale di Deutsche Bank a Francoforte

CREDITI A RISCHIO A QUOTA 173%
Quel rapporto è schizzato a fine settembre 2012 al 173%. Un livello che non ha confronti tra i big del credito italiano. La media in Italia di questo rapporto infatti si colloca poco sotto il 100% sul patrimonio netto tangibile. Mps quindi svetta su tutti e fa impressione la dinamica che mostra un'accelerazione senza soste. Nel 2009 i prestiti a rischio della banca senese stazionavano a 10,2 miliardi con un rapporto sui crediti al 6,8% e sul capitale netto del 60%. Come si vede siamo in presenza di un raddoppio delle partite di credito deteriorate sul portafoglio impieghi e a un balzo di tre volte sul capitale netto della banca.

ENRICO ROSSIENRICO ROSSI

Certo il problema del drammatico acuirsi della crescita esplosiva delle sofferenze è generalizzato ed è la spada di Damocle che pende da almeno tre anni sull'intero sistema bancario italiano che ha visto le sole sofferenze lorde passare da 60 miliari del 2009 a 122 miliardi nel novembre del 2012. Ma nel caso di Mps tutto si fa più complicato dato che in assoluto è tra le grandi banche quella più sofferente.

PESSIMA GESTIONE DEI PRESTITI
Segno inequivocabile di una gestione dei prestiti sotto la gestione Mussari-Vigni peggiore del resto delle grandi banche italiane. E questo apre più di un problema per il futuro. Quel lento accumulo dei crediti a rischio ha per Mps, come per le altre banche del resto, un pesante effetto collaterale.

ENRICO ROSSIENRICO ROSSI

Vuol dire dover mettere a bilancio sempre nuovi e più alti accantonamenti e rettifiche di valore che deprimono la profittabilità. Basti vedere gli ultimi anni: le rettifiche nette sui crediti sono costati ben 4,2 miliardi nel periodo che va dall'inizio del 2009 ai primi nove mesi del 2012. È questo in soldoni il costo che ha pagato la banca per il cattivo credito negli ultimi anni. Un bagno di sangue che ha infiacchito ancor di più un istituto che ha visto svanire solo per l'avviamento su AntonVeneta altri 5,9 miliardi.

GIUSEPPE MUSSARIGIUSEPPE MUSSARI

PERDITE OLTRE 6 MILIARDI
Una doppia sofferenza quella del costo del cattivo credito e dell'azzardo sull'acquisizione di Antonveneta strapagata che ha portato il Monte dei Paschi a cumulare perdite per oltre 6 miliardi dal 2011 a settembre del 2012. L'unica nota positiva per il mercato è che a fronte di tale mole di prestiti a rischio Mps ha condotto una politica di copertura previdente con tassi di copertura delle sofferenze in linea con i due big del credito e superiori alla media delle banche più piccole che hanno tassi di copertura più bassi. Ma questo vuol anche dire che le svalutazioni sui bilanci andranno avanti anche nei prossimi trimestri. Vale per tutte le banche certo ma Mps ha in più il fardello degli onerosi Monti-bond sul groppone. Un nodo difficile da sciogliere.

ANTONIO VIGNIANTONIO VIGNI

 

 

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