CARIGE E IL DOPPIO SCHERMO AI VIP - NELL'INDAGINE SULLA BANCA RICORRE IL NOME DEL CENTRO FIDUCIARIO, CHE VENIVA USATO DALL'EX PRESIDENTE BERNESCHI PER "PROTEGGERE" OPERAZIONI RISERVATE IN ODORE DI RICICLAGGIO

1-CARIGE: OLTRE 3 ORE DI INTERROGATORIO PER BERNESCHI
Radiocor - Genova, 28 mag - Oltre tre ore di interrogatorio per l'ex banchiere Giovanni Berneschi che ha risposto alle domande del gip, Adriana Petri, e del suo difensore Maurizio Anglesio. Berneschi si e' riservato di rispondere in separata sede alle domande dei pubblici ministeri Silvio Franz e Nicola Piacente. 'Berneschi ha fornito tutte le spiegazioni richieste e ha fornito le indicazioni utili per chiarire la sua posizione', ha detto all'uscita il legale dell'ex banchiere.

2-I CENTO CONTI SEGRETI DI CARIGE, UN DOPPIO SCHERMO PER PROTEGGERE I CLIENTI VIP
Marco Grasso e Matteo Indice per "il Secolo XIX"

Nell'ottobre 2013 l'idillio tra Bankitalia e il clan Berneschi è finito da un pezzo: «' Ste bestie , adesso gli faccio causa», ringhia l'ex padre-padrone di Carige, infastidito dalla fuga di notizie sui 13 milioni di euro scudati dalla Svizzera e intestati alla moglie .

«Non puoi andare avanti così, ormai è tardi - cerca di calmarlo la nuora Francesca Amisano - Tutti i buoi che potevano sono scappati...». I «buoi», ne sono convinti gli inquirenti, non sono altro che grandi investitori (in parte evasori) genovesi. E la «stalla» che per anni ha dato loro riparo è il Centro Fiduciario spa di Carige, dov'era stato concepito un particolare "doppio schermo". Quale rifugio più sicuro, dello scrigno in cui persino Berneschi sistemava capitali fuorilegge?

A sollevare sospetti sulla "supercopertura" era stata una relazione finora rimasta segreta degli ispettori dell'Antiriciclaggio del 2009. In quel dossier Palazzo Koch aveva evidenziato scambi «anomali» tra Centro Fiduciario e Carige Asset Management Sgr, divisione che il gruppo bancario ha ceduto ad Arca Sgr all'inizio del 2014.

In poche parole: la Sgr (società di gestione risparmio) di Carige non segnalò una cospicua iniezione di liquidità materializzatasi attraverso un acquisto di quote da parte del Centro Fiduciario. Uno stratagemma che per gli ispettori servì a coprire un centinaio di clienti vip.

Il risultato, confermano oggi fonti Carige, furono una serie di rilievi trasmessi alla Procura di Genova. In quel rapporto era contenuta una lista con i nomi d'un centinaio di investitori illustri, occultati grazie al meccanismo del "doppio schermo". L'elenco comprendeva imprenditori, professionisti e dirigenti della stessa Cassa di risparmio genovese e loro parenti.

«In cinque anni non abbiamo più avuto notizie di quel fascicolo - spiegano sempre fonti Carige - La mancata comunicazione, come spiegammo allora, non nascondeva niente di sospetto. Si trattò di un problema meramente amministrativo, dovuto a un errore informatico".

Eppure. È il 2009 quando il team investigativo della Banca d'Italia coordinato da Eugenio Gubitosi e guidato dall'esperto antiriclaggio Salvatore Ricci effettua un accesso ispettivo presso Carige Asset Management Sgr, allora controllata dal gruppo bancario genovese. Quella verifica dà origine a un rapporto di fuoco e accende i primi riflettori su Centro Fiduciario spa, segnalando «gravi irregolarità».

Una su tutte: Carige, attraverso la Sgr, avrebbe ulteriormente "schermato" un centinaio di posizioni registrate presso la fiduciaria, che già serve a condurre operazioni riservate. Come? Il Centro Fiduciario di Carige è una sorte di cassaforte, che garantisce discrezione, entro alcuni rigorosi limiti di legalità: tutte le operazioni d'un certo rilievo, ad esempio, vanno comunicate all'Uif (l'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia).

Succede che capitali del Centro Fiduciario vengono investiti in quote societarie della Carige Asset Management Sgr, anch'essa controllata da Banca Carige, e in quel momento nel massimo fulgore dell'era di Giovanni Berneschi. Ciò che però non viene comunicato all'autorità antiriciclaggio è il movimento inverso: la Sgr non riferisce a Bankitalia l'iniezione di contanti arrivata dalla fiduciaria, come invece dovrebbe fare.

Perchè? Per gli 007 di Via Nazionale l'operazione non è solo sospetta, ma decisamente in odore di «riciclaggio». L'ipotesi è che il doppio passaggio sia una sorta di "gioco di prestigio": nella fiduciaria compaiono quote della Sgr, e a sua volta la Sgr non denuncia la provenienza di capitali giunti dal Centro Fiduciario. Ecco perché i segugi di Palazzo Koch stilano una lista di un centinaio di investitori sui quali urgono accertamenti.

Facciamo un salto in avanti, ora. Il 26 luglio 2013 è in corso a Banca Carige una nuova ispezione, che porterà all'inchiesta penale condotta dai pm Nicola Piacente e Silvio Franz, e coordinata dal procuratore Michele Di Lecce. Il Centro fiduciario è ancora uno degli argomenti caldi della relazione finale: «Insufficiente la supervisione sul suo operato, dove il vaglio delle operazioni sospette, attribuito sino al 9 luglio a un consigliere, era di fatto preventivamente filtrato dal direttore della società stessa».

Non solo: «Il delegato - prosegue il rapporto - ha pertanto esaminato solo durante gli accertamenti numerose operazioni di grande importo con profili di anomalia. Tra questi: la signora Susanna De Angelis; Umberta Rotondo e Francesca Amisano (rispettivamente moglie e nuora di Giovanni Berneschi; Pietro Pesce (costruttore di origine calabrese al centro di un'inchiesta per bancarotta e condannato a 2 anni per corruzione, ndr); il professor Fulvio Gismondi (ex consulente Confcommercio, condannato a 3 anni nell'inchiesta su Sergio Billé e il patrimonio immobiliare Enasarco».

Per Palazzo Koch i più interessanti sono proprio i nomi di Pesce e Gismondi: «Si conclude segnalando queste posizioni sospette», ma nel processo istruttorio non è stato possibile «analizzare circostanze fondamentali quali congruità delle movimentazioni con la capacità economica del cliente ovvero, nel secondo caso, assenza di elementi che documentassero la provenienza da operazioni di scudo fiscale di somme rimpatriate dalla Svizzera».

Non passa inosservato anche l'attivismo della «signora Livia De Angelis», di cui non è stato possibile analizzare i motivi delle transazioni. Tuttavia ne è stata notata la rilevanza: «135 milioni di euro nel 2011, pari a quasi la metà del controvalore dei movimenti di tutti i fiducianti nell'anno. Il nome di Gismondi compare in un altro passaggio dell'incartamento 2013, per via di un conflitto d'interessi su alcune perizie sospette.

Due giorni fa quattro membri del consiglio di amministrazione del centro fiduciario hanno rassegnato le dimissioni. Si tratta di Giovanni Bonalumi, Gabriele Delmonte, Roberto Mumolo e Daniela Rosina.

Fonti di Banca Carige hanno fatto sapere che le dimissioni non sarebbero collegate alle indagini. Nel frattempo dalle carte delle varie inchieste emergono tutte le preoccupazioni del "clan" Berneschi ogniqualvolta un "esterno" mette il naso nel Centro Fiduciario spa. Timori che l'ex presidente ribadisce per esempio in una telefonata al direttore generale del centro Antonio Cipollina, suo uomo di fiducia, di qualche mese fa, quando si scopre che proprio Berneschi ha scudato tramite CF 13 milioni dalla Svizzera.

Berneschi: «Sputtanamento, sputtanamento totale Cipollina: «C'è una gestione discreta al mio interno, siamo in due o tre a gestire le posizioni". Berneschi: «Ho già dato mandato a un penalista». Cipollina: «Sono demoralizzato, la vivo come una violazione del lavoro fatto in questi anni>.

È inoltre nel Centro Fiduciario che gli uomini del Nucleo di polizia tributaria, guidati dal colonnello Carlo Vita, hanno sequestrato i 21 milioni di euro a disposizione di Berneschi, di cui una parte (13) erano intestati alla moglie e alla nuora.

Altri due sequestri recenti - per vicende non collegate all'inchiesta sulla Cassa di risparmio - hanno coinvolto nei mesi scorsi patrimoni custoditi nella fiduciaria: 669mila euro bloccati all'imprenditore delle pulizie Vincenzo Scalise, accusato per la bancarotta della società di logistica Transitalia; e 4 milioni di euro congelati preventivamente al presidente del Genoa Enrico Preziosi, nell'indagine sul mancato versamento di 9 milioni Iva.

 

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