CHE NE SARÀ DI TELECOM? - ALIERTA ANNUNCIA: “LASCEREMO L’AZIONARIATO DOPO L’ACQUISTO DI GVT” - RECCHI: “BOLLORÉ È IL BENVENUTO, ORA SI PUÒ PARLARE DI UN’ALLEANZA CON MEDIASET” - FUSIONE CON H3G PIÙ VICINA?

1. TELEFONICA NON INTENDE RESTARE AZIONISTA TELECOM ITALIA DOPO ACQUISTO GVT

RECCHI RECCHI

(Reuters) - Il presidente di Telefonica Cesar Alierta dice che il gruppo spagnolo non intende restare socio di Telecom Italia dopo l'acquisizione di GVT da Vivendi. Vivendi, la scorsa settimana, ha scelto l'offerta finanziariamente più interessante per la controllata brasiliana e ha deciso di proseguire negoziati in esclusiva con Telefonica, respingendo di fatto la proposta di Telecom.

 

Alle 14, dopo la dichiarazione di Alierta, il titolo Telecom Italia cede l'1,5%, poco sopra i minimi di seduta. L'azionista di riferimento del gruppo, con il 22,4% del capitale, è la holding Telco, controllata da Telefonica, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali. I soci hanno però disdetto il patto e la holding è destinata sciogliersi a breve.

 

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Il gruppo spagnolo diventerà quindi il primo azionista del gruppo, con poco meno del 15% del capitale. Ha però offerto a Vivendi l'opzione per acquistare l'8,3% di Telecom Italia, nell'ambito dell'accordo su GVT, opzione che il gruppo francese ha giudicato attraente. Ha inoltre in essere un prestito convertendo, e quindi l'obbligo di vendere a termine una partecipazione fino al 9% del capitale di Telecom Italia, ma con clausole di riacquisto del bond anche per qualunque "ragione che non consenta il traferimento delle azioni Telecom Italia", dice la nota Telefonica di inizio agosto. Il bond scade a luglio 2017.

 

 

2. «TELECOM-MEDIASET? ADESSO SE NE PUÒ PARLARE» - RECCHI: «LE SCELTE LE FANNO I SOCI. BOLLORÉ È IL BENVENUTO»

Massimo Sideri per il “Corriere della Sera

 

Giuseppe Recchi, 50 anni, laurea in ingegneria al Politecnico di Torino, è presidente di Telecom Italia da aprile scorso, nonché consigliere di Exor e componente del consiglio direttivo di Confindustria e di Assonime. In precedenza è stato per tre anni presidente dell’Eni, dopo una lunga carriera in General Electric che lo ha portato fino alla guida di GE nel Sud Europa, carica lasciata nel 2011.

GvtGvt

 

Appartiene a una famiglia torinese che ha fondato l’Impresa Recchi di costruzioni generali, dove ha svolto l’attività di imprenditore passando buona parte della sua vita professionale negli Stati Uniti. Nel corso degli anni ha fatto parte dell’European advisory board di Blackstone, dell’advisory board di Investindustrial e di quello del Massachusetts Institute of Technology

 

Vincent BollorèVincent Bollorè

«Avevamo già avuto l’autorizzazione dal board a rilanciare ben oltre, ma come management abbiamo deciso di non farlo perché ritenevamo il nostro prezzo e la nostra struttura di offerta la migliore per essere approvata in assemblea dagli azionisti. Non c’è stato un problema di risorse della società. Semplicemente non avremmo creato valore per l’azienda andando oltre. Ricordiamo tutti come il mondo delle telecomunicazioni ha visto spesso fare scelte di investimento i cui presupposti non si sono verificati. Ci siamo quindi comportati con diligenza e metodo visto che i multipli a cui si è compiuta questa operazione sono molto alti».

 

MARCO PATUANOMARCO PATUANO

A 48 ore dalla sostanziale fine delle ambizioni di Telecom Italia su Gvt, la società brasiliana per cui Vivendi ha deciso di trattare in esclusiva con Telefonica, il presidente della società italiana, Giuseppe Recchi, parla a tutto campo di quelle che ora sono le prospettive del gruppo.

 

Vincent Bolloré aveva in più occasioni manifestato la preferenza per l’opzione italiana, ma poi ha chiuso con Telefonica. Non vi siete sentiti un po’ traditi nella partita?

 

mediaset   presentazione palinsesti   piersilvio berlusconi e maria volpemediaset presentazione palinsesti piersilvio berlusconi e maria volpe

«Tutt’altro, abbiamo avuto un confronto franco con Vivendi su logiche industriali. I rispettivi team hanno lavorato a fondo durante tutto agosto e le prospettive, non per questo, vengono meno».

 

Resta il fatto che se Vivendi, come sembra, accetterà l’opzione delle azioni Telecom (8,3%) si assisterà all’ennesimo cambio di azionista forte. Il gruppo, almeno nella sua storia recente ha sempre avuto degli azionisti che potremmo definire “riluttanti”, non ultimo Telefonica. Questo non cambia i piani di sviluppo del gruppo? Bisognerà sentire cosa ne pensa Bolloré…

 

«L’azionista sta cambiando, ma il nostro piano industriale prescinde dagli azionisti. In Italia non abbiamo tradizione di public company e cosi tendiamo a sovrapporre i piani di azionisti e management. Ho chiamato il presidente Bolloré per fargli i complimenti e dirgli che se mai dovesse decidere di diventare nostro azionista sarà il benvenuto».

tim brasil tim brasil

 

Ma spesso in Italia questa sovrapposizione c’è stata, no?

 

«Non lo voglio negare, è chiaro che i soci si muovono anche su proprie strategie. Ma Telecom Italia sta diventando un laboratorio di nuova governance con una maggioranza importante di consiglieri indipendenti».

 

LI KA SHINGLI KA SHING

Ora Vivendi entrerà anche a fare parte del capitale della società che nascerà dalla fusione tra Gvt e Vivo, primo operatore brasiliano in diretta concorrenza con Tim Brasil. Come management, non temete che Bolloré erediti il conflitto di interessi di cui già soffriva come azionista Telefonica?

 

«Non lo temo, Vivendi ha sempre dichiarato — e la chiusura di questa operazione lo dimostra — di voler uscire dalla gestione della telefonia, che per Telefonica invece rappresenta il core business. Bolloré guarda a quello che è il potenziale di crescita di Telecom Italia e se deciderà di diventare nostro azionista sarà per il management un attestato di stima».

 

Tornando all’operazione, che giudizio aveva dato l’advisor dei consiglieri indipendenti Equita?

 

«Nella possibilita del rilancio sta il giudizio di Equita».

 

LI KA SHINGLI KA SHING

Cosa succederà ora con Tim Brasil: è possibile che le risorse di questo piano siano ora utilizzate per altre operazioni per rafforzarla, magari con Oi?

 

«Non entro in questo dettaglio. Le dico solo che Tim Brasil è il secondo player nel quarto mercato mondiale della telefonia. Il nostro ruolo è investire, e considerare anche operazioni straordinarie ove si presentassero opportunità».

VINCENZO NOVARI VINCENZO NOVARI

 

Quindi c’è già qualcosa?

 

«Ad oggi non c’è niente all’attenzione del nostro board»

 

Cosa succede adesso con i soci italiani, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali, che hanno già manifestato l’intenzione di voler uscire? Mediobanca vi ha anche appoggiati per questo piano.

 

«Di nuovo non confonderei i piani. Posso solo commentare quello che leggo. Questi soci hanno dichiarato di voler uscire e quando succederà ne prenderemo atto. Mediobanca ci ha aiutati egregiamente nel ruolo di investment bank».

 

VINCENZO NOVARI VINCENZO NOVARI

Mediaset e Telecom è una vecchia suggestione ma ora Bolloré potrebbe anche tentare di realizzarla, cosa cambierebbe per il gruppo?

 

«Se n’è parlato in passato ma il mercato non è mai stato pronto. Solo oggi con le nuove tecnologie la convergenza sta accelerando. I contenuti si fanno più sofisticati e il pubblico più esigente e questo fa sì che il mercato cambi. Non escludo nulla, ma come opportunità commerciali. L’interesse a livello di operazione sul capitale compete ai soci».

 

Cosa pensa della concentrazione drastica del settore? Arriverà anche in Europa?

 

alierta esce da palazzo chigi foto ansa alierta esce da palazzo chigi foto ansa

«In Europa abbiamo cento operatori, negli Usa quattro. In Europa ci facciamo concorrenza solo sul prezzo, ma oggi c’è un momento di discontinuità fortissima nella tecnologia. Anche la regole devono tenerne conto e la regolamentazione deve spingere lo sviluppo tecnologico. Qui ci si scanna per l’ultimo centesimo è poi non si investe di più. Per questo tra il 2014 e 2016 investiremo 9 miliardi in Italia, di cui 3,4 nelle reti di nuova generazione. Siamo la società con i piu alti investimenti nel Paese».

 

Le statistiche sulle connessioni ultraveloci ci danno molto indietro e solo adesso per inseguire gli obiettivi europei 2020 ci stiamo muovendo.

 

«Negli anni Sessanta lo Stato poteva permettersi di fare le autostrade prima che ci fosse il traffico. Supponiamo che io domani cabli tutte le scuole. Ci sarebbero i computer e gli insegnanti preparati? L’investimento pubblico non è un peccato mortale. O lo Stato investe direttamente o crea le condizioni per cui lo facciano i privati».

GIUSEPPE RECCHI GIUSEPPE RECCHI

 

 

3. TELECOM FA I CONTI CON IL DOPO-GVT SUL TAVOLO RESTA L’OPZIONE DI ACCORDO CON I CINESI DI H3G

 Giovanni Pons per “la Repubblica

 

Il board di Telecom Italia, che forse si riunirà già lunedì per fare il punto della situazione dopo la mancata acquisizione di Gvt, è chiamato a dare una nuova direzione di marcia all’azienda.

 

Le due opzioni sul tavolo, da due o tre anni a questa parte, sono la crescita per linee esterne sul promettente mercato brasiliano e il consolidamento del mercato italiano per arrestare l’inesorabile caduta dei margini operativi dovuta all’elevata concorrenza nella telefonia mobile e alla diminuzione dei consumi in un paese sull’orlo della deflazione.

 

Ora che la crescita esterna in Brasile ha subito uno stop (a meno di non intavolare promesse di matrimonio con l’indebitatissima Oi) forse conviene esplorare sino in fondo la seconda alternativa.

 

PATUANO PATUANO

Una fusione tra Tim e 3 Italia era già stata esplorata un paio di volte sotto la presidenza Bernabè e avrebbe portato a una parziale soluzione dei problemi di Telecom. Più recentemente gli azionisti di Wind e 3 hanno tentato a loro volta un matrimonio che avrebbe portato alla nascita di un terzo operatore con il 30% del mercato italiano.

 

Ma russi e cinesi non sono riusciti a trovare un accordo definitivo e la situazione è tornata in alto mare. Tuttavia il magnate Li Ka Shing, che dal 2000 ha già investito in Italia qualcosa come 13 miliardi di euro, è aperto a nuove discussioni. Ai tempi dei contatti con Telecom il gruppo H3G avrebbe ottenuto il 7-8% di azioni Telecom in cambio dell’apporto di 3 Italia dentro Tim per una valutazione di circa un miliardo a fronte di 200 milioni di Ebitda (Gvt è stata pagata da Telefonica 11 volte l’Ebitda).

 

Inoltre l’accordo si potrebbe estendere alle controllate europee di H3G, presente in Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Austria e Irlanda portando il socio cinese intorno al 15% di una Telecom che tornerebbe protagonista sui mercati europei. Un anno e mezzo fa era stata la solita Telefonica a mandare all’aria tutto, ma ora che gli spagnoli stanno smobilitando il board di Telecom potrebbe avere la strada in discesa, portandosi in casa un altro socio con le tasche profonde.

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