CHI EVADE E CHI SEMPLIFICA - GLI AGNELLINI PORTANO LA FIAT E LA EXOR IN OLANDA SOPRATTUTTO PERCHE' SI PAGANO MENO TASSE E LE IMPRESE STRANIERE, DA UNILEVER A NESTLÉ, POSSONO DISEGNARE UN GOVERNO SOCIETARIO SU MISURA - "GENIALE" IL TITOLO DE "LA STAMPA": "EXOR SEMPLIFICA..."

Condividi questo articolo


Sara Bennewitz per “la Repubblica”

 

john elkann andrea agnelli john elkann andrea agnelli

Non è solo merito della «vennootschapsbelasting», una sorta di scioglilingua che in olandese significa «imposta sul reddito delle imprese». L’aspetto fiscale è uno fra quelli che spingono sempre più società europee a battere bandiera olandese, ma ad attirarle tra l’Aja ed Amsterdam sono anche altre caratteristiche di quel sistema: dalla possibilità di disegnare un governo societario su misura per ogni esigenza, fino a un funzionamento da Formula 1 del sistema amministrativo e giudiziario.

MARCHIONNE BORSA FCA MARCHIONNE BORSA FCA

 

In Olanda l’aliquota media sulle imprese è del 25%. Meno di quanto paga oggi Exor in Italia - visto che l’imposizione media da noi è del 27,5% - ma più di quanto avrebbe pagato l’anno prossimo, visto che nel 2017 la stessa aliquota dovrebbe scendere al 24.

 

Un vantaggio non enorme, dunque, al quale bisogna però aggiungere altri dati decisamente positivi per chi sceglie di spostarsi in quel Paese: intanto in Olanda è sconosciuta quell’Irap che da noi pesa il 3,9% del fatturato e porta l’imposizione complessiva oltre il 31%; e poi alcune operazioni caratteristiche di una holding, come la vendita di una partecipazione con la relativa plusvalenza, sotto le Alpi pagano un’imposta del 5% mentre tra i polder non hanno imposizione.

 

john elkann john elkann

«Ma il sistema olandese è vantaggioso anche perché offre una serie di servizi e garanzie, tra cui la certezza del diritto, la semplicità del sistema normativo e la velocità dei tempi della giustizia, che lo rendono molto interessante non solo sotto l’aspetto fiscale», spiega Stefano Simontacchi, esperto di diritto tributario e partner dello studio Bonelli Erede che l’Olanda la conoscebene, anche perché da sedici anni ha una cattedra di Diritto tributario internazionale all’Università di Leida.

 

E in effetti negli ultimi anni le società che hanno trovato una seconda vita olandese sono spuntate - è il caso di dirlo - come tulipani. L’hanno scelta colossi del largo consumo come Unilever e Nestlé, ma anche l’europeissima Airbus, attirati anche dalla possibilità di emettere azioni «di fedeltà », con diritti di voto che si moltiplicano a seconda del periodo per cui sono stati tenuti i titoli: in questo modo Exor si è già assicurata un saldo controllo di Fca, e alla stessa maniera gli Agnelli potranno in futuro rafforzare il controllo sulla finanziaria.

 

FCA FCA

Altri vantaggi? «Faccio un esempio concreto - spiega ancora Simontacchi -. Se sei una holding con diverse partecipate in tutto il mondo avere la sede in Olanda ti aiuta perché hai un regime agevolato sulla doppia tassazione, ad esempio per i dividendi e le royalties di una controllata in Cina. Ma hai un vantaggio anche grazie ai trattati bilaterali sugli investimenti che ha stipulato con molti Paesi: se si verifica un problema che deve essere risolto è chiaro fin da subito qual è il foro di competenza e quindi qual è la norma a cui fare riferimento per stabilire chi ha ragione. E ad esempio sulla giustizia tributaria in Olanda si arriva a una sentenza definitiva in tre anni, mentre in Italia ce ne vogliono dieci».

 

TRIBUNALE TRIBUNALE

Anche per questo l’Aja figura in fondo alla lista dei Paesi con maggiore incertezza fiscale, una classifica al contrario dove i peggiori stanno in testa e i più virtuosi in coda. Uno studio presentato dieci giorni fa da Giorgia Maffini dell’Ocse indica l’India come il Paese da incubo per avere a che fare con la macchina fiscale e la sua incertezza, seguita da Brasile e Russia. L’Italia è al sesto posto, mentre l’Olanda veleggia gloriosa in ventunesima posizione. Meglio di lei fa solo la Svizzera.

 

L’effetto Brexit porterà molte novità anche nella concorrenza, non solo fiscale, per attrarre le imprese straniere. Proprio l’Olanda - che peraltro è tra i Paesi più desiderosi di uscire dall’Unione europea - potrebbe avere nell’immediato forti benefici dalla scelta di Londra. L’Italia, che pure si è mossa con la legislazione sul “patent box”, i brevetti, rischia invece di perdere ancora pezzi del suo sistema industriale e finanziario. La Whirlpool, che di recente ha acquisito Indesit - ad esempio - secondo alcune fonti starebbe meditando anch’essa una mossa «olandese».

 

tasse tasse

E la speranza di creare in Europa un piano di gioco piatto dal unto i vista fiscale pare destinata a restare per l’appunto una speranza. «La storia non mi rende molto ottimista sulla possibilità che i governi europei si mettano d’accordo sulle aliquote. Se ne parla già dagli anni ‘60. La proposta al momento in discussione di avere un’unica base consolidata per tutta l’Unione Europea sarebbe un passo avanti, ma è difficile immaginare che sia realizzabile politicamente », commenta Micheal Devereux, professore che si occupa di tassazione delle imprese alla Saïd Business School dell’Università di Oxford. Fino ad allora sarà più facile e conveniente affidarsi alla «vennootschapsbelasting ».

LOGO EXOR LOGO EXOR

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…