1. CHI VUOLE CONOSCERE MONTEZEMOLO DEVE LEGGERE QUESTA “ODIOGRAFIA” CHE GLI DEDICA IL SUO COMPAGNO DI LICEO ALBERTO STATERA: “L’AVVOCATINO DI PANNA MONTATA” 2. “DALLE CORSE A VALLELUNGA SU AUTO TRUCCATE ALLA FERRARI, DA TUTTOFARE DI AGNELLI A PRESIDENTE DELLA FIAT, DA TANGENTARO A FUSTIGATORE DEI COSTUMI NAZIONALI” 3. E POI ANCORA: “DA PESSIMO GIOCATORE DI CALCETTO A VICEPRESIDENTE DELLA JUVENTUS, DA PRESIDENTE DELLA CONFINDUSTRIA A IMPRENDITORE CON SCARSA FORTUNA” 4. “CAPITALISMO DI RELAZIONE, FAMILISMO AMORALE, PERSINO PROLETARIATO DEGLI “AGGANCI”. L’AVVOCATO LO PERDONAVA SEMPRE, PER LE MAZZETTE COME PER IL NAUFRAGIO DELLA RCS-VIDEO. COME PERALTRO NAUFRAGÒ LA ‘DISCESA’ IN POLITICA, MAI ARRIVATA” 5. “LUCA ORA SA CHE NON SARÀ L’UOMO DELLA PROVVIDENZA. SE GLI ARABI LO SCEGLIERANNO ALLA PRESIDENZA “DI CAMPANELLO” DI ALITALIA FARANNO UN VERO AFFARE”

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Foto di apertura di Alessio Mamo, http://www.alessiomamo.com/

 

Alberto Statera per “il Venerdì - Repubblica

 

Alberto Statera Alberto Statera

     Lo chiamavamo “Spigolo” per quanto era ossuto al Liceo Ginnasio Mameli, Roma Parioli, che frequentò per qualche tempo agli inizi degli anni Sessanta. Ma mai nomignolo di gioventù fu meno azzeccato per Luca Cordero di Montezemolo,  l'incarnazione del “morbido”, il perfetto “concavo”, l'opposto del “convesso”, che nel mezzo secolo successivo ha ricoperto tutti i ruoli umanamente possibili, una specie di  ircocervo, il mitico animale mutante che in natura non esiste.

 

selvaggia lucarelli si chiede perche montezemolo non cambia la sua tinta color mais selvaggia lucarelli si chiede perche montezemolo non cambia la sua tinta color mais

Di nomignoli ne ha accumulati a dozzine, ma in fondo nessuno illustra le qualità e i difetti dell'uomo che traversò indenne ogni più piccola porzione della vita pubblica d'Italia: dal circuito di corse a Vallelunga a bordo di utilitarie truccate fino alla Ferrari vittoriosa nel mondo, da accompagnatore tuttofare di Gianni Agnelli a presidente della Fiat, da tangentaro a fustigatore dei corrotti costumi nazionali, da pessimo giocatore di calcetto a vicepresidente della Juventus, da navigatore esperto di tutte le repubbliche a eterno politico in pectore, da presidente della Confindustria a imprenditore con scarsa fortuna, da sinistra a destra a destra e poi di nuovo sinistra, in un infinito crescendo rossiniano di ruoli che ne fa l'impareggiabile genio italico dei “tessitori di relazioni” in un'Italia piantata proprio sulla forza invincibile delle relazioni.

Montezemolo Montezemolo

 

Capitalismo di relazione, familismo amorale, persino proletariato degli “agganci”. Altro che “Libera e bella” (meglio “Montezuma”, coniato da Susanna Agnelli), ulteriore nomignolo subito per anni a causa del ciuffo fintamente ribelle, che non coglieva affatto la specialità del prototipo montezemoliano.

MONTEZEMOLO BAHREIN MONTEZEMOLO BAHREIN

 

Per cui non vi aspettate da noi (purtroppo per ragioni anagrafiche eravamo allora al Mameli) una condanna senza appello dell'uomo che, nato di limitate fortune, ha frequentato donne bellissime, calcato salotti internazionali blindati ai più ed è diventato ricco a molte decine di milioni di euro (o centinaia?) suscitando l'invidia borghese dei compagnucci dei Parioli, tutti professioni e “Voglio ma non posso” coltivato nei circoli sul Tevere del cosiddetto generone romano.

 

Sapete perché? Perché la caduta di Luca, che  s'adonta se a 68 anni lo chiamano ancora Luchino, forse è in fondo per chi cerca di analizzare la società in cui vive, la fine di un'epoca, quella che ha visto funzionare il cosiddetto'”ascensore sociale” solo per quei pochi che partivano già dall'ultimo piano, quello subito sotto l'attico.

MONTEZEMOLO BAHREIN MONTEZEMOLO BAHREIN

 

La famiglia Cordero di Montezemolo, pur con limitate risorse, veniva dall'entourage dei Savoia e se giovanetto Luca non avesse fatto le corse in Fiat 500 con Cristiano Rattazzi, figlio di Suni Agnelli, forse non sarebbe mai entrato nell'affetto sconfinato di Gianni Agnelli, nuovo re d'Italia alla caduta della monarchia, il cui figlio maschio morto suicida era all'opposto della joie de vivre di Luca.

 

Sarebbe stato magari una semplice copia di Giovanni Malagò, il concessionario romano di Ferrari e Maserati, suo grande amico, grande tombeur des femmes, che l'anno scorso ha fatto carte false per diventare presidente del Coni. Per la serie, come direbbe il Razzi di Crozza: “Senti a me, fatti furbo...”.

LUCA DI MONTEZEMOLO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI BISIGNANI NELL OTTANTOTTO LUCA DI MONTEZEMOLO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI BISIGNANI NELL OTTANTOTTO

 

Vi risparmieremo l'ulteriore anedottica sulla luminosa prima giovinezza di un capo, assai frequentata dalle cronache di questi giorni, per darvi un piccolo collage di eventi poco noti, ma utili a capire il tratto diciamo epocale della caduta (momentanea ?) di Luca, ad opera di Sergio Marchionne e di quel che resta della famiglia Agnelli, che da quarant'anni lo aveva adottato senza riserve.

 

Scena prima: sono gli anni Settanta, Gianni Agnelli s'invaghisce della splendida attrice Rossana Podestà e la invita a cena, ma manda in avanscoperta il giovane Luca al ristorante “Il Passetto”, vicino al Senato, dove spesso mangiava anche Craxi con la sua corte di nani e ballerine.

 

Luca Cordero di Montezemolo Luca Cordero di Montezemolo

I due commensali entrano dal retro, ma il super-fotografo Umberto Pizzi, che già presidiava Roma, li becca. La mattina dopo lo chiama Montezemolo che vuole comprare le foto, poi vendute a  prezzo di mercato a un giornaletto che mai le pubblicherà. Per carità, l'episodio non fa giustizia su Luca, che è uomo intelligente, simpatico, intuitivo e abile, come poi nella sua vita ha dimostrato un'infinità di volte, non solo con le vittorie della Ferrari e con la procellosa navigazione alla presidenza della Confindustria, dopo che Berlusconi a Vicenza nel 2006 lo aveva messo in mora di fronte al popolo degli imprenditori.

pig04 montezemolo lupo rattazzi pig04 montezemolo lupo rattazzi

 

Ma se si vuole capire davvero l'indole di un uomo pur dotato di grandi qualità, bisogna guardare un po' anche negli angoletti bui. Come quello del libro “svuotato” di Enzo Biagi. Svuotato per nascondere all'interno della copertina rigida i contanti. Luca non era ancora molto ricco, dato il tenore principesco di vita (era l'unico che d'estate a Lavinio si presentava in motoscafo per caricare le sorelle Carnacina). 

 

PIERFERDINANDO CASINI GIOVANNI MALAGO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO PIERFERDINANDO CASINI GIOVANNI MALAGO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

Così, per arrotondare lo stipendio da responsabile delle Relazioni Esterne della Fiat, accetta le lusinghe del finanziere Gianfranco Maiocco, foraggiatore dei partiti politici, soprattutto dei socialisti. Come andò lo racconta lui stesso al giudice istruttore Giangiacomo Sandrelli: ”Fu nel corso del 1978 che Maiocco mi invitò ad accettare da lui del denaro. Il discorso fu nel senso di una riconoscenza a me per quanto avevo fatto (presentargli personaggi importanti in Fiat e fuori-ndr). Io rammento con precisione due versamenti, uno di cinquanta milioni circa e un altro di trenta milioni (lire-ndr). Il primo fu sicuramente effettuato in contanti (la consegna avvenne in un libro vuoto, se ben ricordo di Biagi), il secondo quasi certamente in contanti”.

vel43 malago montezemolo vel43 malago montezemolo

 

A dir poco, un bel gruzzoletto negli anni Settanta per cominciare a diventare ricchi. Luca portò a sua discolpa l'ingenuità della giovane età e l'Avvocato, come sempre, lo perdonò mandandolo alla Cinzano, un'azienda controllata allora dalla Fiat.

 

Ma non Cesare Romiti che dichiarerà pubblicamente: ”Abbiamo pescato in Fiat un paio di persone che prendevano denaro per presentare qualcuno all'Avvocato. Uno dei due l'abbiamo mandato in galera, l'altro alla Cinzano”. L'ostilità di Romiti verso Montezemolo non cesserà mai, tanto che anni dopo il sottoscritto, nell'ufficio romano della Fiat, assistette sconcertato a un vero e proprio terribile “cazziatone”, che Luca, serafico, assorbì con un incredibile aplomb.

MONTEZEMOLO E MARCHIONNE ALLA FERRARI MONTEZEMOLO E MARCHIONNE ALLA FERRARI

 

CESARE ROMITI CESARE ROMITI

Come aveva assorbito anni prima il “dubbio amletico” di Bettino Craxi, che in una cena a casa della cantante Caterina Caselli aveva chiesto a Romiti, presenti Luca e Berlusconi:”Senta Romiti, lei mi deve dire una cosa: ma tra questi due chi è il più bugiardo ?” E Romiti: “ Concordo con lei  che sono due grandi bugiardi, ma se proviamo a tirare una moneta in aria sono sicuro che cadendo rimarrebbe dritta”.

 

umberto agnelli MONTEZEMOLO umberto agnelli MONTEZEMOLO

L'Avvocato perdona sempre Montezemolo non solo per il libro vuoto di Biagi, ma anche per il fallimento alla vicepresidenza operativa della Juventus e per il naufragio della Rcs-Video, non rinnegandogli mai l'affetto quasi paterno, anche se ripeteva spesso: “Adesso voglio vedere cosa farà Luca da grande”.

 

Luca, da grande, alla morte dell'Avvocato e del fratello Umberto, prese il suo posto a presidente della Fiat per la volontà della famiglia residuale, finché il ciclone Marchionne non lo travolse, fino a licenziarlo anche dalla Ferrari in pubblico, come è avvenuto pochi giorni fa al workshop dei poteri forti morenti – se non già sotterrati - che si svolge ogni anno in quel di Cernobbio, a perpetua conferma della rendita di posizione del signor Ambrosetti – tipo quella di Luca che lucrava sulla presentazione di improbabili imprenditori all'Avvocato -  il quale offre a caro prezzo una passerella per supermanager provinciali. 

montezemolo agnelli montezemolo agnelli

 

Come per niente affatto è Luca di Montezemolo, che mondato di tutti i peccati  dal defunto re capitalista, quasi settantenne conserva la sua vitalità indefessa, che lo portò alla presidenza della Confindustria a dispetto di Romiti, a farsi imprenditore (di scarso successo) prima alla poltrona Frau e ai profumi, poi alla NTV, la compagnia di treni privati che doveva far dimenticare l'Italia dei monopoli assistiti, ma che non è riuscita a decollare, impiombata anche da  manager non indiscutibili, ma amici o amici degli amici.

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Come peraltro non decollò la “discesa” in politica, annunciata come un noiosissimo mantra per anni e anni e diventata la ripetitiva “discesina” di Luca, mai veramente attuata, se non con l'esperienza più o meno fallimentare di “Italia Futura”. Ma come fai a contabilizzare tra i fallimenti la convinzione di uno che come Luca ha visto realizzarsi tutto nella vita, al di là di ogni reale concezione meritocratica, e che alla fine si era persino convinto che poteva fare il nuovo Berlusconi del prossimo ventennio ?

agnelli rossana podesta montezemolo02 agnelli rossana podesta montezemolo02

 

Forse con Matteo Renzi, che ha quasi la metà dei suoi anni, le velleità montezemoliane si sono ammorbidite. Luca ora sa che non sarà lui l'uomo della provvidenza, né, tantomeno, lo sarà il suo amico Corrado Passera. Al massimo, il nuovo partito Italia Unica, lo chiameranno Italia doppia, Corrado e lui. Ma se gli arabi lo vorranno alla presidenza non operativa (una volta si diceva “di campanello”) dell'Alitalia, crediamo che faranno un vero affare con l' ”avvocatino di panna montata”, tardo successore dell'”Avvocato di panna montata” raccontato tanti anni fa da Eugenio Scalfari.

Corrado Passera, Giovanna Salza, Luca Montezemolo Corrado Passera, Giovanna Salza, Luca Montezemolo

agnelli rossana podesta montezemolo01 agnelli rossana podesta montezemolo01

 

a.statera@repubblica.it 

 

montezemolo ad abu dhabi con Khaldoo Al Mubarak montezemolo ad abu dhabi con Khaldoo Al Mubarak

 

 

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